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Archivio newsCovid-19: settori e lavoratori ancora bloccati dopo il 4maggio
Con il Comunicato Stampa l’INPS annuncia che i settori essenziali che dal 4 maggio riprendono l’attività sono quelli in cui sono impiegati lavoratori più stabili e meglio retribuiti. Al contrario, i lavoratori nei settori bloccati presentano caratteristiche di maggiore fragilità nel mercato del lavoro; donne, giovani, temporanei, part time, lavoratori in piccole imprese. Rispetto a quelle rimaste aperte dopo i precedenti provvedimenti, le regioni del nord registrano una quota maggiore di occupati in settori riattivati. Il lavoro nei settori riattivati è caratterizzato da minore vicinanza fisica tra i lavoratori e da una più elevata propensione a lavorare da casa, riducendo il rischio di contagio.
I settori ancora bloccati dopo il 4 maggio sono caratterizzati dalla presenza di lavoratori con meno garanzie. I settori riaperti presentano modalità lavorative che garantiscono minore rischio di contagio: i comparti dove il lavoro è caratterizzato da alta vicinanza fisica sono stati riattivati in misura contenuta, o non sono stati riattivati affatto; dove la riapertura è stata più consistente la possibilità di svolgere le mansioni lavorative da casa risulta più elevata.
È quanto emerge da una ricerca che la Direzione centrale Studi e Ricerche dell’INPS e la Struttura Lavoro e Professioni di INAPP hanno congiuntamente condotto allo scopo di evidenziare le differenze individuali e strutturali fra l’insieme dei lavoratori che sono impiegati nei settori essenziali e quelli che operano nei settori ancora bloccati.
E’ cresciuta l’incidenza dei lavoratori fragili presenti nel mercato del lavoro, come le donne, che sono il 56% del totale dei lavoratori bloccati dal 4 maggio, i lavoratori temporanei, i lavoratori part time, i giovani, gli stranieri, i lavoratori impiegati presso piccole imprese.
Si tratta di lavoratori che hanno livelli medi dei salari annui e settimanali decisamente inferiori rispetto ai lavoratori dei settori considerati essenziali. Se si considera il salario medio settimanale il differenziale è del 43%. La forte differenza fra il salario totale annuo e il salario settimanale è spiegata da una instabilità lavorativa decisamente superiore nei settori bloccati, dove il numero medio di settimane lavorate nell’anno è pari a 19 contro le 31 nei settori essenziali.
I settori economici che contribuiscono maggiormente ai differenziali evidenziati sono ‘Alloggio e Ristorazione’, con una quota di attività bloccate dell’82%, ‘Attività artistiche e sportive’, totalmente bloccato, e ‘Altre attività di servizi’ (41% di bloccati), settori che mostrano salari medi annuali, settimanali e settimane lavorate di gran lunga inferiori rispetto ai valori nazionali.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, la quota di occupati in settori riaperti è maggiore nelle regioni e nelle province del nord, soprattutto nel nord ovest che hanno registrato una diffusione più elevata del Covid-19, circostanza che può destare preoccupazione. Nelle grandi città, dove sono maggiori le preoccupazioni per gli spostamenti lavorativi attraverso i mezzi pubblici, si rileva una incidenza minore dei settori riattivati.
I settori dispensati dal blocco delle attività presentano un livello medio di vicinanza fisica nello svolgimento delle mansioni minore rispetto a quello dei settori bloccati, mentre il livello della propensione a lavorare da casa, in smartworking, risulta più elevato.
In conclusione, se da un lato la scelta dei settori che saranno bloccati dopo il 4 maggio coinvolge lavoratori che presentano caratteristiche di maggiore fragilità nel mercato del lavoro, dall’altro tale scelta appare supportata dal fatto che i settori bloccati presentano indici di rischio di contagio più elevati, giustificando la maggiore cautela e attesa prima della riapertura più estesa.
INPS, Comunicato Stampa 04/05/2020,