News
Archivio newsLondra, un nuovo leader per la Brexit. Carmaker: allarmi sugli utili in arrivo
Pochi dubbi tra gli scommettitori: a Downing Street arriverà Boris Johnson, che sarà anche nuovo leader dei Tories dopo la stagione di Theresa May. ISTAT, così la fiducia dei consumatori in luglio. Semestrali (con molti profit warning) delle case automobilistiche.
L’elenco lo hanno aperto, la settimana scorsa, Daimler e Bmw. Entrambe hanno emesso seri profit warning dopo i pesanti tagli degli utili (trasformati in perdite, per Daimler) registrati nel trimestre aprile-giugno. Adesso incominceremo a vedere se il mix esplosivo tra il calo del mercato europeo legato alla crisi del diesel (soprattutto), i contraccolpi della guerra commerciale USA-Cina e i massicci investimenti richiesti dallo sviluppo delle tecnologie elettriche (che però non decollano), si stia facendo sentire in modo altrettanto allarmante anche fuori dalla Germania. La serie di semestrali dell’auto si riaprirà oggi con Psa, colpita come tutti i costruttori dal crollo del mercato europeo in giugno, e che non va meglio nel resto del mondo: ha da poco annunciato un calo del 12,8% delle vendite globali nei primi sei mesi dell’anno.
Continuità. Al vertice della BCE si avvicina il cambio della guida, non un cambio delle linee strategiche: Christine Lagarde, dicono gli analisti, si muoverà seguendo gli stessi principi che hanno segnato gli otto anni di Mario Draghi all’Eurotower. La direzione verrà ribadita dal consiglio di politica monetaria in agenda oggi a Francoforte. Sarà una delle ultime riunioni presiedute da Draghi, e va letta come il naturale proseguimento di quanto deciso dal board tenuto a Vilnius il 6 giugno scorso. Dai verbali resi noti una decina di giorni fa: “Alla luce di una maggiore incertezza, che probabilmente aumenterà ancora in futuro, il Consiglio direttivo deve essere pronto e preparato ad allentare ulteriormente la politica monetaria, adeguando tutti gli strumenti per raggiungere il target di stabilità dei prezzi”. E dare una mano a riportare l’euro-economia alla crescita.
Ieri il consiglio d’amministrazione, oggi la conference call. Sullo sfondo, ma neanche tanto, il processo sul quale l’Eni ribadisce “massima tranquillità, confidente che il dibattimento in corso continuerà a confermare la totale estraneità della compagnia a fatti che non sussistono”. Linea che ovviamente Claudio Descalzi ribadirà, se (com’è probabile) qualche analista chiederà aggiornamenti. Per il resto, concentrazione sui conti del secondo trimestre e sulla previsione di acconto per il dividendo 2019.
Non traggano in inganno i dati, diffusi in settimana dall’ISTAT, sull’incremento mostrato a maggio da fatturato (+1,6%) e ordinativi industriali (+1,5%): è un rimbalzo congiunturale, non strutturale, e in termini tendenziali i numeri non sono altrettanto incoraggianti (un magro +0,3% per il fatturato, un pesante -2,5% per gli ordinativi). Perciò forse neppure la politica più irriducibilmente ottimista (in pubblico) si aspetta che oggi, quando l’Istituto di statistica comunicherà l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese, ci possano essere ragioni per festeggiare. Lo scenario più probabile è che le attese, degli uni e delle altre, continuino a peggiorare.