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Archivio newsRiforma delle pensioni: quale sarà il futuro di quota 100, APE sociale e opzione donna?
Si è tenuto oggi 10 febbraio un nuovo incontro tra Governo e sindacati in materia di pensioni. L’obiettivo principe del confronto è individuare un nuovo canale di pensionamento che sostituisca quota 100 al termine della sperimentazione (a fine 2021) affiancandosi alle canoniche pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi) e pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne). Va poi deciso il futuro di misure come APE sociale e opzione donna. Dopo l'ultimo tavolo del 19 febbraio sulla previdenza complementare, si deciderà se convocare un unico tavolo per avere stime e valutazioni su platee e costi, oppure altre quattro riunioni tematiche.
Nuova tappa nel percorso di confronto Governo-sindacati in materia di pensioni. Nella mattinata del 10 febbraio, così come era stato programmato in calendario, si è tenuto il terzo incontro in materia di flessibilità in uscita. L’obiettivo principe è quello di individuare e concordare un nuovo canale di pensionamento che sostituisca quota 100 al termine della sperimentazione (a fine 2021) affiancandosi alle canoniche pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi) e pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).
Va poi deciso il futuro di misure come APE sociale e opzione donna, prorogate di un anno dalla recente Legge di Bilancio.
L’esito, da quanto si è appreso, è stato interlocutorio e conoscitivo sulle rispettive posizioni. Dopo l'ultimo tavolo del 19 febbraio sulla previdenza complementare, si deciderà se convocare un unico tavolo per avere stime e valutazioni su platee e costi, oppure altre quattro riunioni tematiche.
Entro metà marzo dovrebbe poi insediarsi la Commissione sui lavori gravosi e usuranti di cui faranno parte cinque rappresentanti individuati dai sindacati, cinque componenti della parte datoriale, i rappresentanti del Governo, di Istat, Inps e Inail.
Il punto di partenza sindacale è rappresentato dalla piattaforma unitaria già presentata, vale a dire consentire il pensionamento con 62 anni di età e 20 anni di contributi o 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.
Vi è poi contrarietà a interrompere quota 100 prima del previsto sottolineando che le risorse per la riforma non possono essere solo quelle che provengono dai risparmi di questa misura.
Secondo i sindacati i risparmi da Quota 100 si aggirano attorno ai 6 miliardi nel triennio; il Presidente dell’INPS ha quantificato per il 2019 risparmi di 1,5 miliardi, per il 2020 di 2,2 miliardi e per il 2021 una cifra analoga.
Si propone poi il blocco all'automatismo dell'aumento dell'età per la pensione di vecchiaia legato alla speranza di vita (al momento dovrebbe scattare nel 2023 perché nel 2021 è stato congelato poiché la speranza di vita è rimasta stabile).
Si chiedono ancora misure sui lavori gravosi e vantaggi in termini contributivi per chi ha fatto lavoro di cura, ma anche di mantenere le tutele previste per le categorie protette con l'APE sociale come i disoccupati e coloro che sono stati a lungo impegnati in attività gravose, favorendo le donne con il riconoscimento della riduzione di un anno di contributi per ogni figlio.
Dal lato del Governo sono in corso ragionamenti su ipotesi di un pensionamento flessibile con possibile ricalcolo contributivo o introduzione di penalizzazioni per anticipo della quiescenza prima di un’età “soglia” da individuare. Contrari i sindacati che sottolineano il forte impatto che avrebbe il ricalcolo contributivo che secondo stime della fondazione Di Vittorio determinerebbe per i pensionati una perdita di assegno pari ad 1/3 della pensione lorda (in base alla vita media degli italiani, stima di vita a 82 anni circa produrrebbe una perdita compresa tra 50.000 ed 80.000 euro a pensionato.