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Crediti bancari deteriorati: previsti incentivi fiscali per favorire la cartolarizzazione

Il decreto Crescita favorisce le cartolarizzazioni dei crediti deteriorati, agevolando (anche fiscalmente) le banche che li riducono. L’obiettivo primario del Governo, sollecitato anche dalle istituzioni europee, è di accelerare il processo di dismissione dei non performing loan - NPL. A tal fine il decreto Crescita prevede la possibilità di mantenere il conto del debitore presso l’istituto di credito che ha ceduto il credito, costituendo uno o più Special Purpose Vehicle. Per incentivare tali operazioni, viene introdotta la neutralità fiscale dei trasferimenti e delle attività realizzate dallo Special Purpose Vehicle.

Il decreto Crescita (D.L. n. 34/2019) prevede, tra le altre misure, importanti modifiche alle norme che regolano le cartolarizzazioni per rendere più agevole la valorizzazione esterna dei crediti da parte degli istituti bancari.

L’art 23 del decreto ha introdotto una serie di norme che facilitano l’esternalizzazione dei crediti deteriorati e la successiva cartolarizzazione, tra cui la possibilità di mantenere il conto del debitore presso la banca che ha ceduto il credito e la possibilità di costituire uno o più Special Purpose Vehicle per la gestione interna delle cartolarizzazioni. Ha infine previsto agevolazioni fiscali per incentivare l’utilizzo di tali strumenti.

L’obiettivo primario del Governo, sollecitato peraltro dalle istituzioni europee, è quello di accelerare il processo di dismissione dei non performing loan (NPL) da parte degli istituti di credito, alle prese con il cruciale compito di ridurre l’ammontare dei crediti deteriorati a livelli ritenuti accettabili dal sistema.

Vediamo di seguito le misure nel dettaglio.

I livelli di non performing loan nel sistema bancario italiano sono in sensibile riduzione già da qualche anno. Grazie allo sforzo delle banche e ad un contesto economico più favorevole, lo stock di vecchi NPL è stato notevolmente ridimensionato, mentre è diminuito sensibilmente il volume di nuovi crediti deteriorati. Nel 2018 in nuovi crediti deteriorati si sono attestati al 2,4%, sostanzialmente sui livelli precrisi, mentre nello stesso anno gli istituti italiani hanno finalizzato cessioni per 80 miliardi di euro.

Nonostante ciò lo stock di crediti deteriorati è ancora motivo di attenzione da parte del Governo, che ha rivisto a più riprese la disciplina per agevolare l’attività di riduzione. La legge n. 96/2017 ha introdotto una disciplina specifica per la cartolarizzazione di crediti deteriorati, in seguito la legge n. 145/2018 (legge di Bilancio 2019) ha introdotto modifiche di dettaglio.

Sono stati inoltre stanziati fondi pubblici per permettere una cessione efficiente degli asset. È notizia recente la formalizzazione della cessione di 8 miliardi UTP (unlikely to pay o inadempienze probabili) da MpS a SGA, una società attiva nella gestione dei crediti deteriorati controllata direttamente dal Tesoro.

Alla base della norma c’è la necessità di ovviare alla limitatezza del mercato secondario, appannaggio di pochi operatori e sostanzialmente oligopolistico, e di ampliare il range di strumenti a disposizione degli istituti di credito.

La prima disposizione riguarda la possibilità di mantenere il conto di appoggio presso la banca cedente. Nel caso di cessione di crediti deteriorati, si legge all’art.23 del decreto “la banca cedente può trasferire ad una banca o intermediario finanziario […] gli impegni e o la facoltà di erogazione derivanti dal relativo contratto di apertura di credito o affidamento, separatamente dal conto cui l’apertura di credito è collegata e mantenendo la domiciliazione del conto medesimo”.

La norma si riferisce alla possibilità di cedere il credito ad una società veicolo (SPV), deputata alla successiva cartolarizzazione, mantenendo aperto il rapporto di conto corrente e conservando tuttavia una netta separazione tra il patrimonio della banca cedente e gli incassi derivanti dal rapporto ceduto.

Gli incassi registrati sul conto corrente “continuano ad essere imputati ai debiti nascenti dai contratti di apertura di credito o di affidamento e […] costituiscono patrimonio separato da quello della banca cedente domiciliataria del conto”.

È prevista, in secondo luogo, la possibilità di costituire più di una società veicolo di appoggio per l’attività di acquisizione dei crediti deteriorati. La precedente limitazione è stata eliminata per consentire una più efficiente gestione del processo di cessione, nell’esclusivo interesse dell’operazione di cartolarizzazione.

Infine, per incentivare tali operazioni e favorire il trasferimento dei diritti tra soggetti interessati, viene introdotta la neutralità fiscale dei trasferimenti e delle attività realizzate dallo Special Purpose Vehicle. Nello specifico le operazioni di trasferimento di beni e diritti a favore della società veicolo, in relazione all’operazione di cartolarizzazione, le imposte di registro, ipotecaria e catastale, sono dovute in misura fissa, anche in caso di trasferimento di beni immobili rivenienti da contratto di locazione finanziaria.

Lo stesso trattamento si applica al trasferimento dalla società veicolo a soggetti terzi (Sicav o Oicr) purchè questi dichiarino che intendono trasferirli entro i successivi cinque anni.

Le modifiche alla disciplina allargano il novero di non performing loan concretamente ed economicamente cedibili a terzi, perciò è da salutare con favore, poiché consente di velocizzare il processo di ridimensionamento del fenomeno.

Non si tratta soltanto di rendere più sicuri e stabili gli istituti bancari nazionali, obiettivo già di per sé sano. Va ricordato che a livello regolamentare, il combinato disposto di normativa europea e nazionale, di Basilea IV (che entrerà in vigore nel 2021) e delle linee guida BCE, hanno ancora di più ristretto i margini di manovra degli istituti bancari, tra regole più stringenti in materia di accantonamenti e di gestione dei crediti in sofferenza.

Secondo le ultime linee guida della BCE i tempi per la copertura integrale dei non performing loan emersi a partire da aprile di quest’anno, per esempio, si sono ridotti a due anni per i crediti non garantiti e a sette anni, con una svalutazione graduale a partire dal terzo anno, per i crediti garantiti.

È evidente pertanto che eliminare le scorie residue è un passaggio necessario per affrontare al meglio le sfide future, senza pregiudicare la continuità del credito a famiglie e imprese. Ma anche per continuare quel percorso di convergenza dei rischi con gli altri sistemi europei e accelerare il processo verso l’Unione Bancaria sotto la supervisione unica della BCE, come da più parti auspicato.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2019/05/13/crediti-bancari-deteriorati-previsti-incentivi-fiscali-favorire-cartolarizzazione

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