News
Archivio newsOrgano di revisione: solo il 27,6% delle S.r.l. in regola con la nomina
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, con il partner scientifico Cerved, ha stimato che delle 104.000 società di capitale (escluse immobiliari e finanziarie) obbligate, in base alla nuova normativa, a dotarsi di organi di controllo, cioè sindaci, revisori dei conti o collegi sindacali, sono circa 3.800 quelle che potrebbero venire segnalate agli OCRI nel 2020 per aver superato gli indici di allerta relativi al patrimonio netto o ai cinque indicatori settoriali individuati dal CNDCEC. Nel 2021, quando potranno essere indicate anche le altre società, il numero è destinato a salire significativamente. Inoltre, delle 67.000 S.r.l. obbligate alla nomina dell’organo di controllo, è in regola solo il 27,6%.
Il CNDCEC ha presentato le stime calcolate, con il partner scientifico Cerved, sulla nomina degli organismi di verifica applicando la nuova normativa alle società di capitale che hanno depositato i bilanci nel 2017 e nel 2018.
La normativa ha imposto l’obbligo di nomina dell’organo di controllo alle S.p.a. e alle S.r.l. che per due anni consecutivi abbiano superato:
- 4 milioni di attivo,
- 4 milioni di ricavi,
- 20 dipendenti.
Le società che, stando ai bilanci 2017 o 2018 presenti nel database Cerved, hanno tale obbligo sono 104.570, un cluster rilevante se si considera che, dal prossimo agosto gli organi di controllo dovranno segnalare lo stato di crisi agli OCRI, gli Organismi di Composizione delle Crisi d’Impresa e, in base ai bilanci, il numero di società che potrebbero venire segnalate, con patrimonio netto negativo oppure con il superamento di tutti e cinque gli indici, è pari a 3.830, cioè il 3,7% del campione.
Lo studio ha analizzato altresì le 67.000 S.r.l. obbligate alla nomina dell’organo di controllo e ha evidenziato che solo il 27,6% è in regola, con una netta differenza tra Nord e Sud d’Italia: si va dal 34,8% dell’Emilia Romagna o al 34,7% del Friuli, al 16,4% della Campania e al 14,6% della Puglia.
Il consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla Crisi d’impresa Andrea Foschi ha dichiarato che “situazioni di rischio non vogliono dire automaticamente attivazione delle procedure di allerta o segnalazione all’OCRI. In caso di patrimonio netto negativo, esiste una miriade di soluzioni possibili che prescindono da quanto previsto dal Codice della crisi: dall’incremento di capitale alla conversione di voci in bilancio”.
Secondo Foschi, gli Sos saranno più bassi rispetto al bacino potenziale censito da Cerved, ma le trasformazioni necessarie per il successo del nuovo Codice della crisi richiedono tempo.
“Per l’obbligo di segnalazione serve una proroga di un anno che riguardi una platea più ampia di imprese, fino al limite dalla piccola Ue (fatturato di 10 milioni, 10 milioni di ricavi e 50 addetti). Questo, fra l’altro, consentirebbe ai nuovi sindaci o revisori di far capire quanto il loro lavoro sia utile”.
Infine Foschi ricorda come il Consiglio nazionale dei commercialisti abbia chiesto fino all’ultimo di prorogare la scadenza del 16 dicembre 2019 all’assemblea di approvazione del bilancio “perché era assurdo, e continua ad esserlo, nominare un organo di controllo a fine anno, rendendolo responsabile di un esercizio (il 2019) in cui non è stato presente. Ma, purtroppo, se la normativa non cambia o non arrivano ulteriori chiarimenti, la revisione dovrà comunque riguardare il bilancio 2019, anche se l’incarico viene affidato nel 2020. Per questo le aziende stanno cercando di capire come muoversi”.