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DEF 2019: cuneo fiscale e contributivo da ridurre

La pressione fiscale in Italia si attesta oggi al 42,1% del PIL, il cuneo fiscale è 10 punti oltre la media europea e il tax burden totale di quasi 25 punti superiore. Occorre allora virare verso una fiscalità che tenga conto delle caratteristiche dimensionali delle imprese e che consenta una riduzione del cuneo fiscale. Occorre poi rendere strutturale la detassazione degli aumenti retributivi definiti a livello di contrattazione nazionale. Sono alcuni dei rilievi emersi nel corso delle audizioni preliminari sul DEF 2019, avviate in Senato dinanzi alle Commissioni Bilancio congiunte.

Al via in Senato le audizioni preliminari sul DEF, dinanzi alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Come incipit va ricordato come il Ministro Tria nel corso di alcune interviste ha negato la possibilità di una manovra correttiva per quest’anno e manifestato parere negativo sulla ipotesi di una patrimoniale. È invece forte l’attenzione per la flat tax, purchè rispettando criteri di progressività coerentemente con i principi costituzionali.

Il messaggio che si è voluto dare con il DEF è di stabilità, ha sottolineato, rappresentandosi un quadro macro completamente condiviso con le principali organizzazioni internazionali.

Con riferimento alle clausole di salvaguardia il Ministro ha espresso il convincimento che si troverà una soluzione bilanciata, riformando il sistema fiscale preservando la progressività, considerando i nostri vincoli di bilancio.

Si apprende poi da fonti comunitarie, che sottolineano come le posizioni di Roma e Bruxelles sono oggi più vicine, come la notifica formale del DEF all’UE è attesa in settimana e che - salvo confermare la sua ricezione - Bruxelles non dovrebbe reagire nell’immediato al documento.

La prima reazione ufficiale della Commissione europea dovrebbe essere pubblicata martedì 7 maggio con le previsioni di primavera

Va scongiurato l’aumento dell’IVA e ridotto il cuneo fiscale

Nella propria audizione Confapi ha espresso preoccupazione poichè il rallentamento economico ha ridisegnato le stime di crescita del prossimo triennio e ha costretto il Governo a rivedere e rallentare la messa in opera di misure che da subito avrebbero potuto dare slancio alla nostra economia.

Si sottolinea ancora come vadano scongiurati gli aumenti dell’IVA che minerebbero ulteriormente la competitività delle imprese, determinando una contrazione dei consumi e una diminuzione importante della domanda interna, con conseguenze altrettanto negative sull'intero sistema economico produttivo.

Confapi ha inoltre segnalato, come forte freno alla competitività, che la pressione fiscale in Italia si attesta oggi al 42,1% del PIL, il cuneo fiscale è 10 punti oltre la media europea e il tax burden totale di quasi 25 punti superiore. Occorre allora virare verso una fiscalità che tenga conto delle caratteristiche dimensionali delle imprese e che consenta una riduzione del cuneo fiscale.

Occorre poi rendere strutturale la detassazione degli aumenti retributivi definiti a livello di contrattazione nazionale. Sempre in ottica fiscale si rimarca come l'introduzione della cosiddetta mini IRES rappresenti una misura condivisibile in quanto introduce un meccanismo semplice e immediato e, come tale, utile anche alle PMI.

Per il rilancio del Paese si considera poi prioritario il rilancio delle infrastrutture.

Sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale e contributivo concorda anche Alleanza delle Cooperative italiane che condivide poi la conferma del sostegno ai ceti più deboli, la volontà di procedere con l'alleggerimento della pressione fiscale, la promozione degli investimenti pubblici, il recupero di alcune misure di sostegno alle imprese risalenti al pacchetto Industria 4.0 e la promessa di destinazione a favore del Mezzogiorno di un volume complessivo di stanziamenti proporzionale alla popolazione di riferimento.

Gli squilibri territoriali

Lo Svimez sottolinea invece la “mancanza di una strategia specifica per il Mezzogiorno". Secondo l'associazione "solo un massiccio rilancio degli investimenti pubblici, soprattutto nel Mezzogiorno, può attivare un moltiplicatore del tasso di sviluppo in grado di garantire la sostenibilità del quadro finanziario nazionale. E da questo punto di vista, non appare corrispondere al necessario rilancio della domanda interna la previsione di una tassa piatta sui redditi da lavoro che, al di là dell'impatto sui conti pubblici, avrebbe una ricaduta territoriale fortemente asimmetrica, a svantaggio del Mezzogiorno, l'area con redditi più bassi e dove una politica attiva di sviluppo dovrebbe cercare di attivare il maggior potenziale di crescita”.

Occorre una visione di lungo periodo per le politiche agricole

Confagricoltura lamenta l’assenza di una visione di lungo periodo che riguarda il settore agricolo e il suo legame con i settori vicini e sottolinea la necessità di concentrarsi sui temi dell’internazionalizzazione e degli investimenti.

L’auspicio espresso è quello di uscire dalla logica emergenziale per entrare in un percorso e un tragitto di politica economica agricola.

La Cia - nell’apprezzare alcuni profili del DEF che vengono guardati con interesse - sottolinea la necessità di proseguire lungo il percorso del ricambio generazionale. Altro tema che la Cia ritiene prioritario è quello della semplificazione burocratica in modo selettivo per preservare la sicurezza del nostro made in Italy.

Occorre poi ripensare gli strumenti di cui siamo dotati per affrontare il cambiamento climatico, In particolare le assicurazioni che, come sono concepite attualmente, “non sempre sono in grado di rispondere alle esigenze”.

Il fondo di solidarietà nazionale, messo in campo per aiutare le aziende in difficoltà, costringe ogni anno a “inseguire le risorse per andare a coprire i danni degli anni precedenti. Bisogna affrontare la situazione in modo strutturale”.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2019/04/16/def-2019-cuneo-fiscale-contributivo-ridurre

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