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Archivio newsFondo innovazione tecnologica: digitalizzare la PA per far crescere le imprese
Per incentivare il processo di digitalizzazione della PA il decreto Rilancio ha stanziato 50 milioni di euro per il Fondo per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. L’obiettivo è aumentare il numero di pratiche della Pubblica amministrazione che le imprese italiane potranno svolgere in via telematica. Una semplificazione dei processi che servirà anche da motore di crescita per le aziende. Inoltre, la domanda di tecnologie innovative potrà incentivare imprese, start up e produttori di software a creare sistemi sempre più avanzati e progettati per la PA riconoscendola come committente del quale vanno soddisfatte le esigenze e non come cliente passivo che assorbe prodotti ritagliati su altre esigenze.
Il Fondo per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione nasce da una richiesta espressa di Paola Pisano, dal settembre 2019 ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione (MID). L’art. 239 del decreto Rilancio (D.L. n. 34/2020) affida al suo dicastero la gestione del nuovo Fondo, dotato per il 2020 dei primi 50 milioni di euro. Tali risorse finanziarie verranno innanzitutto impiegate per aumentare la tipologia di pratiche burocratiche che gli italiani potranno svolgere per via telematica.
Già adesso, con le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) è possibile conoscere o verificare scadenze di adempimenti da compiere, effettuare pagamenti e ricevere eventuali bonus ai quali si ha diritto: attraverso questo “cruscotto” digitale unificato e sempre accessibile, per adesso nella sua versione beta, in molti comuni si può già pagare il bollo auto e avere certificati di proprietà (ACI), controllare scadenze IMU e TASI, TARI, pagare l’iscrizione ai nidi d’infanzia e altri servizi scolastici, pagare le sanzioni codice della strada, accedere agli sportelli unici per l’edilizia e per le attività produttive e al Fascicolo Sanitario Elettronico.
Grazie al Fondo sarà possibile ampliare a tutto il territorio nazionale questi servizi pubblici, aggiungerne di nuovi e aprire la strada ai servizi privati.
Il nuovo Fondo per l'innovazione tecnologica e digitale viene istituito dal decreto Rilancio nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con una prima dotazione di 50 milioni di euro per il 2020. Risorse finanziarie che vengono trasferite al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per essere poi riassegnate, come detto, al Ministro Paola Pisano, delegato per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, che provvederà alla loro gestione.
Secondo quanto sintetizza la relazione illustrativa del decreto Rilancio, il Fondo è destinato alla copertura delle spese per interventi, acquisti e misure di sostegno a favore di:
- una strategia di condivisione e utilizzo del patrimonio informativo pubblico a fini istituzionali;
- la diffusione dell’identità digitale, del domicilio digitale e delle firme elettroniche;
- la realizzazione ed erogazione di servizi in rete, dell'accesso ai servizi in rete tramite le piattaforme abilitanti previste da disposizioni del Codice dell'amministrazione digitale (Dlgs n. 82/2005), recate da tutta una serie di norme.
In sintesi, il Fondo mira ad aumentare le possibilità per cittadini e imprese di svolgere in via telematica pratiche della Pubblica amministrazione.
Ecco nel dettaglio le piattaforme da sostenere e implementare, alle quali si accompagnano i servizi e le attività di assistenza tecnico-amministrativa necessarie:
- sistema di pagamento elettronico, attraverso un sistema pubblico di connettività che assicuri una piattaforma tecnologica per l'interconnessione e l'interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento abilitati (art. 5);
- anagrafe nazionale della popolazione residente (art. 62),
- sistema pubblico per la gestione delle identità digitali e modalità di accesso ai servizi erogati in rete dalle PA (art. 64),
- accesso telematico ai servizi della PA (art. 64-bis).
L’art. 239 del decreto Rilancio demanda a uno o più DPCM o decreti del Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, l’individuazione degli interventi ai quali destinare le risorse del Fondo, tenendo conto degli aspetti correlati alla sicurezza cibernetica.
Le risorse del Fondo saranno rivolte innanzitutto al “progetto IO.it”, tradotto nell’app IO e che trova il suo fondamento normativo nell’art. 64 bis del nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD): la norma ha previsto un unico punto di accesso telematico ai servizi delle pubbliche amministrazioni e ha sottolineato l’esigenza di attuare un cambiamento fondamentale nei rapporti tra cittadino e PA, incentrato su tre aspetti chiave: semplicità, rapidità e trasparenza.
L’app IO ha trovato una collocazione precisa all’interno del Piano Triennale per l’informatica nella PA 2019-2021, al capitolo 9 “Strumenti per la generazione e la diffusione di servizi digitali”, nel quale il paragrafo 9.7 è per l’appunto dedicato a “IO: l’app per l’accesso ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione”.
In concreto, l’app IO fornisce al cittadino un collegamento diretto (attraverso lo smartphone) con i servizi e le comunicazioni della PA, un punto di accesso unico per l’erogazione e la fruizione dei servizi pubblici. Alla piattaforma è stato assegnato un ruolo preminente all’interno del processo di digitalizzazione e di semplificazione della PA e per la realizzazione dell’idea di Smart Nation abbracciata dal Ministro Pisano.
Dopo una prima fase di sperimentazione “a inviti” – una fase di test in closed-beta che serviva a individuare e risolvere bug e a ottimizzare l’esperienza utente, grazie ai feedback dei primi cittadini coinvolti - dalla primavera 2020 è iniziata la seconda fase della sperimentazione, segnata con l’approdo della versione in open beta sugli store.
Attualmente, per chi ha scaricato l’app IO, è possibile, utilizzando lo SPID (Servizio per l’identità digitale), accedere a informazioni che lo riguardano, conoscere o verificare scadenze di adempimenti da compiere, effettuare pagamenti e ricevere eventuali bonus ai quali ha diritto: già adesso in diversi comuni si può pagare il bollo auto e avere certificati di proprietà (ACI), controllare scadenze IMU e TASI, TARI, pagare l’iscrizione ai nidi d’infanzia e altri servizi scolastici, pagare le sanzioni per infrazioni al Codice della strada, accedere agli sportelli unici per l’edilizia e per le attività produttive e al Fascicolo Sanitario Elettronico.
E ancora, accedere al Fascicolo Sanitario Elettronico e comunicare con l’Agenzia delle Entrate (per scadenze tributarie e relativi pagamenti, con l’INPS (per i documenti e le informazioni sui servizi erogati (in arrivo).
Grazie alle risorse del nuovo Fondo sarà accresciuta la quantità dei servizi ottenibili attraverso questa applicazione. Gli interventi per realizzare tali obiettivi non saranno solo tecnologici ma anche formativi, amministrativi, procedurali. Gli stanziamenti potranno essere utilizzati, oltre che per acquisti di software, per sostenere la realizzazione di cambiamenti necessari finalizzati a rendere più agili i rapporti tra cittadini e macchina pubblica.
In prospettiva, si legge nella Relazione, potrebbero confluire nella app IO anche servizi offerti da operatori privati, creando così un cruscotto digitale unificato e sempre accessibile.
Nelle intenzioni del MID e del Governo, l’istituzione del Fondo e più in generale il processo di digitalizzazione della PA farà del bene anche alle imprese. “Aumentare la domanda di tecnologie innovative da parte della Pubblica Amministrazione è motore di crescita”: è questa, in proposito, una delle frasi che si leggono sul sito del MID.
La domanda di tecnologie innovative, infatti, può incentivare aziende, start up e produttori di software (software house) del Paese a creare sistemi sempre più avanzati e progettati per la PA riconoscendola come committente del quale vanno soddisfatte le esigenze e non come cliente passivo che assorbe prodotti ritagliati su altre esigenze.
La digitalizzazione dei servizi ha ormai assunto un ruolo strategico, “non solo per semplificare la burocrazia, velocizzare i tempi di erogazione dei servizi e diminuire i costi delle strutture, ma soprattutto per migliorare il rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadino”.
Una trasformazione tecnologica che dovrà procedere con speditezza e che punta a servizi semplici e tuttavia avanzati tecnologicamente.