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Disparità retributiva di genere: l’analisi dei Consulenti del Lavoro

Dai dati esaminati nell’approfondimento di Fondazione Studi si deduce che è uno stipendio medio orario inferiore del 5% quello percepito dalle lavoratrici italiane rispetto ai colleghi uomini. Il dato Eurostat relativo al 2021 è molto chiaro: l’Italia è uno dei Paesi con il più basso Gender Pay Gap, l’indicatore calcolato sulla base dell’indagine quadriennale Structure of Earnings Survey (SES) e prodotto ogni anno dai Paesi membri dell’Unione europea per misurare il differenziale retributivo tra uomini e donne. Il GPG è calcolato come la differenza percentuale delle retribuzioni orarie di uomini e donne in rapporto a quelle degli uomini ed è un indicatore sensibile agli effetti di composizione (settore di attività economica, dimensione di impresa, professione, livello di istruzione, età, anzianità aziendale etc.).

Nell’approfondimento del 14 dicembre 2023, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro esamina il Gender Pay Gap (GPG), l’indicatore prodotto annualmente dai paesi membri dell’Ue in base a quanto previsto da un Gentlemen Agreement, per misurare il differenziale retributivo tra uomini e donne. L’indicatore è calcolato sulla base dell’indagine Structure of Earnings Survey (SES), che viene svolta ogni quattro anni, e aggiornato sfruttando informazioni annuali. Il GPG (Gender Pay Gap) è calcolato come la differenza percentuale delle retribuzioni orarie di uomini e donne in rapporto a quelle degli uomini ed è un indicatore sensibile agli effetti di composizione (settore di attività economica, dimensione di impresa, professione, livello di istruzione, età, anzianità aziendale etc.). Secondo Eurostat l’Italia è uno dei Paesi con il più basso GPG. Nel 2021, la retribuzione media oraria delle donne in Italia è del 5% inferiore rispetto a quella di un uomo. In Europa, il differenziale arriva al 13,5% e Paesi come la Francia e la Germania (che hanno livelli salariali mediamente più elevati) presentano differenziali retributivi molto più elevati. Sembrerebbe che laddove ci sia una dinamica salariale più spinta, le differenze di genere nei livelli retributivi tendano ad aumentare gap salariale è più alto tra le professioni in cui vi è una minore presenza femminile. Nel dettaglio, il gruppo dei Dirigenti mostra un valore del GPG pari al 27,3%, in corrispondenza delle retribuzioni orarie più alte, sia per le donne (33,6 euro) che per gli uomini (46,2 euro). Segue il gruppo degli Artigiani e operai specializzati (18,5%), per i quali le retribuzioni orarie sono pari a 10,1 euro per le donne e 12,4 euro per gli uomini, e quello delle Forze Armate (18,8%), con valori della retribuzione oraria pari a 15,5 euro e 19,1 euro rispettivamente. Il gruppo delle Professioni intellettuali e scientifiche, infine, si caratterizza per elevati livelli retribuitivi (secondi solo a quelli dei dirigenti, attestandosi a 22,9 euro tra le donne e a 25,6 euro tra gli uomini) e un basso livello del GPG (10,5%), ma anche per una massiccia presenza di lavoratrici donne. Nel comparto a controllo privato il GPG è pari al 17,7%, nel comparto a controllo pubblico scende al 2%. In quest’ultimo le donne sono la maggioranza e si registra anche la maggiore concentrazione di donne con elevato livello di istruzione e con più alta retribuzione oraria: le laureate hanno una retribuzione oraria di 22,6 euro, di ben 7,5 euro superiore a quella delle laureate nel comparto privato. Copyright © - Riproduzione riservata

Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, approfondimento 14/12/2023

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/12/15/disparita-retributiva-genere-analisi-consulenti-lavoro

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