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L’IA nel mondo del lavoro. Successo garantito solo dall’intelligenza umana

L’impatto dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale è e sarà potenzialmente incisivo nel mondo del lavoro. Lo dice la stessa bozza di regolamento europeo sull’IA, che lo annovera fra gli ambiti ad alto rischio. Alle decisioni automatizzate fanno riferimento le norme già contenute, in ambito nazionale, nel decreto Trasparenza, e quelle previste nella proposta di direttiva comunitaria sul lavoro su piattaforma digitale. Alcuni temi del rapporto fra IA e risorse umane sono già prevedibili con un ragionevole grado di certezza, altri meno. Ma quale sarà l’effetto dell’intelligenza artificiale sui posti di lavoro? Una perdita? Un incremento dell’occupazione? Un cambio delle prospettive complessive del mondo HR? Abbiamo, però, una certezza: siamo davanti all’ennesimo inevitabile cambiamento, che avrà successo solo se l’intelligenza umana sarà in grado di governarlo.

Il tema dell’intelligenza artificiale può essere “letto” da diversi punti di osservazione. Se si vuole affrontare con obiettività questo tema occorre rifiutare preliminarmente sia le posizioni trionfalistiche sulla potenzialità di questo strumento tecnologico, ma anche quelle aprioristicamente oppositive e negazioniste della sua rilevanza. Sempre dal punto di vista metodologico, non è utile estendere l’orizzonte di osservazione troppo avanti nel futuro, ipotizzando scenari futuristici; ci si dovrebbe, invece, limitare ad analizzare il presente ed il prossimo futuro. In ultima analisi, un approccio che abbia l’aspirazione dell’oggettività deve rapportarsi all’avvento dell’intelligenza artificiale come ad un qualunque “altro sviluppo” dell’evoluzione tecnologica, che sarà nel tempo gestito e normato dal fattore umano, e che sarà poi superato da quello successivo. La vera ed eccezionale novità, rispetto ai precedenti “salti tecnologici” è, però, rinvenibile nella circostanza che le precedenti evoluzioni erano - in una misura più o meno grande - ausiliarie alla realizzazione di processi umani, l’intelligenza artificiale comporta un output “simil-creativo” che porta con se da un lato il rischio dell’affidamento acritico da parte dell’operatore umano; dall’altro quello dell’acquisizione di un’enorme quantità di dati la cui aggregazione "buona" non è sempre verificabile. In questo contesto la vera incognita non è “se”, ma “quanto impatterà” nei diversi settori della vita umana e aziendale. Uno degli ambiti in cui l’impatto è potenzialmente più incisivo è quello delle risorse umane. La stessa bozza di regolamento europeo sull’intelligenza artificiale annovera il mondo del lavoro fra gli ambiti definiti come ad alto rischio. Alle decisioni automatizzate fanno riferimento anche le norme già contenute, in ambito nazionale, nel decreto Trasparenza, ma anche quelle previste nella proposta di direttiva comunitaria sul lavoro su piattaforma digitale. Alcuni temi del rapporto fra IA e risorse umane sono, quindi, già prevedibili con un ragionevole grado di certezza. In primo luogo, si porrà un tema di competenze del personale addetto alle mansioni HR. In questo ambito alle skills fino ad oggi richieste dovrà aggiungersi la capacità di comprendere i meccanismi che presiedono alle nuove tecnologie. L’HR non dovrà sovrapporsi alle competenze dell’IT, ma dovrà acquisire conoscenze tali da poter presidiare fattivamente i processi e non subirli passivamente. Il tutto al fine di poter esercitare consapevolmente quel ruolo di verifica e correzione ex post delle decisioni assunte in modo automatico. Connesso al tema precedente è quello dell’attribuzione delle responsabilità. Ancora una volta giocherà un ruolo determinante la presenza o meno di consapevolezza delle logiche di funzionamento dell’intelligenza artificiale. Come anticipato, il rischio in questo caso è quello dell’affidamento acritico alla decisione operata dalla IA, ma anche di possibili declini verso forme di responsabilità oggettiva delle decisioni assunte dalla macchina, responsabilità oggettiva che il nostro ordinamento tende a rifuggire ed ammettere in ambiti estremamente ristretti. L’intelligenza artificiale, per le potenzialità che essa intrinsecamente possiede, giunge ad avere una rilevanza ed incidere sui capisaldi del mondo del lavoro, anche sul concetto stesso di subordinazione. Per decenni si è considerato il concetto di subordinazione, nelle sue varie declinazioni, come legato ad una logica in cui si è in presenza di un soggetto che riceve direttive da un altro soggetto con tutto quello che da ciò consegue. L’ingresso massivo dell’intelligenza artificiale in questo “scambio diretto” che sta all’interno del concetto di subordinazione può mediare, alterando questo schema. Il lavoratore potrebbe, ed in alcuni casi ciò già accade, essere destinatario di indicazioni, esclusivamente, da parte di un sistema automatizzato, che opera con logiche autonome rispetto alla persona fisica solo sulla base dei dati raccolti e sulla base di un algoritmo i cui contenuti potrebbero essere, totalmente o parzialmente, non noti alla parte datoriale. Ancora, gli strumenti che utilizzano l’intelligenza artificiale dischiudono temi relativi alla possibilità che i processi decisionali determinino forme di discriminazione indiretta - ed il più delle volte inconsapevole - generate dalla fonte da cui alcuni dati vengono attinti, dall’aggregazione di quegli stessi dati, ma anche dalla logica di valorizzazione dei diversi elementi acquisiti. La possibilità di violazioni delle norme statutarie sul divieto di indagini sulle opinioni o sui controlli sui lavoratori diventa un rischio concreto, sebbene nemmeno voluto o ricercato dal datore di lavoro, che si affida al sistema per alcune decisioni automatizzate. Sotto questo profilo, il tema è ben noto sia nella legislazione nazionale che in quella straniera e tende a riconoscere la legittimità dell’utilizzo dello strumento tecnologico solo nella misura in cui questo sia soggetto al controllo ulteriore del soggetto umano, non lasciando, quindi, piena discrezionalità all’algoritmo. Fra i temi più dibattuti in ambito HR vi è quello dell’effetto sostitutivo dell’intelligenza artificiale e della conseguente perdita di posti di lavoro. Con riferimento a questa tematica, la storia, prima ancora delle ricerche e delle previsioni, insegna che dal punto di vista occupazionale ogni “rivoluzione tecnologica”, in un lasso di tempo più o meno ampio, si è risolta in una “operazione a saldo zero”. Se, infatti, con ragionevole certezza nei prossimi anni molte attività oggi disimpegnate dall’uomo scompariranno o si trasformeranno, ridimensionandosi perché sostituite dall’intelligenza artificiale o svolte con l’ausilio di questa, è altrettanto immaginabile che questa innovazione tecnologica genererà nuovi lavori che andranno a sostituire quelli che nelle more l’intelligenza artificiale avrà reso obsoleti. Con riferimento a questo tema, alcune ricerche hanno sostenuto che il cambiamento non comporterà alcun calo dei dati occupazionali; ma, al contrario: l’incremento della produttività conseguente alla maggiore efficienza frutto delle nuove tecnologie potrebbe determinare un incremento dell’occupazione. Su che tipo di occupazione sarà, è facilmente immaginabile che questa tenda ad escludere prestazioni a basso contenuto creativo e altamente ripetitive per le quali l’apporto dello strumento tecnologico prenderà facilmente il sopravvento. Questo nuovo scenario avrà effetti anche sulle relazioni con il sindacato. Le OOSS dovranno affrontare un’accelerazione in termini di comprensione dei fenomeni, ma anche di modelli di piattaforme rivendicative. In mancanza, il rischio sarà quello di non intercettare - così come già accade in ampi settori ad alto contenuto tecnologico - le esigenze di tutela dei lavoratori con la conseguente perdita di capacità negoziale. Al termine di questo percorso di analisi prospettica sui profili evolutivi dell’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo HR, si è indotti a ritenere che siamo innanzi all’ennesimo inevitabile cambiamento, che avrà successo solo se l’intelligenza umana sarà in grado di governarlo. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2024/02/10/ia-lavoro-successo-garantito-intelligenza-umana

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