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DEF: PIL al + 1% nel 2024 e aumento del debito pubblico

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 9 aprile 2024, ha approvato il Documento di economia e finanza. Il DEF ha una conformazione più leggera, diversa rispetto al passato, in considerazione della necessità di attendere la conclusione dell’iter di approvazione delle nuove regole di programmazione economica dell’UE, che introducono il Piano fiscale-strutturale di medio termine quale strumento per l’indicazione degli obiettivi di legislatura. Tra i dati resi noti la stima del PIL a +1% nel 2024, 2,2 nel 2025, 1,1 nel 2026 e 0,9 nel 2027. Il debito pubblico si attesta al 137,8% quest'anno, per poi aumentare al 138,9 nel 2025 e al 139,8 nel 2026. Quali sono le altre stime?

Il Consiglio dei Ministri, del 9 aprile 2024, ha approvato il Documento di Economia e Finanze (DEF) che, come aveva anticipato il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in una recente audizione sul nuovo sistema di governance europea presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha una conformazione "più leggera, diversa rispetto al passato". L’iniziativa è stata condivisa con Bruxelles alla luce del fatto che le nuove regole di governance europee sono in via di approvazione. Vengono, infatti, presentate solo le stime che discendono dal quadro economico tendenziale, in linea con quanto veniva rappresentato con la NADEF di settembre scorso, e non quelle invece di tipo programmatico che rappresentano piuttosto quelle che derivano dalle azioni che l’Esecutivo intende intraprendere. In attesa del nuovo Patto di Stabilità La decisione assunta deriva dalla volontà di attendere le linee guida della nuova Commissione UE che nascerà dopo le elezioni del prossimo mese di giugno che dovrà definire il nuovo Patto di stabilità e i relativi documenti programmatici. La riforma delle regole di bilancio europee, attualmente in corso di adozione, era stato sottolineato dal Ministro dell’Economia, richiede una attenta riflessione sugli strumenti e le procedure che sono state finora utilizzate nella programmazione e nella gestione degli aggregati di finanza pubblica. A seguito dell’accordo raggiunto nel Consiglio Ecofin dello scorso 20 dicembre, è stata avviata la procedura di “trilogo”, che coinvolge rappresentanti di Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, sulla proposta di regolamento che modifica il “braccio preventivo” del Patto di Stabilità e Crescita. La procedura si è conclusa lo scorso 10 febbraio, con un accordo politico che ha introdotto alcune modifiche alla originaria proposta di regolamento, finalizzate alla creazione di un assetto favorevole alla realizzazione della spesa per investimenti pubblici, a inserire la valutazione della dimensione sociale nell’ambito dei parametri considerati dalla Commissione nell’attività di monitoraggio, nonché a prevedere la possibilità di instaurare un dialogo con la Commissione propedeutico alla definizione della “traiettoria di riferimento” alla base dei nuovi strumenti di programmazione europea. Ad oggi si prevede che la procedura di approvazione da parte delle istituzioni europee possa chiudersi entro la metà di maggio, cui seguirà la pubblicazione dei testi definitivi nella Gazzetta Ufficiale europea entro l’inizio dell’estate. Contestualmente a questa procedura è in corso un intenso lavoro da parte dei comitati tecnici sulla definizione dei dettagli attuativi delle nuove regole. Come viene evidenziato le regole di governance in via di approvazione introducono inter alia un nuovo strumento di programmazione, il Piano fiscale-strutturale di medio termine. La definizione di questo nuovo documento di programmazione sarà incentrata su un percorso prestabilito per l’aggregato di spesa netta. Le nuove tempistiche Per quel che riguarda le tempistiche il nuovo regolamento del “braccio preventivo” stabilisce che il Piano fiscale-strutturale di medio termine dovrà essere presentato alle autorità europee entro il 30 aprile, con una cadenza allineata alla durata della legislatura nazionale, che nel nostro ordinamento è fissata in cinque anni. Per l’anno in corso sarà applicato un regime transitorio, che prevede la presentazione del Piano entro il 20 settembre. La stessa normativa prevede delle eccezioni, che consentono la presentazione di un nuovo Piano al verificarsi di circostanze oggettive che determinino l’impossibilità di attuare quello già presentato e approvato oppure in occasione di un cambio di governo. Nel periodo di vigenza del Piano, la normativa europea richiede la presentazione di un Rapporto di monitoraggio annuale, sottoposto allo stesso termine previsto per il Piano (30 aprile). La fisionomia dei due documenti appena descritta comporterà la necessità di rivedere le disposizioni che disciplinano la tempistica e i contenuti del Documento di Economia e Finanza. Nella fase attuale in cui mancano ancora le indicazioni operative su come dovrà essere impostato il Piano, è stata concordata a livello europeo la possibilità di sospendere le vecchie procedure per evitare di svuotare l'atto politico di contenuto. Un processo lineare, si sottolinea, che si concluderà in tempo per la messa a punto della legge di Bilancio 2025. Sarà quindi nel Piano fiscale strutturale che il Governo fornirà tutti gli elementi utili alla costruzione della nuova Manovra. Come anticipazione il Ministro Giorgetti in conferenza stampa post Consiglio dei Ministri ha espresso la volontà del Governo di confermare anche nel 2025 la decontribuzione che scade nel 2024. Va ancora aggiunto, così come ricordato nella audizione citata come, essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica, in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2 per cento del PIL secondo le prime stime Istat) è altamente probabile che la Commissione UE raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro Paese e di altri 10 Paesi. Le stime del DEF Il Documento di Economia e Finanze approvato è un documento definito come "asciutto" e riporta numeri che si propongono di essere il più possibile realistici, non gonfiati né troppo impostati alla prudenza, al netto tuttavia della congiuntura internazionale "volatile a causa dei conflitti in atto". Emerge inoltre, il pesante impatto del superbonus sui conti pubblici e sui dati macroeconomici di riferimento. Per quel che riguarda l’andamento del Pil la stima è del +1 per cento nel 2024, 2,2 nel 2025, 1,1 nel 2026, 0,9 nel 2027. Il debito si attesta al 137,8 per cento quest'anno, per poi aumentare al 138,9 nel 2025 e al 139,8 nel 2026. Per quel che riguarda il rapporto deficit /Pil si posiziona al 4,3 nel 2024, 3,7 nel 2025, 3 nel 2026, 2,2 per cento nel 2027. Attenzione alla sostenibilità del debito pubblico e allo sviluppo economico Il Ministro nel corso di un intervento a Selecting Italy aveva evidenziato come occorre “creare un clima di fiducia nei confronti del Paese” per sostenere lo sviluppo economico ed in questa prospettiva occorrono fiducia e solidità rispetto a quelli che sono i dati fondamentali di finanza pubblica, prudenza e responsabilità per i “conti pubblici” e per la “sostenibilità del nostro debito”. L’intenzione del Governo è quella di rispettare gli obiettivi della NADEF che è stata presentata lo scorso autunno per una questione di credibilità, al netto della necessità di eventuali correzioni, anche se sostanzialmente si ritiene essere in linea. In termini generali va considerato come la complessità dell’evoluzione del contesto economico e le innegabili tensioni che vi si accompagnano, con evidenti ricadute anche sui dati di finanza pubblica, richiedono di ripensare le finalità dell’azione pubblica, di modo da individuare adeguati spazi da utilizzare soprattutto in favore dell’offerta e non più solo della domanda. È un’esigenza ineludibile, viene sottolineato, considerata la scarsità di materie prime, critiche e no, e i vincoli alla forza lavoro conseguenti l’inverno demografico che stiamo vivendo. Questo anche in considerazione del livello del debito pubblico che, per evidenti ragioni di sostenibilità, richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche e, oramai, l’innegabile necessità di misurare e monitorare gli effettivi benefici di ogni singola spesa. Di particolare rilevanza il ruolo poi degli investimenti sia pubblici che privati. In questa prospettiva intervenendo in videoconferenza al convegno di apertura del Salone del Risparmio il Ministro Giorgetti ha sottolineato che in ambito europeo è necessario creare le condizioni per favorire l'intervento dei capitali privati in modo complementare al capitale pubblico con l'obiettivo di completare il Capital market union. La delega al Governo per la riforma organica del TUF è il primo tassello di una riforma complessiva dell'ordinamento finanziario nazionale per renderlo sempre più competitivo e attraente e per sviluppare a pieno le potenzialità di una infrastruttura chiave per sostenere e lo sviluppo economico. Si vuole favorire l’accesso delle imprese al capitale di rischio, con particolare riferimento alle PMI, aumentare l'attrattività del mercato finanziario nazionale, facilitando la quotazione, stimolare gli investimenti privati e semplificare razionalizzare le fonti normative. L’obiettivo è quello di fare in modo che il mercato dei capitali possa diventare la cinghia di trasmissione tra risparmio e crescita del Paese. Come possibile volano per la crescita economica va ancora evidenziato il ruolo del PNRR con riferimento al quale va riportata la considerazione espressa dal Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che ha sottolineato come la sua attuazione tempestiva è essenziale dal momento che la scadenza del 2026 è fissa. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2024/04/10/def-pil-1-2024-aumento-debito-pubblico

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