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Archivio newsI conti di Bankitalia sul Covid, mentre si studia la riapertura
Tra i tanti esercizi di calcolo dell’impatto della pandemia sull’economia, martedì ne uscirà uno dei più autorevoli, quello della Banca d’Italia, nell’indagine sulle aspettative di crescita. In teleconferenza, come è ormai abitudine in tempi di Covid, giovedì il Consiglio direttivo di Confindustria designerà il successore del presidente Vincenzo Boccia. Venerdì infine attesi i numeri di marzo delle vendite di auto in Europa, mercato praticamente azzerato dal lockdown, dal quale intanto l’Italia inizia a studiare una progressiva uscita.
L’ultimo decreto, quello che ha stabilito il lockdown pressoché totale, scade oggi. Valutato definitivamente, nel weekend, il trend della curva epidemica, il premier Giuseppe Conte firmerà il provvedimento con le nuove regole d’ingaggio della guerra al Covid-19. Sappiamo già che il Paese resterà chiuso ancora fino al 3 maggio, ma alcune misure saranno allentate. Alle fabbriche e alle attività economiche che non hanno mai chiuso, perché producono beni e servizi essenziali, e a chi ha via via ottenuto licenze in deroga, dovrebbero aggiungersi le aziende delle filiere alimentare e farmaceutica, alcune produzioni della meccanica, librerie e cartolerie, probabilmente i negozi di abbigliamento per neonati. Purché, naturalmente, garantiscano di rispettare le norme anti-contagio a tutela della salute di lavoratori, clienti, fornitori.
Non c’è analisi, report, studio statistico che non preveda crolli globali del Pil, dell’occupazione, dei commerci. Sappiamo già che l’Italia sarà tra i Paesi più colpiti, e che la risalita stimata per il secondo semestre - quando l’emergenza dovrebbe essere alle spalle - non sarà minimamente sufficiente anche solo a riavvicinarci ai livelli pre-epidemia. Oggi, al quadro, aggiungerà dettagli importanti uno dei rapporti più attesi: l’indagine trimestrale di Bankitalia sulle aspettative di crescita.
In teoria, avremmo dovuto sapere già il 26 marzo chi fosse (chi sarà, a questo punto) il nuovo presidente di Confindustria. Manovre e pressioni di palazzo - inteso come nomenklatura dei professionisti dell’associazionismo, da tempo forti in Viale dell’Astronomia almeno quanto lo sono nel sindacato nazionale - avevano però fatto slittare il Consiglio direttivo e dunque la designazione. La data fissata alla fine da Vincenzo Boccia - oggi - lascia comunque il tempo per rispettare il calendario dell’elezione formale: l’assemblea privata del 20 maggio, quella in cui il successore di Boccia verrà nominato ufficialmente, si terrà esattamente come da agenda (ma sarà il primo voto “a distanza” dell’ultracentenaria storia confindustriale). Nel duello tra il milanese Carlo Bonomi e la torinese Licia Mattioli appare sempre più favorito il primo. Non era scontato, fino a poche settimane fa. Sarebbe una chiara scelta di svolta rispetto alle “squadre” (e agli apparati) alla guida da qualche quadriennio.
E’ un mercato di fatto azzerato. Per l’industria europea dell’auto il lockdown medio, in marzo, è stato di 16 giorni. Bene (cioè malissimo): sono bastati a far collassare le vendite in tutti i Paesi dell’Unione. Oggi, da Parigi, l’Acea diffonderà i dati complessivi. Ma sappiamo già com’è andata nei cinque “major markets”, che insieme rappresentano all’incirca il 75% delle immatricolazioni continentali (Ue, più Regno Unito, più area Efta): Italia -85%, Francia -72%, Spagna -69%, Gran Bretagna -44%, Germania -38%. La “graduatoria” delle perdite rispecchia le diverse date di comparsa del Covid-19 nei vari Paesi e il conseguente avvio delle misure di chiusura. Perciò gli analisti stimano che ad aprile andrà ancora peggio e che, sebbene sia previsto un recupero a partire da giugno-luglio, difficilmente il settore potrà riuscirà a chiudere il 2020 con un crollo inferiore al 30%. Unica nota di speranza: secondo Moody’s, la maggior parte dei gruppi automobilistici, e in particolare proprio quelli europei (e asiatici), nell’affrontare l’emergenza possono contare su una liquidità maggiore rispetto a dieci anni fa. La Grande Recessione Globale di allora, evidentemente, ai bilanci qualche anticorpo l’ha lasciato. Dopodiché, sarà cruciale la capacità di recuperare redditività. E lo saranno gli aiuti che molti governi (non ancora quello italiano) hanno già messo a disposizione del settore.
Nessun documento e nessuna controproposta, ancora, da parte del governo. Perciò il consiglio d’amministrazione di Atlantia, pochi giorni fa, si è riaggiornato: il futuro della controllata Autostrade per l’Italia sarà al centro della nuova riunione, fissata per oggi. I nodi restano sempre gli stessi: revoca delle concessioni e schema tariffario.