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DEF 2019, Confindustria: occorre puntare su crescita economica e riduzione del debito pubblico

L’Associazione degli imprenditori, Confindustria, durante l’audizione sul Documento di Economia e Finanza per il 2019, sottolinea la necessità di una inversione di rotta della politica economica italiana al fine di aprire una nuova fase che punti alla crescita economica e avvii un percorso di rientro del debito pubblico. La richiesta per la prossima Manovra è di un opportuno mix di interventi per rassicurare i mercati finanziari e, allo stesso tempo, limitare gli effetti recessivi. I sindacati confederali esprimono, invece, la propria contrarietà alla flat tax, vista come misura regressiva, che presenta rischi distorsivi e vantaggi fiscali per i redditi più alti e non per dipendenti e pensionati.

Prosegue il ciclo di audizioni sul Documento di Economia e Finanza per il 2019 (DEF). Sono state sentite le parti sociali, il CNEL e gli organismi indipendenti come Istat, Banca d’Italia e Ufficio parlamentare di Bilancio.

Confindustria sottolinea la necessità di una inversione di rotta della politica economica. Per l'associazione imprenditoriale serve partire dallo stallo attuale per aprire una nuova fase che punti alla crescita economica e avvii un percorso di rientro del debito pubblico.

La richiesta per la prossima Manovra è quella di un opportuno mix di interventi per far scendere il rapporto deficit/Pil in misura adeguata a rassicurare i mercati finanziari e, allo stesso tempo, limitare gli effetti recessivi.

Si sottolinea ancora la necessità di affrontare le differenze territoriali in ottica di lungo periodo. Per quel che riguarda le misure fiscali si guarda con interesse alla flat tax o a una tassazione a due aliquote prevedendosi però un sistema di deduzioni/detrazioni che assicuri il principio di solidarietà.

I sindacati confederali lamentano misure economiche dettate dalla ricerca del consenso elettorale, una certa vaghezza nei contenuti del DEF e esprimono la propria contrarietà alla flat tax, vista come misura regressiva, che presenta rischi distorsivi e vantaggi fiscali per i redditi più alti e non per dipendenti e pensionati.

Si sottolinea ancora come il DEF in nessuna parte indica un'intenzione di procedere alla sterilizzazione degli aumenti IVA e guardando al balzo dell'inflazione stimato per il prossimo biennio (2,3% nel 2020 e 1,9% nel 2021) si rafforza l'idea che il Governo non pensi al momento al blocco delle clausole.

Aumenti IVA, anche parziali, avrebbero effetti recessivi sui consumi e di equità oltre che di incentivo all'evasione e al sommerso. Il CNEL sottolinea come fattori-chiave indispensabili per impostare le necessarie politiche di crescita devono muovere il Paese attorno a grandi temi aggreganti come l'innovazione come motore di sviluppo, la sostenibilità ambientale/sociale, la mobilità.

Le 12 ZES possono, in questo senso, rappresentare laboratori di sperimentazione. E' imprescindibile poi un intervento fiscale in direzione di una progressività effettiva, che alleggerisca il carico fiscale sul lavoro e gli investimenti. Si condivide ancora l'urgenza di intervenire sul cuneo fiscale sul lavoro, come richiesto anche dalla Commissione europea, ma il CNEL segnala che questo non può avvenire mediante lo spostamento dalla fiscalità diretta a quella indiretta.

L'ISTAT giudica poi verosimile la previsione di crescita del PIL a +0,2% formulata nel DEF, a dispetto di un quadro caratterizzato da notevoli incertezze. La sensazione è che qualcosa si muova e bisogna "essere pazienti" per verificare dagli ultimi dati se la sensazione è giusta.

L'aumento IVA nel 2020 determinato dalle clausole di salvaguardia, si sottolinea, non sarebbe pienamente incorporato nei prezzi ed avrebbe un effetto depressivo sui consumi nell'ordine di 0,2 punti percentuali.

Rispetto alla necessità di rilanciare gli investimenti i provvedimenti simulati riferiti al ripristino dei super ammortamenti e alle modifiche della mini-Ires sono attesi generare una riduzione del prelievo fiscale per le imprese pari a 2,2 punti percentuali.

La Banca d’Italia esprime poi la convinzione che lo scenario macroeconomico presentato nel DEF tiene conto in modo realistico della congiuntura ed è complessivamente condivisibile. E’ soggetto a rischi rilevanti, che possono provenire da un peggioramento del contesto globale e da un più accentuato deterioramento della fiducia delle imprese.

Il raggiungimento degli obiettivi richiederà l'individuazione di coperture di notevole entità, nel caso si voglia evitare l'attivazione delle clausole di salvaguardia, aumentare la spesa per investimenti pubblici, avviare una graduale riduzione della pressione fiscale, rafforzare gli incentivi all'investimento e all'innovazione: queste misure, se non compensate da razionalizzazioni di altri programmi di spesa e da effettivi risultati nel contrasto all'evasione, condurrebbero ad aumenti del disavanzo non compatibili con l'avvio di un credibile percorso di riduzione duratura del peso del debito

L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) sottolinea come nel breve termine il quadro degli indicatori disponibili sembra segnalare, pur tra tendenze poco omogenee delle inchieste congiunturali, primi timidi segnali di recupero per il primo trimestre. Tuttavia, lo scenario macroeconomico a medio termine dell’economia italiana resta condizionato da forti rischi, prevalentemente orientati al ribasso, che inducono cautela nelle previsioni.

Si tratta di:

- rischi imputabili a ulteriori peggioramenti del contesto internazionale;

- rischi connessi a squilibri finanziari, tali da indurre un rapido aumento dei rendimenti richiesti dagli investitori internazionali che penalizzerebbero le economie, come quella italiana, con emittenti pubblici e privati con basso rating sul merito di credito;

- rischi indotti dall’incertezza sulle politiche economiche, che incide sulle scelte di consumo e di investimento di famiglie e imprese.

Le ulteriori iniziative annunciate nel DEF, sottolinea l’UPB, come ad esempio l’intenzione di continuare il processo di riforma delle imposte sui redditi (“flat tax”) e di generale semplificazione del sistema fiscale, da realizzare nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti nel documento, richiederebbero l’identificazione di ulteriori misure compensative.

La Manovra autunnale si prefigura quindi come un puzzle complesso, che richiederà una chiara definizione delle priorità politiche, una attenta riflessione sul disegno delle politiche stesse per evitare effetti distorsivi sull’economia e una adeguata trasparenza delle dinamiche redistributive insite nelle misure da adottare.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2019/04/17/def-2019-confindustria-occorre-puntare-crescita-economica-riduzione-debito-pubblico

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