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Archivio newsDebito pubblico: arriva il richiamo dell’UE all’Italia
Con la lettera inviata il 29 maggio 2019, la Commissione europea richiede chiarimenti all’Italia sulla violazione della regola di riduzione del debito. Nella risposta, attesa entro venerdì 31 maggio, il Governo italiano dovrà elencare i fattori che considera rilevanti per spiegare il mancato rispetto della regola del debito. Le spiegazioni saranno prese in considerazione nell’analisi approfondita sulla situazione che la Commissione presenterà il 5 giugno insieme alle raccomandazioni per ogni Paese europeo.
Come largamente anticipato, la Commissione europea ha scritto, con lettera a firma Dombrovskis e Moscovici, al Ministro dell’Economia e delle finanze Tria chiedendo al Governo italiano se ritiene che ci siano delle giustificazioni oggettive che non hanno permesso all'Italia di ridurre il rapporto debito/PIL.
Il riferimento puntuale è a quelli che si definiscono come “fattori rilevanti” da prendere in considerazione nella valutazione sulla eventuale violazione del Patto di Stabilità. La decisione conclusiva è stata presa a Bruxelles in seguito alla discussione che i commissari hanno avuto la mattina del 29 maggio sul semestre di sorveglianza dei bilanci pubblici e delle politiche economiche degli Stati membri. I Paesi sotto osservazione sono 4, tra cui il Belgio.
Secondo Bruxelles, tra il 2018 e il 2019 ci sarebbe stato uno scostamento finale dello 0,7% (circa 11 miliardi) rispetto agli obiettivi UE. E questo a fronte di una richiesta di riduzione del deficit strutturale di 0,6 avanzata a maggio scorso dalla Commissione e di un impegno di taglio dello 0,3% fatta dall'Italia.
L’Esecutivo comunitario rende poi noto che sta lavorando sulla preparazione di un rapporto sullo stato del debito ex art. 126/3 dei Trattati, dopo che recenti dati Eurostat hanno mostrato un aumento del debito pubblico italiano dal 131,4% nel 2017 al 132,2% del PIL nel 2018.
La risposta italiana deve essere inviata entro il 31 maggio, considerato termine ultimo per consentire alla Commissione di definire la propria posizione in tempo per la riunione dei commissari di mercoledì 5 giugno, nella quale saranno varate tutte le raccomandazioni agli Stati. In quella occasione, la Commissione dovrà decidere se proporre al Consiglio l’apertura di una procedura per debito eccessivo.
Una scelta potrebbe essere presa dai Ministri delle Finanze nelle riunioni dell’8-9 luglio. L’eventuale avvio di una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo comporterebbe per il nostro Paese un "deposito infruttifero" fino allo 0,2% del prodotto interno lordo, circa 3,5 miliardi di euro.
Vanno riportate poi le osservazioni formulate dalla Corte dei Conti nel Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica. Con riferimento ai rapporti con Bruxelles si evidenzia come la tenuta degli obiettivi concordati appare essenziale al fine di evitare l'apertura di una procedura d'infrazione, al momento rinviata.
Si pone poi l’accento in particolare sulle rilevanti clausole di salvaguardia che pesano sul bilancio pubblico e sulla necessità di ridurre il debito il cui alto livello mette a rischio le stesse prospettive di crescita del Paese.
Il permanere di condizioni di incertezza sulla possibilità che nel medio termine si possa imboccare un sentiero decrescente sul debito pubblico rischia di incidere negativamente sulle stesse prospettive di crescita del Paese, viene sottolineato. La Corte dei Conti sottolinea ancora la opportunità che un eventuale minor esborso rispetto alle stime originarie del reddito di cittadinanza andrebbe utilizzato, almeno sotto lo stretto profilo della sostenibilità dei conti pubblici, per ridurre il disavanzo e rientrare dal debito.
La Banca centrale europea, infine, nel proprio Rapporto sulla stabilità finanziaria sottolinea come il rallentamento della crescita può essere attribuito a un impeto più debole della domanda esterna così come a fattori specifici ad alcuni settori e paesi, come i problemi dell'industria dell'auto in Germania e gli effetti contrari sulla fiducia dell'incertezza politica in Italia per cui pesa anche il basso tasso di crescita.
Il Tesoro americano ha poi inserito l'Italia nella lista dei partner commerciali sotto osservazione, della quale fanno parte anche Cina, Giappone, Germania, Corea del Sud, Irlanda, Vietnam, Singapore e Malesia.
Per il nostro Paese, in particolare, nel rapporto semestrale sulle politiche valutarie dei principali partner commerciali, si evidenzia come deve intraprendere riforme strutturali per rafforzare la crescita di lungo termine e ridurre l'elevata disoccupazione e il debito pubblico.