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Archivio newsEquo compenso. Una storia “non infinita”
Le libere professioni devono recuperare la centralità che spetta loro nel sistema Paese, partendo dalla garanzia dell’equo compenso per tutti. La storia non comincia da oggi. Ma ora prende avvio quel tavolo tecnico presso il Ministero della Giustizia che ha il compito principale di effettuare una revisione del sistema dei parametri tariffari, nodo decisivo per la reale applicazione dell’equo compenso professionale. È opportuno che si dia ascolto alle proposte degli ordini dei professionisti, sia per quel che riguarda i suggerimenti tecnici per attuare modifiche alla normativa sull’equo compenso, sia per raggiungere un’autentica coerenza con i princìpi costituzionali in materia di dignità del lavoro.
Il 3 luglio si è riunito per la prima volta, presso il Ministero della Giustizia, il tavolo tecnico che ha il compito di delineare il percorso per garantire l’equo compenso a tutti i professionisti. Secondo quanto affermato dal sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, “l’obiettivo è valorizzare l’attività dei professionisti che hanno un peso importante e un ruolo di primo piano nella nostra società. Non è quindi più rinviabile una riforma che consenta alle libere professioni di recuperare la centralità che spetta loro nel sistema paese”.
La storia dell’equo compenso per i professionisti, in realtà, non comincia oggi.
La prima normativa che riguardava l’equo compenso per gli avvocati risale al 2012.
Nella legislatura precedente, nel mio ruolo di presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, mi sono impegnato su questo tema, anche presentando, l’11 luglio 2017, una specifica proposta di legge - a mia prima firma e sottoscritta dai colleghi di Commissione Gribaudo, Gnecchi, Albanella, Arlotti, Baruffi, Casellato, Fontana, Giacobbe, Incerti, Maestri, Miccoli - che riguardava i professionisti ordinisti e quelli non organizzati in ordini, albi e collegi. Non era, per noi, accettabile che, come accadde - ed è solo un esempio tra tanti episodi analoghi - al Comune di Piana degli Albanesi, il lavoro degli assistenti sociali venisse pagato un euro l’ora.
Come ebbi ad affermare in sede di presentazione della proposta di legge “anche per gli effetti della profonda recessione che ha investito il nostro Paese si è progressivamente accentuato il processo di sperequazione nei rapporti tra datore di lavoro e prestatore d’opera. Tale fenomeno ha coinvolto anche il settore delle professioni, dove i committenti forti (pubblica amministrazione, banche, assicurazioni, grandi imprese) finiscono per imporre ai professionisti, specie a quelli giovani, compensi e trattamenti ben lontani dallo spirito e dalla lettera del richiamato art. 36 della Costituzione”.
Vorrei qui ricollegarmi all’articolo che ho pubblicato il 22 giugno su IPSOA Quotidiano “Il lavoro autonomo cerca maggiori tutele. Riuscirà a trovarle?v”. In questo articolo ho affermato che la distanza tra lavoro autonomo e dipendente si è accorciata, al basso, proprio nel vissuto dei professionisti che risentono di una situazione più precaria rispetto agli anni precedenti la crisi. E dunque, sono alla ricerca di tutele più forti.
Per questo si è ritenuto indispensabile fermare quella deriva attraverso una iniziativa legislativa. L’obiettivo della battaglia era - allora come oggi - che tutti i professionisti ricevessero un’equa remunerazione, proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione. Anche perché essere pagati nel modo giusto vuol dire pagare giusti contributi alle casse previdenziali per avere in futuro giuste pensioni. Si è così arrivati a una norma sull'equo compenso per i professionisti ordinisti e non ordinisti inserita in un emendamento al “Collegato fiscale” - legge n. 172/2017, alla legge di Bilancio 2018.
Ora prende avvio, finalmente, quel tavolo tecnico presso il Ministero della Giustizia che ha il compito principale di effettuare una revisione del sistema dei parametri tariffari, nodo decisivo per la reale applicazione dell’equo compenso professionale. È opportuno che si dia ascolto alle proposte degli ordini dei professionisti, sia per quel che riguarda i suggerimenti tecnici per attuare modifiche alla normativa sull’equo compenso, sia per raggiungere un’autentica coerenza con i princìpi costituzionali in materia di dignità del lavoro.