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Smart contract nei servizi bancari finanziari e assicurativi: documento di ricerca in pubblica consultazione

La Banca d'Italia, l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l'Università degli Studi Roma Tre hanno sottoscritto lo scorso ottobre un protocollo di intesa per condurre un'attività di ricerca sugli smart contract utilizzati nell'erogazione dei servizi bancari, finanziari e assicurativi. Fino al 20 luglio, sul sito web di Banca d’Italia, è in pubblica consultazione il primo documento attinente alla prima fase della ricerca. La seconda fase del progetto si focalizzerà sulla definizione delle migliori prassi per gli smart contract più comunemente applicati nei settori bancario, finanziario e assicurativo. Gli smart contract sono uno strumento che insiste su una tecnologia a registro distribuito e che permette di soddisfare condizioni contrattuali comuni minimizzando il rischio di inadempimento e limitando il ricorso solo a intermediari fidati.

La Banca d'Italia, l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l'Università degli Studi Roma Tre, hanno sottoscritto lo scorso ottobre un protocollo di intesa (Memorandum of Understanding - MoU) per condurre un'attività di ricerca sugli smart contract utilizzati nell'erogazione dei servizi bancari, finanziari e assicurativi. Il percorso di ricerca è articolato in due fasi. Attualmente, la prima fase è in fase di completamento e si concentra sulla definizione delle caratteristiche delle blockchain e degli smart contract eseguiti su di esse. La seconda fase, ancora da avviare, si concentrerà sulla definizione delle migliori prassi per gli smart contract più comunemente applicati nei settori bancario, finanziario e assicurativo.

Viene ora posto in pubblica consultazione fino al prossimo 20 luglio il documento di lavoro relativo alla prima fase del progetto.
Cosa si intende per smart contract Gli smart contract rappresentano ad oggi l’applicazione più nota della tecnologia a registro distribuito, unitamente alle criptovalute e alla tokenizzazione di asset, intesa come rappresentazione di asset reali sotto forma di token digitali emessi sulla blockchain, che ne rappresentano il valore economico intrinseco e i diritti di possesso. Come viene riportato nel documento in consultazione il primo a teorizzare la progettazione di smart contract, prima ancora dell’avvento della tecnologia blockchain, è stato l’informatico e crittografo statunitense Nick Szabo agli inizi degli anni novanta, con lo scopo di soddisfare condizioni contrattuali comuni (esempio: termini di pagamento, diritti, riservatezza), minimizzare il rischio di inadempimento, limitare il ricorso a intermediari fidati o a meccanismi di enforcement tradizionali. Secondo questo schema originario, gli smart contract consentono di ridurre, o addirittura eliminare, i costi eventualmente connessi. Questa idea è stata tradotta in concreto per la prima volta nel sistema basato su un registro distribuito. Questo ha permesso agli sviluppatori di interagire con smart contract per realizzare applicazioni eseguite in maniera decentralizzata, direttamente sulla tecnologia blockchain. Nello studio ci si focalizza in particolare sulle due accezioni di smart contract, vale a dire smart contract code, ovvero di un programma software che viene memorizzato, verificato ed eseguito su una blockchain1 o, più in generale, su un registro distribuito (Distributed Ledger Technology o DLT2), e di smart legal contract, ovvero di uno strumento che insiste sulla tecnologia a registro distribuito per articolare, verificare e applicare un accordo tra le parti. Qual è l’obiettivo dell’indagine Il lavoro posto in consultazione si propone di evidenziare le questioni che gli smart contract pongono sul piano sia giuridico sia tecnico, con l’obiettivo di indicare, in una seconda fase, linee guida deducibili dalla migliore prassi. Con riferimento allo smart contract code, l’indagine verte sulle caratteristiche tecniche sia del linguaggio codice utilizzato sia della blockchain su cui opera. Con riferimento allo smart legal contract, invece, l’indagine ha per oggetto l’idoneità dello smart contract a consentire alle parti di un contratto di negoziarlo, stipularlo ed eseguirlo sulla blockchain. Come è strutturato il documento di ricerca sugli smart contract Il documento è strutturato in due parti, divise in Sezioni. In primo luogo, si illustrano i principali profili giuridici affrontati dalla dottrina italiana e straniera in relazione all’utilizzo degli smart contract, qualificati secondo la classificazione comunemente utilizzata di smart contract e smart legal contract. Sulla base delle fonti normative esistenti, nell’ambito dell’Unione europea e nazionale si espongono le analisi condotte dalla dottrina e le soluzioni offerte. Viene ricordato a tal proposito come il legislatore dell’Unione europea ambisce a regolare gli smart contract sin dall’invito nel 2020 del Parlamento Europeo alla Commissione “a valutare lo sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie di registro distribuito, comprese le blockchain e, in particolare, gli smart contract”. Il Parlamento europeo ha riconosciuto in quell’occasione l’utilizzo degli smart contract e la mancanza, allo stato, di un quadro giuridico; ha quindi presentato proposte, tra cui la definizione di norme riguardo il loro utilizzo, la possibilità di intervenire nelle transazioni in caso di operazioni finanziarie sospette e specifiche misure di tutela per piccole e medie imprese che decidano di utilizzare tali strumenti. La risoluzione adottata dal Parlamento rientra nella Blockchain Strategy; l’Unione Europea non solo intende regolamentare i contratti automatizzati ma, riconoscendone il potenziale innovativo anche nelle transazioni online, intende supportare le imprese e le tecnologie europee nel settore. La Commissione europea ha istituito, altresì, il Progetto pilotaEuropean Blockchain Observatory and Forum’’, gestito dalla Direzione generale per le reti di comunicazione, i contenuti e la tecnologia con la finalità di accelerare lo sviluppo dell’innovazione blockchain in Europa; monitorare le iniziative blockchain in Europa; formulare raccomandazioni sul ruolo che l'UE potrebbe svolgere nella blockchain. Tra i Report prodotti dal Forum, ve n’è anche uno specifico sugli smart contract del 1° novembre 2022. In Italia, il legislatore si è dimostrato attento al fenomeno ed è intervenuto tempestivamente rispetto ad altri Paesi, avendo disciplinato parzialmente, già nel 2018, gli smart contract. Il “Decreto Semplificazioni” n. 135/2018, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12 ha infatti consentito l’utilizzo delle tecnologie a registro distribuito e delle loro applicazioni, tra cui gli smart contract, e ha configurato un framework per una regolamentazione degli effetti giuridici relativi al loro utilizzo. La normativa attribuisce all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) il compito di definire, mediante linee guida, il processo relativo alla individuazione dei requisiti per effettuare l’identificazione informatica. Per quanto ad oggi non sia ancora in vigore un intervento strutturato sul piano applicativo, un primo passo in questa direzione è stato proposto dall'AgID con la stesura di “Linee Guida per la Modellazione delle Minacce ed Individuazione delle Azioni di Mitigazione Conformi ai Principi del Secure/Privacy By Design”, e in particolare in riferimento alle “Best Practice di Secure Design per le Architetture Basate su Registri Distribuiti (DLT)”. Il documento propone poi alcuni riferimenti extra-europei nei termini ritenuti utili per la comprensione di temi aperti .Vi è poi un’analisi degli smart contract anche sul piano della tecnologia che completa la rappresentazione dei problemi sollevati dalla dottrina per individuare possibili soluzioni attraverso una configurazione specifica degli smart contract o degli smart legal contract, tenendo in debito conto, ove del caso, le caratteristiche rilevanti della tecnologia blockchain su cui insistono. L’analisi tecnica si articola quindi in due sezioni. La prima, ha ad oggetto le blockchain, la seconda gli smart contract. Quanto alla prima partendo dall’analisi dello stato dell’arte, il lavoro elenca e descrive le caratteristiche principali della tecnologia blockchain. Inoltre, in conclusione, si propone un approccio metodologico che potrebbe essere utilizzato per l’acquisizione delle informazioni necessarie per descrivere e analizzare le diverse blockchain in relazione alle caratteristiche individuate. Quanto alla seconda si sono analizzate, sul piano tecnico, le principali componenti degli smart contract, e si è condotta una prima analisi su temi quali la sicurezza e la vulnerabilità degli smart contract. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/07/10/smart-contract-servizi-bancari-finanziari-assicurativi-documento-ricerca-pubblica-consultazione

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