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Archivio newsLe previsioni di Bankitalia al 2022 e la fotografia mensile dell’Istat sull’economia italiana
Inizia lunedì l’offerta di Intesa Sanpaolo sulle azioni Ubi che ridisegna lo scenario delle banche nel nostro Paese. E dalla Germania arrivano i dati sull’andamento dell’industria nel mese di maggio.
Mille battaglie preliminari. Ora lo scontro si gioca direttamente in campo: Intesa Sanpaolo è riuscita a rispettare il timing previsto, le infinite schermaglie e l’emergenza Covid non hanno rallentato l’iter autorizzativo-burocratico e, dunque, l’Offerta pubblica di scambio su Ubi può partire. Resta l’incognita delle incognite: per marciare senza ulteriori ostacoli verso l’obiettivo centrale dell’operazione, ovvero la fusione per incorporazione della banca guidata da Victor Massiah, l’offerta di Carlo Messina deve raccogliere azioni pari almeno ai due terzi del capitale. Se all’appello mancasse anche solo una manciata di titoli, non ci sarebbe la certezza matematica del controllo dell’assemblea straordinaria. Se poi l’Ops portasse a Milano “solo” il 50,1% dell’istituto bergamasco-bresciano, la questione si farebbe evidentemente ancora più complicata. E infatti è uno dei «rischi» elencati nel documento di registrazione dell’Offerta. Non pare però che l’eventualità preoccupi troppo Messina e il suo team. Ai soci Ubi, in assemblea, Intesa proporrà comunque la fusione. Una sfida all’ultimo voto, con tanto di varianti sui piani di cessione degli sportelli per evitare il semaforo rosso dell’Antitrust, che movimenterà la depressa estate post Covid.
Come sia andato il maggio dell’industria tedesca, dopo il crollo senza precedenti di aprile (-17,9%, oltre il doppio delle attese), lo dirà oggi Destatis. La fase più acuta della crisi da Covid-19 sembra però alle spalle, nonostante il focolaio che ha spinto le autorità del Nordreno-Westfalia a decretare un nuovo lockdown nell’area attorno al mattatoio di Rheda-Wiedenbrück. A confermare il trend del recupero, per quanto più lento del previsto, i dati dell'indice Pmi manifatturiero. Sono già disponibili quelli di giugno, annunciati pochi giorni fa, e com’era scontato segnano il top da tre mesi: 45,2 punti dai 36,6 di maggio. Siamo ancora sotto la soglia (50 punti) che separa le fasi di contrazione da quelle di espansione, ma è un segnale che comunque autorizza un cauto ottimismo: indicano che un numero sempre maggiore di aziende inizia a incrementare la produzione e a recuperare fiducia, benché la domanda per ora resti debole e i nuovi ordini vadano al rallentatore.
Effetti collaterali del blocco da pandemia. L’Istat è una delle istituzioni che grazie allo smartworking non si sono mai fermate, ma la nota mensile sullo stato dell’economia in realtà è, questa volta, bimestrale. Fotograferà la situazione in maggio-giugno, i mesi della progressiva uscita dal lockdown per quasi tutte le attività, offrendo così altri elementi per cercare di capire a quale ritmo sia iniziato il recupero. Che sarà comunque lento. È chiaro che il confronto più significativo non sarà quello con aprile 2020: per sapere quanta strada abbiamo davanti e quanto potremmo impiegare a percorrerla, prima di considerarci davvero lontani dal picco più basso della crisi, dovremo guardare la situazione dei mesi pre-Covid. Nel frattempo, come in Germania, anche da noi migliorano quanto meno gli indici del Pmi manifatturiero e della fiducia di consumatori e imprese. Giugno dà il primo indicatore in rialzo a 47,5 punti dai 45,4 di maggio, sostanzialmente in linea con le previsioni degli analisti. Più incoraggianti – se saranno confermati nelle prossime settimane – i miglioramenti del clima di fiducia: tra i consumatori si risale da 94,3 a 100,6, tra le imprese da 52,7 a 65,4.
Venerdì 5 giugno: le “Previsioni macroeconomiche” per il triennio 2020-2022, elaborate da Banca d’Italia “nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema”, traducono in un crollo del 9,2% la cicatrice che il Covid-19 lascerà sul Pil nazionale 2020. Una settimana prima, venerdì 29 maggio, nelle sue Considerazioni Finali il Governatore Ignazio Visco non aveva nascosto che potrebbe andare persino peggio: il 9,2% è la stima legata a uno scenario-base ma, in un quadro di “ipotesi più negative, anche se non estreme”, la botta potrebbe arrivare addirittura al 13%. A un mese di distanza, i vari indicatori - nel frattempo ovviamente aggiornati – già segnalavano che le “ipotesi più negative” potrebbero in effetti rivelarsi anche le più realistiche: è stato il Fondo monetario, mercoledì 24 giugno, a fissare a -12,8% il calo stimato per il Pil italiano. Oggi a parlare saranno nuovamente gli analisti di Bankitalia. È il giorno del Bollettino economico, con le previsioni di medio-lungo termine. E per quanto sia vero che il disastro Covid costringe tutti a revisioni quasi quotidiane, con sorprese non sempre totalmente negative, è difficile immaginare variazioni (in un senso e nell’altro) superiori a qualche “zero virgola”.