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Archivio newsTaglio del cuneo fiscale: ampliamento del Bonus Renzi, con qualche (rilevante) novità
Sarà il confronto tra Governo e sindacati sul decreto attuativo a fissare le modalità di riduzione del cuneo fiscale a decorrere dal 1° luglio 2020. La legge di Bilancio 2020 si è infatti limitata a istituire il «Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti», con una dotazione pari a 3.000 milioni di euro per l’anno 2020 e a 5.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021. L’ipotesi che sta prendendo sempre più piede è di concedere il beneficio ai lavoratori che percepiscono già il bonus Renzi (con reddito da 8.000 euro circa a 26.600) ai quali si aggiungerebbero i lavoratori con reddito fino a 35.000 euro. Inoltre, dalle anticipazioni emerge che l’intenzione è di trasformare il credito d’imposta in una detrazione fiscale, una soluzione che però presenta evidenti svantaggi.
Avanza l’iter di elaborazione del decreto per il taglio del cuneo fiscale.
Il provvedimento, al quale stanno lavorando i tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, prende le mosse dalla legge di Bilancio 2020 in cui è stato istituito un apposito fondo per la riduzione del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori.
Invero, le notizie fanno un po' da cornice ad obiettivi ancora da riempire di contenuti in maniera concreta, anche alla luce di quanto, verosimilmente, giungerà dalla fase di ascolto con le parti sociali.
E’ infatti programmato un incontro tra il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri ed i sindacati per scendere nei dettagli delle modalità per trasferire sui lavoratori 3 miliardi stanziati per il 2020 (dal 2021 saranno invece 5 i miliardi disponibili).
Ricordiamo che le misure sul cuneo fiscale dovrebbero partire da luglio 2020, per entrare a regime, ovvero avere impatto annuale, dal 2021.
Dalle ipotesi che circolano, l’incremento dovrebbe essere di circa 500 euro per i 6 mesi del 2020, per poi a regime diventare 1000 euro dal 2021.
In realtà, le stime parlano di 20 euro -massimo 30 euro mensili, per cui meno degli importi annuali ipotizzati.
Ma, evidentemente, sui numeri occorrerà attendere il provvedimento.
Si può invece ragionare sulle modalità con cui si intende intervenire.
L’idea che circola con sempre più insistenza è quella di estendere i benefici per i lavoratori già beneficiari del bonus 80 euro introdotto dal Governo Renzi nel 2014 ma allargandone la platea fino a 35 mila euro ed aumentandone la misura.
Ricordiamo che attualmente il limite reddituale è di 26.600 euro, anche se già da 24.600 euro inizia progressivamente a ridursi, fino per l’appunto ad azzerarsi al raggiungimento del predetto limite massimo di reddito di 26.600 euro. |
Inoltre, verrebbero esclusi i cd. incapienti, cioè tutti coloro che producono un reddito di lavoro dipendente fino a poco più di 8 mila euro di imponibile fiscale che non risultano beneficiari del bonus 80 euro in quanto le detrazioni di lavoro dipendente azzerano l’imposta lorda e dunque non consentono la maturazione del beneficio fiscale.
Ma la questione riguarda più in generale l’idea di modificare per l’appunto il bonus 80 euro perché, come è noto, attualmente tale beneficio consiste in un credito d’imposta riconosciuto al lavoratore al di fuori del calcolo IRPEF imposta lorda/imposta netta (salvo per l’impatto delle sole detrazioni di lavoro dipendente).
Infatti, dalle anticipazioni, pare si voglia mettere mano in maniera strutturale al beneficio. Più specificamente, l’intenzione è quella di trasformare il credito d’ imposta in una detrazione fiscale, verosimilmente aumentando quella già prevista per i redditi di lavoro dipendente.
E’ chiaro, tuttavia, che una simile modalità porterà ad un mancato beneficio per tutti quei lavoratori che avranno maturato altre detrazioni fiscali che già impattano sull’imposta lorda.
E qui il pensiero non va solo alle detrazioni fiscali previste per le spese detraibili (dagli interessi sul mutuo alle spese mediche, per esempio) ma anche a quelle per carichi familiari che assorbirebbero il potenziale aumento delle detrazioni di lavoro dipendente.
E’ noto, infatti, che le detrazioni spettano fino a concorrenza dell’imposta lorda.
Sulla spettanza e dunque sulla erogazione effettiva del bonus 80 euro, invece, abbiamo detto che impattano esclusivamente le detrazioni di lavoro dipendente, rimanendo neutre invece le altre detrazioni spettante al lavoratore/contribuente.
In particolare, qualora sottraendo dall’imposta lorda le sole detrazioni di lavoro dipendenti emerga un debito (anche minimo), il lavoratore comunque può beneficiare del bonus di 80 euro a prescindere, ad esempio, dal carico fiscale ai sensi dell’articolo del 12 del TUIR del coniuge o dei figli.
Ed analogo discorso nel caso in cui, in sede di 730, il lavoratore intenda recuperare detrazioni per spese di altra natura.
Tornando dunque al cuneo fiscale, sembrano però giungere rassicurazioni sulle modifiche al bonus 80 euro.
La volontà dichiarata da Marco Leonardi, consigliere economico del Ministro Gualtieri, è infatti quella di valutare l’impatto delle modifiche che si vorrebbero introdurre al fine di evitare che si possano determinare effetti negativi per i lavoratori rispetto alla disciplina attualmente in vigore.
E’ chiaro, tuttavia, che se può essere salutata con favore una misura che aumenti il reddito netto dei lavoratori, posto che potrà avere verosimilmente un impatto seppur limitato sui consumi, appare evidente l’urgenza di mettere mano alla partita del costo del lavoro per consentire un impatto non solo sul fronte dell’economia e soprattutto dell’occupazione.
Ricordiamo, infatti, che anche quest’anno sul fronte dell’occupazione le misure introdotte dalla legge di Bilancio 2020 rimangono di nicchia e comunque limitate temporalmente.
L’impatto della decontribuzione per gli apprendisti di primo livello, infatti, riguarda un ristrettissimo numero di imprese e di lavoratori, mentre i benefici per gli under 35 e quello per i lavoratori assunti da imprese nel Mezzogiorno riguarderanno solo il 2020.