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Archivio newsEuropa, la cena dei leader per decidere le poltrone. Partono i nuovi dazi Usa
All’università Bocconi di Milano, il presidente Mario Monti e John Elkann, numero uno di Fca, lunedì partecipano alla Lectio per la cattedra dedicata all’Avvocato Gianni Agnelli. Giovedì esce il Rapporto Export 2019 sul rapporto tra le imprese e il mercato estero.
E adesso cominciano i giochi. Le urne sono chiuse, sovranisti ed europeisti si ritroveranno subito attorno allo stesso tavolo per ridisegnare – comunque e chiunque abbia vinto – le istituzioni comunitarie. I primi a farlo saranno, oggi, direttamente i capi di Stato e di governo, al pranzo (che nel gergo del cerimoniale Ue è in realtà una cena) informale che servirà a discutere i risultati elettorali e ad avviare il processo delle nomine. Ovvio il focus prioritario: sono le poltrone dei Commissari, come sempre, a rispecchiare equilibri e rapporti di forza/potere.
Se in maggio è calata – ancora – in Germania, perché dovrebbe essere aumentata in Italia? Domanda retorica, a maggior ragione se letta alla luce degli ultimi indicatori economici (nazionali e non) e di un clima internazionale sempre più surriscaldato dalla guerra commerciale Usa-Cina. Non depone a favore di un miglioramento dell’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese neppure il trend recente: con aprile l’Istat aveva certificato il terzo calo mensile consecutivo. Oggi l’Istat dirà se siamo arrivati al quarto.
Quel po’ di crescita (o di freno alla decrescita) che qua e là conserviamo, lo dobbiamo all’export e non certo ai consumi interni. Ma anche l’enorme capacità delle imprese italiane di conquistare i mercati esteri dovrà fare, e di fatto già fa, i conti con il rallentamento globale. In un quadro, peraltro, di aumento delle tensioni geopolitiche. Con quali conseguenze, proverà a prevederlo il Rapporto Export 2019 che Sace-Simest presenterà nel pomeriggio a Palazzo Mezzanotte. La pre-avvertenza è che abbiamo “un’unica grande certezza: la proiezione internazionale è il principale motore del nostro Paese”. Se rallenta anche quella…
Ed eccolo, l’ennesimo assaggio della spirale in cui Stati Uniti e Cina rischiano di gettare la crescita globale: nel botta e risposta sui dazi, “arricchito” nel mezzo dalla tensione sempre più elevata anche attorno al caso Huawei, dopo le mosse di Washington tocca a Pechino rafforzare ancora un po’ le proprie barriere doganali. Salvo colpi di scena, le nuove misure entreranno in vigore oggi: tassa d’ingresso aumentata al 25% su 60 miliardi di dollari di importazioni di altri 2.493 beni made in Usa.