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Archivio newsPagamenti transfrontalieri nell’UE: costi ridotti anche per le imprese
Diminuiscono i costi per le operazioni di pagamento con carte o bonifici e per le operazioni di prelievo contante in tutta l’Unione europea. Il Parlamento UE ha approvato, infatti, un regolamento che allinea le commissioni per tali operazioni ai costi (più bassi) dell’area SEPA (Single Euro Payments Area). L’obiettivo è eliminare le barriere residue per la piena integrazione del mercato europeo, facilitando le transazioni tra imprese di diversa nazionalità o tra imprese e consumatori. Le disposizioni saranno applicabili dal 15 dicembre 2019. Quali sono i vantaggi per le aziende?
Il Parlamento Europeo ha posto le basi per ridurre i costi dei pagamenti in euro all’interno di tutta l’Unione Europea.
I bonifici transfrontalieri e i pagamenti o prelievi di contante effettuati a mezzo carta avranno il medesimo costo sia se effettuati all’interno dell’area euro sia se effettuati da e verso paesi dell’Unione non aderenti alla moneta unica.
Anche le commissioni legate al cambio valutario saranno strettamente regolamentate per permettere un puntuale confronto dei costi da parte dell’utente e accelerare il processo di concorrenza tra prestatori di servizi.
Ciò al fine di eliminare ogni barriera residua per la piena integrazione del business a livello europeo, facilitando in particolare le transazioni tra imprese di diversa nazionalità, o tra imprese e consumatori, in tutto il mercato unico.
Con una disposizione che emenda il regolamento n. 924/2009 relativo ai pagamenti transfrontalieri, il Parlamento ha infatti introdotto una serie di norme che parificano sostanzialmente le condizioni di pagamento all’interno di tutta l’area.
Con questa misura si estendono i vantaggi del sistema unico dei pagamenti ad ulteriori 150 milioni di consumatori europei e si stima saranno coinvolte almeno 2,5 miliardi di transazioni.
Si analizza di seguito come cambia la disciplina comunitaria e quali effetti può avere sulle transazioni economiche all’interno dell’Unione.
Il regolamento n. 924/2009 citato ha consentito a tutti i soggetti, consumatori e imprese residenti nell’area dell’euro, di effettuare pagamenti con carta e anche bonifici transfrontalieri pagando sostanzialmente le stesse commissioni previste per un pagamento nazionale.
A tale scopo è stato creato il circuito SEPA (Single Euro Payments Area), all’interno del quale tutti i pagamenti in euro, compresi i pagamenti delle utenze tramite Rid, transitano con le stesse condizioni in tutti i paesi e tale situazione ha posto le basi per un progressivo assottigliamento dei costi a tutti i livelli, rendendo in molti casi il costo finanche trascurabile.
Diversamente, i pagamenti in cui almeno una delle controparti è residente fuori dal circuito SEPA hanno costi ancora eccessivamente alti. Soprattutto considerando che tutti gli Stati Membri hanno a disposizione le stesse efficienti infrastrutture di pagamento, con costi di funzionamento molto bassi per i provider dei servizi di pagamento.
Il risultato è che la stessa operazione, che costerebbe mediamente un euro se effettuata all’interno dell’area euro, arriva a costare anche 25 euro se coinvolge soggetti al di fuori del perimetro. A questi costi va poi aggiunta l’eventuale commissione di cambio valutario.
Con la misura citata si elimina questa disparità e si pongono inoltre le basi per ridurre drasticamente i costi di cambio valutario.
In primo luogo, in merito ai pagamenti in euro, il regolamento recita: “Le commissioni prelevate da un fornitore di servizi di pagamento all’utente riguardo un pagamento transfrontaliero in euro devono essere le medesime commissioni addebitate dallo stesso fornitore per corrispondenti pagamenti nazionali dello stesso valore nella valuta nazionale dello Stato Membro in cui il fornitore è ubicato”
È evidente l’evoluzione: se il regolamento del 2009 citato imponeva l’obbligo di parificare i costi a tutti pagamenti in euro, la modifica in parola, estendendo sostanzialmente l’obbligo a tutte le valute nazionali, allarga il perimetro agli operatori di tutti gli Stati Membri.
In secondo luogo, il regolamento si sofferma sulle condizioni di applicazione delle commissioni valutarie. Non è imposto alcun limite commissionale lasciando, com’è nello spirito del regolatore europeo, alla competizione tra imprese il compito di definire costi coerenti.
Il focus è tuttavia proprio sulla concorrenza. Una maggiore trasparenza secondo il regolatore può ridurre i costi stimolando la competizione tra prestatori di servizi attraverso una maggiore comparabilità.
A tal fine si stabiliscono una serie di prescrizioni a carico dei prestatori di servizi di cambio valutario:
- in caso di pagamento con carta in valute diverse da euro, o di prelievo tramite ATM, il provider dovrà esprimere le commissioni totali come percentuale rispetto all’ultimo tasso di cambio ufficiale rilasciato dalla BCE. E le informazioni sui costi sono rese disponibili prima che il pagamento venga effettuato;
- il pagatore deve conoscere, prima di effettuare il pagamento, la somma che sarà corrisposta al beneficiario e la somma, nella valuta del pagatore, che sarà addebitata sul proprio conto;
- il provider deve inoltre informare il pagatore della possibilità di pagare nella valuta del beneficiario, facendo negoziare il cambio direttamente dal proprio intermediario piuttosto che dall’intermediario della controparte, in tal modo lasciando l’opzione all’utente in base anche alla convenienza di costo;
- il provider deve infine rendere disponibili i costi percentuali applicati in una piattaforma elettronica di facile accesso e in una forma facilmente comprensibile.
Il regolamento si applicherà a partire dal 15 dicembre 2019.
La legislazione comunitaria è sempre più orientata a favorire la sicurezza dei pagamenti transfrontalieri, considerato il principale aspetto per il buon funzionamento del mercato unico.
Una maggiore fiducia delle imprese permette infatti a queste di operare con maggiore sicurezza con controparti estere all’interno del mercato unico, aumentando così le opportunità di business e allargando il numero di potenziali transazioni.
Il costo rimane tuttavia un fattore importante e qualsiasi elemento di attrito in tal senso potrebbe di fatto ostacolare la creazione di un mercato veramente unico.
Ecco perché, specie in un momento in cui da più parti si elevano barriere nazionali, eliminare ogni residua frizione al funzionamento del mercato interno è una risposta di valore. Minori costi rendono convenienti per famiglie e imprese transazioni che diversamente non lo sarebbero, aumentando il numero degli scambi e le opportunità per le imprese, specie per chi opera in un contesto europeo.