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Assegno per la formazione e il lavoro. Per l’INPS maggiori responsabilità, anche digitali

Il decreto Lavoro ha aperto la fase diretta all’attuazione delle due nuove misure in cui è stato sdoppiato il reddito di cittadinanza: l’assegno a supporto per la formazione e il lavoro e l’assegno di inclusione. Per garantirne la piena operatività e facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, è essenziale disporre di uno strumento informatico unico, per far dialogare i soggetti, pubblici e privati, che partecipano al servizio di collocamento. Ecco che nasce il SIISL, sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa, collocato nel potente sistema informatico dell’INPS, in cui confluiranno le operazioni rivolte all’incremento della professionalità o alla ricerca di un lavoro. Anche per i beneficiari dell’assegno di inclusione si prevede l’attivazione, da gennaio 2024, di un percorso analogo. Un passo avanti per le politiche attive per il lavoro! Attenzione, però: l’incontro tra domanda e offerta solo raramente può avvenire in maniera automatica. Resta importante il ruolo di chi deve profilare correttamente le competenze individuali, ma soprattutto individuare percorsi capaci di attrarre veramente verso un’occupazione di qualità i tanti disoccupati italiani.

Il reddito di cittadinanza, introdotto all’inizio del 2019, si conferma come la misura di maggiore interesse per il Governo, che ha compreso come si tratti di un tema assolutamente centrale nel panorama politico e sociale italiano, sia per il numero dei soggetti coinvolti, sia per la possibilità di modifiche profonde alla condizione individuale di quanti vengono a beneficiarne. A seguito dell’emanazione del decreto Lavoro (D.L. 4 maggio 2023, n. 48, “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro”), che attende di essere convertito in legge dal Parlamento, si è aperta la fase diretta all’attuazione delle due nuove misure in cui è stato sdoppiato il reddito di cittadinanza. Infatti, tenendo conto della concreta possibilità di trovare impiego in tempi brevi, la misura del 2019 è stata trasformata in un “assegno a supporto per la formazione e il lavoro”, mentre un “assegno di inclusione”, viene previsto per le famiglie che versano in situazioni di marginalità sociale. L’esperienza internazionale insegna che, perché le misure a carattere universale funzionino, devono collegarsi, in prospettiva di successione temporale, ai sistemi previdenziali che assicurano i lavoratori contro la disoccupazione e, quindi, per quanto riguarda l’ordinamento italiano, alle indennità di disoccupazione, corrisposte dall’INPS, in forza della contribuzione che viene accantonata dalle imprese e dai lavoratori stessi mediante i prelievi sulle retribuzioni mensili (si tratta della NaSpI, per tutti i lavoratori subordinati, e della DIS-COLL per i collaboratori). Al contempo, deve essere altresì previsto un raccordo con il sistema del collocamento pubblico, creando un percorso assistito di accompagnamento del disoccupato al lavoro. Su quest’ultimo versante, stanno finalmente giungendo a maturazione le politiche di riforma dei servizi pubblici per l’impiego che si sono intraprese alla fine del secolo scorso. Con il D.Lgs. n. 105/2015, all’interno della riforma del Jobs Act, infatti, si è regolato in maniera minuziosa l’accesso dell’utente al servizio pubblico, mediante innanzitutto la registrazione sul sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (SIUPOL: art. 13, D.Lgs. n. 150/2015). È in quel momento che il soggetto (salvo che non si sia già rivolto all’INPS per la richiesta di NaSpI) è tenuto a dichiarare la propria immediata disponibilità al lavoro, rispondendo ad un questionario, che consente di attribuirgli in via automatica una prima profilatura. A questa prima fase, ne segue una successiva, nella quale sono chiamati ad operare i centri per l’impiego (e le agenzie private accreditate) al fine di verificare in concreto quali siano le possibilità di immediata ricollocazione del soggetto, individuando eventualmente un percorso di aggiornamento o di riqualificazione professionale. Nei casi nei quali le possibilità di trovare un nuovo lavoro in tempi brevi appaiono remote, invece, si ipotizza un percorso più complesso che può finire per interessare anche i servizi sociali. Appare evidente come, al fine di garantire la piena operatività del sistema, cui spetta il compito di facilitare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro, sia essenziale la predisposizione di uno strumento informatico, unico per tutta la Penisola e capace di far dialogare fra loro tutti i numerosi soggetti, pubblici e privati, che partecipano al servizio del collocamento. Ricapitolando: a seguito della riforma del 2015 è stata istituita una piattaforma unica, il sistema informativo unitario delle politiche del lavoro - SIUPOL, articolata in un nodo nazionale e in nodi regionali, e finalizzata ad incorporare tutte le banche dati già esistenti e cioè: l’elenco nazionale dei lavoratori che percepiscono ammortizzatori sociali (creato nel 2012); tutte le comunicazioni obbligatorie per legge in caso di instaurazione e cessazione di un rapporto, i dati di gestione dei servizi per l’impiego, nonché il sistema della formazione professionale. In questo modo, ogni volta che uno degli enti che partecipa al sistema (centri per l’impiego, operatori privati accreditati, enti previdenziali o formativi etc.) si trova dinnanzi ad un disoccupato, dovrebbe avere una visione completa, come se potesse consultare un “fascicolo elettronico” che riassuma la storia formativa, lavorativa, previdenziale e contributiva di ogni lavoratore. Per consentire, poi, che questo sistema interagisca anche con quel versante delle politiche attive, che riguarda i soggetti che percepiscono il reddito di cittadinanza, già l’art. 6, comma 2, del D.L. n. 4/2019 aveva dato vita ad una piattaforma digitale chiamata a collegarsi al SIUPOL. L’art. 5 del recentissimo D.L. 4 maggio 2023, n. 48 viene ora a riformare questo strumento, collocandolo nell’ambito del potente sistema informatico dell’INPS e ribattezzandolo “Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa” - SIISL. La scelta di coinvolgere l’INPS si deve soprattutto a motivi tecnici, poiché è uno degli enti previdenziali più grandi in Europa, venendo di fatto a gestire un numero di “posizioni” individuali quasi pari al totale della popolazione. Si pensi, infatti, che l’INPS custodisce, già adesso, i dati dei lavoratori pubblici e privati, di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori agricoli, di alcune categorie di lavoratori autonomi, dei percettori delle pensioni di reversibilità e di tutti i soggetti che hanno diritto a trattamenti assistenziali a ragione di handicap o malattia grave. In questo modo, chi vorrà accedere al “supporto per la formazione e il lavoro” dovrà presentare domanda in via telematica all’INPS e, dopo una prima verifica dei requisiti, sarà invitato a iscriversi proprio al SIISL, o in autonomia, o anche recandosi presso un centro per l’impiego, o presso un patronato, o un centro di assistenza fiscale (ma sempre e soltanto on-line). La sequenza procedurale sarà in sostanza la medesima che è richiesta ad ogni disoccupato che gode della NASpI e che prima si è ricordata: sarà necessario dichiarare la propria immediata disponibilità al lavoro e autorizzare la trasmissione dei propri dati ai centri per l’impiego, alle agenzie per il lavoro e agli intermediari autorizzati, oltre che ai servizi per il lavoro accreditati. Se necessario, a questa prima profilazione quantitativa (chiamata “patto di attivazione digitale”), farà seguito una seconda valutazione, operata dai centri per l’impiego pubblico o dalle agenzie private, finalizzata ad arrivare ad un “patto di servizio” personalizzato, grazie al quale potrà individuarsi un percorso più aderente alle competenze acquisite e alle aspirazioni individuali di ognuno. Sulla piattaforma confluiranno, quindi, tutte le operazioni rivolte all’incremento della professionalità o alla ricerca di un lavoro, provvedendosi così ad un aggiornamento periodico (e in certi casi costante). Anche per i beneficiari dell’assegno di inclusione si prevede l’attivazione, da gennaio 2024, di un percorso analogo, anche se in quel caso potranno essere coinvolti anche i servizi dei Comuni, per quei profili che attengono al contrasto alla marginalità sociale (si pensi all’evasione dell’obbligo scolastico da parte dei minori o alle situazioni di più grave degrado, dovuto a solitudine, malattia cronica o a forme di dipendenza). Va da sé che con la creazione e lo sviluppo di una piattaforma unica anche per i trattamenti assistenziali, le politiche per il lavoro fanno finalmente registrare quel passo in avanti che si attendeva da due decenni: resta evidente, però, che l’incontro tra domanda e offerta di lavoro solo raramente può avvenire in maniera automatica. Pertanto, resta ancora importante il ruolo affidato ai singoli operatori, chiamati a profilare correttamente le competenze individuali, ma soprattutto ad individuare percorsi capaci di attrarre veramente verso un’occupazione di qualità i tanti disoccupati italiani. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/06/10/assegno-formazione-lavoro-inps-maggiori-responsabilita-digitali

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