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Salario minimo legale: si teme la fuga delle imprese dai contratti collettivi

Continua in Parlamento l’esame sui disegni di legge che intendono disciplinare, per la prima volta in Italia, il salario minimo legale. Quali sono i pareri delle parti sociali e delle imprese? In particolare, CGIL, CISL e UIL, durante le audizioni alla Camera, hanno manifestato il timore che il salario minimo legale faccia uscire dal sistema i contratti collettivi, con il rischio di causare un abbassamento delle tutele previste per i lavoratori. Sul versante datoriale, Confindustria sottolinea che la regolazione dei minimi salariali costituisce un meccanismo fondamentale nel funzionamento del mercato del lavoro, storicamente svolta dai contratti collettivi nazionali di categoria. Quale sarà il futuro del nostro sistema di contrattazione?

In Commissione Lavoro della Camera è in corso la discussione congiunta, in sede redigente, dei disegni di legge n. 658 e n. 310, relativi all'istituzione del salario minimo orario, avviata nella seduta del 15 gennaio 2019. In particolare, sono state raccolte le audizioni delle parti sociali, ACLI e TILT Onlus, ISTAT, INPS, CNEL, OCSE E INAPP.

Il disegno di legge n. 658 richiama in apertura il dettato costituzionale contenuto all'art. 36 Cost. che prevede a favore dei lavoratori una retribuzione complessiva proporzionata e sufficiente alla quantità e qualità del lavoro prestato.

Tale sarebbe quella retribuzione non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro, stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro più rappresentative sul piano nazionale, il cui ambito di applicazione sia maggiormente connesso e obiettivamente vicino in senso qualitativo, anche considerato nel suo complesso, all’attività svolta dai lavoratori anche in maniera prevalente e comunque non inferiore a 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali che riguarda anche la figura dei collaboratori.

Il disegno di legge n. 310, sempre partendo da una riflessione sull'art. 36 Cost., definisce il salario minimo orario come la retribuzione oraria minima che il datore di lavoro è tenuto a corrispondere al lavoratore individuandone anche la misura corrispondente a 9 euro all'ora al netto dei contributi previdenziali e assistenziali.

Il medesimo articolo ne prevede anche, ogni anno, l'incremento secondo i parametri dell'ISTAT. Con un successivo decreto ministeriale saranno individuati i contratti a cui estendere la disciplina del salario minimo orario nonché le eventuali esclusioni da tale disciplina nonchè le modalità di incremento dei salari superiori all'importo del salario minimo orario.

E' in particolare sul destino dei ruolo dei contratti oggi in Italia che si interrogano le parti sociali, in particolare CGIL, CISL e UIL. Il timore è che il salario minimo legale faccia uscire dal sistema i contratti collettivi con il rischio di causare un abbassamento delle tutele previste per i lavoratori.

Un effetto "collaterale" dagli effetti davvero dirompenti. Secondo i sindacati, “una norma di legge che si proponga di fissare un salario minimo orario legale per tutti i lavoratori dipendenti deve innanzitutto stabilire il valore legale dei trattamenti economici complessivi previsti dai Contratti collettivi nazionali di lavoro”.

Si teme che prevalga la tentazione di sottrarsi all'applicazione del contratto collettivo di riferimento e che in un prossimo futuro, neanche tanto lontano, si disincentivino le spinte motrici ai rinnovi contrattuali dei testi in scadenza.

I sindacati non negano che in Italia oggi esista una questione salariale, ma ciò che viene avvertito con grande preoccupazione è la proliferazione di contratti collettivi poco o per nulla rappresentativi, che alimentano fenomeni di dumping anche retributivo.

Si deve combattere, dunque, l'evasione contrattuale, occorre rilanciare l'attività ispettiva e si chiede a gran voce di aumentare le risorse destinate a finanziare le attività ispettive con contestuale incremento del numero di ispettori in organico.

Altro tema delicato, che resta aperto è il seguente: come si concilia il salario minimo legale con la necessità di garantire il “trattamento economico complessivo” che la contrattazione collettiva prevede in ogni comparto lavorativo?

Sul versante datoriale Confindustria sottolinea che la regolazione dei minimi salariali costituisce un meccanismo fondamentale nel funzionamento del mercato del lavoro storicamente svolta dai contratti collettivi nazionali di categoria.

L’introduzione di un salario minimo legale potrebbe - a ben determinate condizioni - contribuire sì a ridurre l’area delle situazioni anomale, ma il problema centrale è e resta quello di garantire il rispetto delle regole e della giusta retribuzione del lavoro, a prescindere dalla sua fonte di regolazione (se legale o contrattuale).

Il tema è quindi definire correttamente il rapporto tra il salario minimo legale e il sistema della contrattazione collettiva esistente. Tema che, però, non si esaurisce solo sugli aspetti retributivi; anzi, il perimetro delle garanzie e l'apparato di tutele messo in opera dalla contrattazione va ben oltre. Patrimonio, questo, che potrebbe andare perso se davvero si realizzasse la temuta "fuga" dalla contrattazione.

E ora qualche cifra indicativa partendo dalla relazione dell'INPS: la percentuale di lavoratori che si trovano oggi al di sotto della soglia del salario minimo legale (ipotizzato in 9 euro lordi all'ora) riguarda per il 26% le donne contro il 21% degli uomini).

Il 38% concerne giovani sotto i 35 anni, per il 31% si concentra al Sud e nelle Isole. Per quanto concerne i settori produttivi, il 52% degli interessati si concentra nel settore dell’artigianato, il 10% nell’industria e il 34% nel terziario.

Va precisato che l'INPS ha elaborato i dati prendendo a riferimento oltre 5 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato i cui dati sono stati ricavati dalle denunce contributive risalenti a ottobre 2017 (tenendo conto di chi aveva lavorato l'intero mese).

L'ISTAT, dal canto suo, fornisce altri dati che indicano come la previsione di 9 euro orari lordi l'ora a titolo di salario minimo legale determini un incremento medio annuo di retribuzione di 1.073 euro a favore di circa 2,9 milioni di lavoratori. L'aumento stimato del monte salari complessivo, infine, sarebbe di euro 3,2 miliardi di euro.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2019/03/21/salario-minimo-legale-teme-fuga-imprese-contratti-collettivi

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