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Archivio newsDecreto Crescita: un primo passo per sostenere le imprese. Serve più coraggio
Al via presso le Commissioni V e VI della Camera il ciclo di audizioni sul disegno di legge di conversione del decreto Crescita. Per Confapi il tema dell’accesso al credito diventa focale. Il decreto contiene interventi per sostenere la capitalizzazione delle PMI, ma avrebbe dovuto osare di più e proporre più strumenti alternativi. Inoltre, per dare maggiore liquidità e competitività alle imprese è necessario accorciare i tempi di pagamento tra privati. Cgil, Cisl e Uil sostengono che il provvedimento contiene misure del tutto insufficienti a rilanciare con forza la ripresa economica del nostro Paese. Infine, l’ANCE ritiene che il decreto Crescita rappresenta un primo segno tangibile della volontà di mettere il settore delle costruzioni al centro dell’agenda politica ed economica del Paese.
E’ stato avviato il ciclo di audizioni presso le Commissioni V e VI della Camera (Bilancio, Tesoro e Finanze) del decreto-legge del 30 aprile 2019, n. 34 (“decreto-crescita”) pubblicato il 30 aprile sulla Gazzetta Ufficiale. Numerosi gli spunti di riflessione che emergono.
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Confapi evidenzia come il provvedimento contiene diverse norme condivisibili, ma esprime la convinzione che si debba fare di più. E’ necessario un piano industriale che rilanci la nostra economia e soprattutto mettere al centro delle politiche attive per chi il lavoro lo crea, vale a dire le nostre imprese. Serve più coraggio nei provvedimenti del Decreto, è l’opinione.
Andando ai singoli punti si evidenzia l’assenza della proroga del credito d’imposta per le spese in ricerca e sviluppo, misura attualmente in vigore fino al 2020. Non prevedere un sempre più forte investimento in questo settore è penalizzante per tutte le piccole e medie industrie che devono innovare e che non sempre hanno al loro interno, essendo piccole, propri centri di ricerca. Da questo punto di vista, per crescere ed essere competitivi occorre innovare non solo i sistemi di produzione, ma soprattutto i nostri prodotti, prosegue Confapi.
Il tema dell’accesso al credito diventa focale. Il decreto contiene interventi per sostenere la capitalizzazione delle PMI, ma avrebbe dovuto osare di più e proporre più strumenti alternativi all’accesso al credito. Per dare maggiore liquidità e competitività alle imprese è necessario accorciare i tempi di pagamento tra privati. Secondo uno studio di Confapi, abbassando i tempi di riscossione del ciclo credito/debito a 60 giorni l'indebitamento finanziario netto diminuisce di oltre il 55%, ciò consentirebbe di dare più forza all’impresa che vuole investire. In questo senso, la misura introdotta nel Decreto che obbliga le società a dare evidenza nel bilancio sociale delle transazioni commerciali effettuate durante l’anno distinguendo tra quelle intercorse con le grandi, le medie, le piccole e le micro imprese, è condivisibile. Come sono condivisibili anche altri provvedimenti del Decreto, da sempre richiesti dalla Confederazione: la reintroduzione del super ammortamento per i beni strumentali tradizionali, la rivisitazione della mini-IRES, la maggiorazione della deducibilità dell’IMU sui capannoni industriali, il patent box, la norma sulle aggregazioni d’imprese, il sostegno all’autoimprenditorialità, la salvaguardia del Made in Italy e dei marchi storici.
La posizione dei sindacati e della Conferenza delle Regioni
Cgil, Cisl e Uil sostengono che il provvedimento contiene misure del tutto insufficienti a rilanciare con forza la ripresa economica del nostro Paese. Lo stesso Governo infatti prevede uno stimolo aggiuntivo all'economia davvero minimale, solo dello 0,1% di Pil per il 2019. Con riferimento alla criticità si rimarca in particolare come non esistono sostanziali novità in termini di politica industriale, manca una visione complessiva e non ci sono interventi che valorizzino le filiere produttive strategiche, come quelle relative alla transizione ambientale ed energetica.
La Conferenza delle Regioni esprime poi una preoccupazione di fondo sul metodo e un giudizio fatto di "luci ed ombre". Occorre che i principali temi del decreto legge siano oggetto di un confronto Regioni-Governo nella prevista sede stabile di concertazione che, invece, per il momento non è stata mai convocata.
E’ stato inoltre lanciato "un allarme per quello che riguarda il futuro del sistema creditizio territoriale, Confidi.
Le indicazioni dell’ANCE
L’ANCE ritiene che il decreto Crescita rappresenta un primo segno tangibile della volontà di mettere il settore delle costruzioni al centro dell’agenda politica ed economica del Paese. Ha, quindi, ricordato che, sotto il profilo fiscale, il provvedimento contiene diverse misure rilevanti, sia per il sistema produttivo in generale (quale l’incremento della deducibilità, dalle imposte sul reddito, dell’IMU pagata sugli immobili strumentali), che, in via specifica, per il comparto del recupero edilizio e, soprattutto, per gli interventi di rigenerazione urbana e di sostituzione edilizia. A quest’ultimo riguardo, particolarmente significative sono le disposizioni che semplificano il prelievo fiscale per le imprese acquirenti i fabbricati usati da demolire e ricostruire, consentendo l’applicazione delle imposte di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa (anziché nella misura ordinaria del 9% del valore dichiarato in atto), nonché quelle che estendono anche alle zone sismiche 2 e 3 il cd “Sismabonus acquisti”, ossia la detrazione spettante all’acquirente di unità immobiliari antisismiche, poste all’interno di edifici demoliti e ricostruiti, pari al 75%, o all’85% (a seconda se dall’intervento derivi un miglioramento, rispettivamente, di una o due classi sismiche dell’edificio), del prezzo di acquisto non superiore a 96.000 euro.
Si tratta di misure indispensabili per rendere fattibili operazioni complesse di rinnovamento del patrimonio edilizio esistente, prosegue l’ANCE. Tuttavia, per massimizzarne i potenziali effetti incentivanti, occorrerebbe uno sforzo aggiuntivo su entrambe le disposizioni.
Sul fronte degli investimenti pubblici, si esprime apprezzamento per il finanziamento di 500 milioni di euro per interventi comunali da avviare nei prossimi sei mesi nonché per le norme sulla riprogrammazione e l’accelerazione della spesa del Fondo Sviluppo e Coesione.
Le previsioni finalizzate al rilancio degli investimenti privati toccano punti importanti per le imprese e confermano l’importanza, ad esempio, del Fondo di Garanzia per le PMI che rappresenta uno strumento fondamentale per le aziende del settore delle costruzioni per accedere ai finanziamenti necessari per intraprendere nuovi investimenti.
Estremamente positivo secondo l’ANCE è anche il rifinanziamento del Fondo di Garanza per la Prima Casa. Preoccupazione suscita invece la norma sulle cartolarizzazioni che avrà l’effetto di accelerare ulteriormente la fuoriuscita dei crediti del sistema delle imprese dal circuito bancario.