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Archivio newsCommissione UE: l’Italia ha violato la regola sul debito. Proposta la procedura d’infrazione
L’Italia non ha rispettato la regola del debito nel 2018, nel 2019 e non lo farà nel 2020. E’ questa la motivazione per la quale Commissione UE raccomanda per il nostro paese l’apertura di una procedura d'infrazione. Viene poi sottolineato come il rallentamento economico spiega solo in parte l'ampio gap nel rispetto della regola, e la retromarcia su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano fattori aggravanti. Quali saranno i prossimi passi?
La Commissione europea ha approvato il pacchetto di primavera e ha pubblicato le attese raccomandazioni per Paese unitamente al nuovo rapporto sul debito ai sensi dell’articolo 126/3 dei Trattati.
Con particolare riferimento all’Italia, dopo lo scambio epistolare dei giorni scorsi sull’asse Roma-Bruxelles, si ritiene che una procedura per debito eccessivo è giustificata in considerazione del fatto che la regola del debito non è stata rispettata nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020 (secondo Eurostat il rapporto debito/PIL è già al 132,2 per cento del Pil nel 2018 rispetto al 131,4 per cento del 2017) e in aumento al 133,7 per cento quest’anno e al 135,2 per cento nel 2020).
In termini generali si sottolinea come l'economia europea cresce per il settimo anno consecutivo ed è destinata a continuare ad espandersi nel 2020, le economie di tutti gli Stati membri sono in crescita, malgrado le condizioni meno favorevoli e le incertezze sullo scenario mondiale.
Il numero di persone occupate non è mai stato così elevato e la disoccupazione è scesa a un livello record, si prosegue. Allo stesso tempo persistono differenze significative tra i Paesi, le regioni e i gruppi di popolazione.
In tale contesto, la Commissione esorta gli Stati membri a fare tesoro dei progressi compiuti negli ultimi anni. Riforme efficienti, accompagnate da strategie di investimento mirate e politiche fiscali responsabili, prosegue Bruxelles, continuano a costituire una strategia vincente per modernizzare l'economia europea.
In base alla valutazione dei Programmi di stabilità e convergenza del 2019, la Commissione ha adottato una serie di misure nell'ambito del patto di stabilità e crescita.
La Commissione raccomanda di chiudere la procedura per i disavanzi eccessivi per la Spagna. Quando il Consiglio avrà adottato questa decisione, saranno chiuse tutte le procedure per disavanzi eccessivi risalenti alla crisi. Nel 2011, 24 Stati membri erano soggetti al braccio correttivo del patto.
La Commissione ha inoltre adottato relazioni a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) nei confronti di Belgio, Francia, Italia e Cipro, in cui esamina la conformità di questi paesi con i criteri relativi al disavanzo e al debito previsti dal trattato.
Per l'Italia, come sora riportato, la relazione conclude che è giustificata una procedura per disavanzi eccessivi per il debito. L'Ungheria e la Romania sono soggette a una procedura per deviazione significativa, rispettivamente dal 2018 e dal 2017.
La Commissione rivolge poi un avvertimento a Ungheria e Romania sull'esistenza di una deviazione significativa nel 2018 e raccomanda al Consiglio di raccomandare loro di correggere tale deviazione.
La Commissione ha inoltre adottato la terza relazione per la Grecia nell'ambito del quadro di sorveglianza rafforzata che è stato istituito dopo la conclusione del programma di sostegno alla stabilità del meccanismo europeo di stabilità.
Bruxelles reputa che il rallentamento economico, una delle motivazioni addotte dalla risposta del nostro Governo, spiega solo in parte l'ampio gap nel rispetto della regola, e la retromarcia su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano "fattori aggravanti".
Con riferimento alla previdenza si aggiunge come la nuova riforma comporterà incrementi di spesa nel 2019 dello 0,3% del PIL tali da aumentare ulteriormente un costo pensionistico che è valutato dall'OCSE al 15% del prodotto interno lordo potenziale.
Il rischio, secondo le autorità comunitarie, è di mettere ulteriormente in dubbio la sostenibilità a lungo termine del debito italiano. Si reputano poi negativamente le misure eccezionali segnalate dal nostro Paese per spiegare il mancato rispetto delle regole europee.
La decisione si sposta ora dal piano tecnico a quello politico. L’analisi dell’esecutivo europeo passerà ora al vaglio del Comitato economico e finanziario, in cui siedono i direttori generali del Tesoro e delle Banche centrali nazionali.
A sua volta il Comitato emetterà un’opinione entro quindici giorni di cui la Commissione UE terrà conto per presentare una proposta di avvio della procedura contro l’Italia sul debito sul tavolo dei ministri delle finanze europei (Ecofin) alla prima riunione utile, quella del 9 luglio.
Saranno i ministri a decidere a maggioranza qualificata se far partire o meno la procedura, approvando anche le raccomandazioni che la Commissione presenterà contestualmente sulle correzioni con scadenze precise dei conti pubblici italiani.
Il Governo Conte potrà avviare un negoziato per una eventuale manovra correttiva. Il Premier ha ribadito il proprio massimo sforzo “per scongiurare una procedura che sicuramente non fa bene al Paese. Il monitoraggio dei nostri conti, in particolare nel 2019, prosegue il Premier sta evidenziando delle maggiori entrate tributarie e contributive, e anche non tributarie, rispetto alle stime. Questo ci permette di avere dei margini e di reagire meglio alla congiuntura economica non favorevolissima”, osserva Conte.