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Archivio newsSmartworking: Italia fanalino di coda in Europa
Il lavoro agile è ancora poco diffuso in Italia riguarda appena il 2% dei lavoratori dipendenti. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati Eurostat riferiti al 2018, analizzati dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro. Eppure sono 8 milioni 359 mila i lavoratori dipendenti potenzialmente occupabili in smart working nel nostro Paese. Si tratta evidentemente di un modello organizzativo da valorizzare per le imprese, come dimostrano le positive esperienze condotte in altri paesi europei, in particolar modo nel Nord Europa, dove oltre il 30% dei lavoratori è coinvolto da misure di smart working.
I dati Eurostat 2018 parlano chiaro: i lavoratori dipendenti italiani potenzialmente occupabili in smart working (manager e quadri, professionisti, tecnici e impiegati d’ufficio) sono oltre 8 milioni. Dati importanti, anche al fine di gestire l’emergenza Coronavirus, riguardanti una modalità organizzativa del lavoro largamente diffusa in Europa, ma ancora molto poco in Italia.
L’analisi condotta dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro dimostra che quasi il 12% dei lavoratori europei alle dipendenze di imprese o organizzazioni pubbliche pratica smart working, lavorando da casa saltuariamente (8,7%) o stabilmente (2,9%), grazie alle opportunità messe a disposizione delle nuove tecnologie. In Italia la percentuale si ferma al 2% ed è la più bassa d’Europa, nonostante la legge sul lavoro agile (L. 81/2017) abbia introdotto elementi di flessibilità organizzativa nel mercato del lavoro italiano che, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologiche, consentono di coniugare gli obiettivi di efficienza e produttività aziendale con il benessere del lavoratore, il numero dei dipendenti coinvolti è ancora estremamente basso.
C’è molta diffidenza, nel nostro paese, verso soluzioni organizzative innovative, che facciano della cultura del risultato il baricentro del modello gestionale - ha evidenziato il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca - l’adozione di questo modello implica da parte delle aziende uno sforzo organizzativo rilevante in termini di investimento tecnologico, revisione dei processi di lavoro, formazione e valutazione dei dipendenti e soprattutto il superamento delle naturali diffidenze che possono sussistere da parte del management e degli stessi lavoratori.
Il 2% dei dipendenti lavora saltuariamente o abitualmente da casa (pari a 354 mila persone). 8.359.000 gli occupati dipendenti in Italia impiegati in professioni potenzialmente occupabili in modalità smart working. Se un quarto di questi avesse la possibilità di lavorare in modalità smart sarebbero oltre 2 milioni. Se si arrivasse ad un terzo sarebbero 2,8 milioni.