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Archivio newsUNGDCEC, Virgillito: il commercialista manager degli enti locali
“Sullo sfondo della 2 giorni al Lingotto di Torino, tracceremo una panoramica delle attività che il giovane dottore commercialista può prestare a favore dei principali soggetti del settore pubblico. Il giovane commercialista è dotato di competenze e flessibilità tali da rappresentare un insostituibile supporto all’implementazione dei processi di pianificazione e di interpretazione delle performance”. Così il Presidente dell’UNGDCEC Daniele Virgillito descrive il ruolo che i commercialisti possono svolgere nel mondo degli enti locali e delle loro società partecipate. Di questi e di altri temi si parlerà dall’11 al 13 aprile al 57° Congresso Nazionale dell’UNGDCEC, dedicato a “Il giovane commercialista a supporto dell'attività degli enti locali e delle società partecipate”.
I temi del 57° Congresso Nazionale dell’UNGDCEC, che si terrà a Torino l’11 e 12 aprile, si inseriscono in uno scenario di profondi mutamenti, che hanno caratterizzato il mondo degli enti locali e delle loro società partecipate.
Sullo sfondo della 2 giorni al Lingotto di Torino, tracceremo una panoramica delle attività che il giovane dottore commercialista può prestare a favore dei principali soggetti del Settore pubblico. Due delle tre tavole rotonde previste si concentreranno sui temi professionali di maggior rilievo: la prima pone al centro del dibattito le società partecipate, esaminandone le problematiche legate alla governance, al controllo legale dei risultati fino ad arrivare alle azioni da intraprendere nei casi di situazioni di crisi di impresa pubblica; la seconda affronterà le criticità che il revisore dell’ente locale si trova a dover superare nello svolgimento del proprio mandato professionale. La tavola conclusiva si incentrerà sul delicato equilibrio dell’attività del dottore commercialista tra interesse pubblico ed efficienza economica.
Numerosi saranno i focus con contenuti prettamente operativi.
Il primo esaminerà le modalità attraverso le quali gli enti locali gestiscono l’implementazione di sistemi manageriali di programmazione, misurazione e valutazione delle performance.
Il giovane dottore commercialista è dotato, a nostro parere, di competenze e flessibilità tali da rappresentare un insostituibile supporto all’implementazione dei processi di pianificazione delle attività e di interpretazione delle performance concretizzate.
Il secondo focus operativo è centralizzato sulle società partecipate degli enti locali e sugli obblighi di redazione del bilancio consolidato pubblico da parte degli stessi enti locali con l’obiettivo di rappresentare la situazione economica e patrimoniale globale tra enti locali e società strumentali. In quest’ambito si evidenziano le problematiche operative che si devono affrontare sia da parte di chi effettua il consolidamento, sia da parte di chi viene consolidato nel gruppo dell’ente locale.
Ma quali sono gli altri ambiti normativi che offrono opportunità di business per il giovane dottore commercialista?
Ne abbiamo parlato con Daniele Virgillito, Presidente dell’UNGDCEC.
Nuovo codice della crisi d’impresa: un’opportunità per i giovani commercialisti?
Con l’entrata in vigore della disciplina sull’obbligo di nomina degli ODC, circa 180mila imprese, alla luce dei nuovi requisiti, dovranno, entro il 16 dicembre, dotarsi degli organi di controllo anti-crisi.
Secondo le nostre elaborazioni, su dati Aida e Bureau Van Dijk incrociati con i numeri degli iscritti agli Ordini territoriali, è il Nord ad avere il primato: i potenziali incarichi, in quest’area, superano il numero di professionisti. La Lombardia, ad esempio, a fronte di 19.498 commercialisti conta 46.669 imprese obbligate alla nomina di un ODC. In linea con questo trend, vi è anche l’Emilia Romagna con 8.331 commercialisti contro 17.346 aziende. Il rapporto si inverte nelle aree del Centro e, soprattutto, del Sud, dove lo scenario è diametralmente opposto. In Campania, per esempio, ci sono 14.243 commercialisti per 11.767 potenziali ODC, in Calabria 4.379 professionisti e 2.142 incarichi. Ad oggi, seppur si tratta solo di stime, a nostro parere, è piuttosto evidente intravedere una chance per i giovani dottori commercialisti. Per affrontare la sfida dei nuovi organi di controllo, serviranno nuove competenze, bisognerà guardare, ad esempio, all’attività di business planning, saper analizzare i dati di mercato, conoscere le banche dati, elaborare statistiche settoriali, fare benchmark tra i vari competitor. I giovani commercialisti hanno un’opportunità da cogliere per potenziare la propria professionalità. Riteniamo necessario, anche in considerazione dell’ampliamento della platea delle imprese coinvolte, introdurre però meccanismi per graduare le responsabilità derivanti dall’incarico rispetto ai compensi percepiti che dovranno essere “equi”.
Crisi d’impresa: cosa ne pensa dell’istituzione dell’Albo degli incaricati della gestione e del controllo nelle procedure del “CCI”?
Nel corso del Congresso approfondiremo i principi dettati dal decreto attuativo n. 14/2019 "Codice della Crisi" e il “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (TUSPP)” varato con la cd riforma Madia. I due impianti normativi, seppur originati con distinte finalità, introducono elementi di convergenza in tema di adozione di meccanismi di controllo e di programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale, nel comune intento di consentire l'emersione anticipata della crisi e la conseguente assunzione di provvedimenti volti ad eliminarne le cause attraverso idonei piani di risanamento. L’ambito di operatività delle due discipline evidenzia la centralità delle specifiche competenze del dottore commercialista. Sono di difficile comprensione, pertanto, gli interventi che disciplinano la formazione dell’Albo degli incaricati della gestione e del controllo nelle procedure del “CCI”. Il Consiglio dei Ministri, com’è noto, nonostante il parere del Ministero della Giustizia che riteneva i consulenti del lavoro soggetti non muniti delle necessarie competenze contabili e di gestione dell’attività e della liquidazione dell’impresa, ha ampliato anche a questi ultimi le responsabilità e le funzioni per le quali i dottori commercialisti si sono, nel corso del loro percorso accademico, invece, specificamente formati. L’immediata riflessione è che, avendo il Governo deciso di estendere a nuovi soggetti l’accesso all’albo, si sia voluto ideare un percorso formativo che risulta, di fatto, per materie e tempi, una “brutta copia” del percorso formativo e di aggiornamento cui sono già tenuti i dottori commercialisti. In verità ab origine non si comprende la necessità, per i giovani dottori commercialisti, di dover alimentare un ulteriore “albo” che attesti competenze che l’iscrizione all’Ordine già presuppone.
Quali sono i punti di forza del DDL sulle semplificazioni fiscali?
Il Congresso darà modo di confrontarsi, quindi, sui vari temi che in queste settimane stanno coinvolgendo la categoria, come ad esempio, la semplificazione fiscale e l’equo compenso, ritornati prepotentemente al centro del dibattito politico.
I Governi che si sono succeduti, ci hanno abituato a proclami volti alla semplificazione fiscale; personalmente, se dovessi fare un bilancio del reale impatto che tali provvedimenti hanno avuto, utilizzando le celebri parole di Oscar Wilde, azzarderei: “le peggiori cose sono sempre fatte con le migliori intenzioni”. Abbiamo assistito in questi ultimi tempi, infatti, a una distopica e crescente ricerca di dati e informazioni spesso inutili e ridondanti che hanno avuto l’effetto di alimentare un circolo vizioso che ha prodotto anti-semplificazione. Dopo aver ascoltato solo proclami, finalmente approderà in aula un disegno di legge sulle semplificazioni fiscali, che ha come relatrice l’On. Carla Ruocco. Tra le proposte condivisibili, vi è la possibilità di comunicare la LIPE del IV trimestre in dichiarazione annuale, così come l’introduzione della scadenza trimestrale dell’esterometro, anche se, in considerazione dello sforzo che è stato richiesto ai commercialisti con l’introduzione della fattura elettronica ed essendo l’esterometro un adempimento ridondante, avremmo auspicato un maggiore coraggio con una proposta d’integrale abolizione. Siamo lieti che uno dei nostri cavalli di battaglia, l’estensione dell’obbligo d’invito al contraddittorio, trova finalmente spazio nella proposta di legge.
Sull’equo compenso si sta andando verso la giusta direzione?
È trascorso meno di un mese da quando, con un comunicato stampa, abbiamo segnalato la pubblicazione sul sito del MEF di un avviso per il conferimento di incarichi di consulenza, a titolo gratuito, presso la direzione IV del Dipartimento del tesoro. Nonostante le modifiche della legge n. 205/2017 hanno rafforzato il principio dell’equo compenso, sancendo, tra l’altro, la “conformità” dello stesso ai parametri ministeriali, vicende come quella citata rivelano che la strada è ancora tutta in salita. L’obbligo per una serie di “contraenti forti”, tra cui le Pubbliche amministrazioni, di garantire al professionista incaricato un compenso commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro richiesto ed effettivamente svolto presuppone, in concreto, al di là della previsione normativa, un cambio di mentalità e una reale volontà di riconoscere dignità e decoro alla prestazione professionale. Ricordiamo, a tal proposito, che il percorso, a tutela di contribuenti e imprese, che un giovane dottore commercialista deve seguire prevede: laurea, tirocinio, abilitazione, inscrizione all’Ordine, obbligo di assicurazione, aggiornamento, antiriciclaggio, privacy, codice deontologico e rispetto dell’etica professionale. Tutto ciò ha un “valore” che si traduce in consulenza che “crea” valore; tutto ciò distingue i professionisti appartenenti ad un Ordine professionale da tutto il resto, tutto ciò, secondo l’UNGDCEC, deve essere tutelato e difeso. Tutto ciò vale un “compenso equo”.
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