• Home
  • News
  • Centri per l’impiego: il “potenziamento” non è finalizzato solo al reddito di cittadinanza

Centri per l’impiego: il “potenziamento” non è finalizzato solo al reddito di cittadinanza

Un altro passo importante per il reddito di cittadinanza (e non solo!). Stabilito il piano straordinario per il potenziamento (anche infrastrutturale) dei Centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro, frutto dell’intesa tra Stato e Regioni del 17 aprile 2019. Nove paragrafi per definire le azioni di sistema e di assistenza tecnica poste in capo a Ministero del lavoro, ANPAL, ANPAL servizi e il riparto tra le Regioni delle risorse finanziarie stanziate. Ma al di là dei suoi contenuti, l’intesa ha un grande valore simbolico: testimonia l’inizio di un percorso condiviso da Stato e Regioni, volto ad affrontare la carenza di personale dei servizi per l’impiego. E’ l’inizio di una nuova era?

Il 17 aprile 2019, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome, è stata raggiunta una fondamentale intesa per lo sviluppo del sistema nazionale di politica attiva del lavoro, quello disegnato dal D. Lgs. n. 150/2015 e, dopo quasi quattro anni, ancora in attesa di compiuta attuazione.

L’intesa, richiesta dall’art. 12, comma 3 della legge che disciplina il reddito di cittadinanza (D.L. n. 4/2019 convertito dalla legge n. 26/2019), riguarda il piano straordinario per il “potenziamento dei Centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro”, piano di durata triennale, aggiornabile annualmente.

Va dunque preso atto che, nell’ambito della normativa sul “Reddito di cittadinanza”, hanno assunto un rilievo crescente le disposizioni riguardanti il sistema di politica attiva del lavoro. Il legislatore indica espressamente finalità che vanno oltre l’attuazione del reddito di cittadinanza e che investono un campo ben più vasto: il Piano è previsto, infatti, “al fine di rafforzare le politiche attive del lavoro e di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia”. Tale Piano si configura, quindi, come un’ulteriore ed importante tappa nel processo concertato di costruzione del sistema nazionale di politica attiva del lavoro.

Possiamo dunque affermare che questa parte della legge n. 26/2019 (ed in specie i commi 3, 3 bis e 3 ter dell’art. 12), frutto di un fitto dialogo tra Stato e Regioni, ha acquisito una sua evidente autonomia nell’economia complessiva del provvedimento. L’affermazione è confermata dall’esame dei contenuti dell’intesa che, non a caso, si apre con il riconoscimento “dell’importanza centrale dei servizi per l’impiego, che costituiscono l’infrastruttura primaria del mercato del lavoro e svolgono fondamentali compiti di rilievo istituzionale per l’integrazione attiva delle persone”.

Il Piano straordinario si articola in 9 paragrafi che definiscono puntualmente le azioni di sistema e di assistenza tecnica poste in capo all’amministrazione centrale (Ministero del lavoro, ANPAL, ANPAL servizi) nonché il riparto tra le Regioni delle risorse destinate all’assunzione di personale ed al potenziamento anche infrastrutturale dei Centri per l’impiego.

Certamente uno dei nodi politici più delicati del documento è rinvenibile nella regolazione degli interventi da parte dello Stato sui territori regionali in materia di assistenza tecnica. L’intesa sul punto è stata raggiunta mediante un emendamento al testo originario: la formula finale prevede che “qualunque intervento effettuato sul territorio regionale in materia di assistenza tecnica sarà preventivamente concordato con le Regioni, secondo le modalità definite dal Piano”. In tal modo si è inteso riaffermare che l’intervento statale ha natura sussidiaria.

Nell’ambito del piano si stagliano per importanza gli impegni assunti dallo Stato per finanziare, pur gradualmente, l’assunzione da parte delle Regioni, a decorrere dagli anni 2020 e 2021, di un contingente di personale da assegnare ai Centri per l’impiego fino ad 11.600 unità. Più precisamente:

a) è prevista l’assunzione da parte delle Regioni fino a 4.000 unità di personale secondo quanto previsto dall’art.1, comma 258 della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

b) è previsto inoltre che le Regioni, le Province autonome, le Agenzie e gli Enti regionali, o le Province e le Città metropolitane se delegate all'esercizio delle funzioni con legge regionale, siano autorizzate “ad assumere, con aumento della rispettiva dotazione organica, a decorrere dall'anno 2020 fino a complessive 3.000 unità di personale, da destinare ai centri per l'impiego, e a decorrere dall'anno 2021 ulteriori 4.600 unità di personale compresa la stabilizzazione delle unità di personale, reclutate mediante procedure concorsuali bandite per assunzioni con contratto di lavoro a tempo determinato, di cui all'accordo sul documento recante Piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro, sancito nella riunione della Conferenza unificata del 21 dicembre 2017”; quindi, complessivamente, 7600 unità di lavoro di cui 6.000 nuovi addetti più 1.600 unità da stabilizzare.

L’intesa specifica che il personale di cui al punto a) è destinato ad erogare servizi rivolti a tutti i soggetti utenti dei Centri per l’impiego (e non solo ai beneficiari del reddito di cittadinanza). E’ questa disposizione ad offrire una interessante chiave di lettura dell’intesa: benché le misure a sostegno dei Centri per l’impiego siano state concepite inizialmente in funzione meramente ancillare rispetto al reddito di cittadinanza (più precisamente a sostegno dell’inserimento al lavoro dei beneficiari di tale reddito), la formulazione finale della legge n. 26/2019 e l’intesa in esame testimoniano di un percorso condiviso da Stato e Regioni volto ad affrontare un nodo strutturale del nostro sistema pubblico di politica attiva del lavoro: la carenza di personale dei Centri per l’impiego (carenza del tutto evidente se si paragonano i poco più di 8.000 addetti ai Centri per l’impiego censiti dall’ANPAL, con gli oltre 50.000 operatori dell’Agenzia francese “Pole-emploi” e con gli oltre 100.00 funzionari dell’Agenzia federale tedesca). Il “potenziamento” non è quindi finalizzato alla mera gestione del reddito di cittadinanza.

In aggiunta a ciò sono previste anche risorse destinate anche al potenziamento delle infrastrutture (sedi, attrezzature, spese di funzionamento) dei Centri per l’impiego.

Nell’immediato il rafforzamento dei Centri per l’impiego è affidato ad azioni di assistenza tecnica poste in essere da ANPAL Servizi ed alla messa a disposizione, sempre ad opera di ANPAL Servizi, di 3.000 operatori (c.d. navigator) ripartiti su tutto il territorio nazionale. Questi operatori, contrattualizzati da ANPAL Servizi, saranno addetti a servizi non sostitutivi delle funzioni dei Centri per l’impiego; più precisamente il loro compito sarà di assicurare il corretto avvio del reddito di cittadinanza per la parte in cui esso avrà un impatto operativo sui Centri per l’impiego.

L’intesa indica la ripartizione (provincia per provincia) dei navigator sull’intero territorio nazionale e, soprattutto, specifica le modalità con cui verranno formati i nuovi operatori di ANPAL Servizi destinati alle attività di assistenza tecnica sul territorio. In proposito sorprende che il percorso di formazione (di durata semestrale ed articolato mediante un 20% di lezioni frontali, un altro 20% di formazione on-line ed il restante 60% di formazione on the job) sia affidato in esclusiva ad ANPAL Servizi (forse le Regioni potrebbero apportare un utile contributo nella preparazione di personale che verrà immesso nei loro Centri per l’impiego).

Il piano straordinario non si limita ad affrontare le carenze negli organici. Il paragrafo n. 5 è dedicato infatti agli “Standard dei servizi”. In verità, sul punto le parti si limitano a rinviare al recente documento tecnico condiviso in sede di Comitato Politiche Attive del 5 dicembre 2018, impegnandosi “a completare e concludere il percorso di adozione degli Standard”. Il raggiungimento di questo obiettivo consentirebbe non solo di procedere nel cammino per dare uniformità ai servizi erogati sull’intero territorio nazionale ma fornirebbe una base solida per l’applicazione del finanziamento ancorato a “costi standard”.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2019/05/11/centri-impiego-potenziamento-non-finalizzato-reddito-cittadinanza

Iscriviti alla Newsletter




È necessario aggiornare il browser

Il tuo browser non è supportato, esegui l'aggiornamento.

Di seguito i link ai browser supportati

Se persistono delle difficoltà, contatta l'Amministratore di questo sito.

digital agency greenbubble