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Archivio newsDescalzi presenta le strategie Eni. Istat, così l’industria in gennaio
Tav Torino-Lione, lunedì è l’ultimo giorno ultimo per far partire i bandi: in ballo finanziamenti da 800 milioni. In Germania esce il dato degli ordini all’industria.
Ha evitato per un soffio la recessione tecnica. Ma nemmeno la Germania sta benissimo. Il freschissimo aggiornamento sull’andamento degli ordini all’industria in gennaio fotografa un calo pesante: -2,6%. Oggi l’istituto di statistica completerà il quadro con i dati sulla produzione, sempre in gennaio. Dopo l’inattesa flessione dello 0,4% registrata a dicembre, le attese degli analisti sono per un rosso ancora più spinto. Una pessima notizia anche per le imprese italiane, forti esportatrici verso la Deutsche Co.
Se ne possono trovare un’infinità, di pretesti per celebrare la nascita del Web. La data da cui discendono tutte le altre è però questa (certificazione Cern): 12 marzo 1989. È quello il giorno in cui Tim Berners-Lee, informatico inglese che lavora all’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, pubblica in un saggio il metodo studiato per migliorare le comunicazioni all’interno dell’istituto ginevrino. Si rivelerà la base teorica del World Wide Web. Che il trentesimo compleanno, dunque, lo festeggia ufficialmente oggi.
Approvato dal consiglio d’amministrazione (ieri) progetto di bilancio e proposta di dividendo, Claudio Descalzi fa (oggi) il punto sulle strategie delineate un anno fa con il piano industriale 2018-2021. Focus, anche per la conference call in programma questa mattina: “Rigorosa disciplina finanziaria, digitalizzazione, decarbonizzazione”.
Tocca all’Italia, fare i conti con l’andamento dell’economia reale. A dicembre era stato un disastro: corretto per gli effetti del calendario, ovvero considerando i 19 giorni lavorativi contro i 18 di dicembre 2018, il fatturato totale dell’industria mostrava un crollo del 7,3% rispetto a un anno prima. Non scendeva così in basso da novembre 2009, in piena Grande Crisi Globale. L’Istat dirà oggi com’è poi andata in gennaio. Se il trend è quello segnalato dall’andamento degli ordinativi (anche questi verranno aggiornati in mattinata), non c’è granché da sperare: l’indice grezzo, sempre in dicembre, segnalava a sua volta un calo tendenziale pari al 5,3%.
E dopo l’Istat, per noi, Moody’s. A metà febbraio aveva in qualche modo anticipato il proprio giudizio sull’Italia, tagliando seccamente le precedenti previsioni di crescita 2019: “Per il prodotto interno lordo avevamo una stima dell’1,3%”, invece “sarà sicuramente sotto l’1%, probabilmente tra lo zero e lo 0,5%”. Non è detto che il taglio del rating arrivi in automatico, Moody’s potrebbe/dovrebbe fare come Fitch e mantenerlo invariato. Ma solo perché il downgrade è roba di pochissimi mesi fa (era ottobre) e l’outlook già incorporava una lunga serie di possibili variabili negative. Alle quali nel frattempo si è aggiunto, e questo vale anche per Fitch, il timore legato a un crescente, “significativo rischio di elezioni anticipate”.