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Archivio newsSmartworking: dai Consulenti del lavoro i dati prima e dopo il lockdown
E’ stato pubblicato dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro il rapporto “Tempo di bilanci per lo smart working”, che vede una analisi sintetica e completa del ricorso al lavoro agile nel nostro Paese durante e dopo la fase di lockdown per l’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia da Coronavirus. Il lavoro svolto dalla Fondazione esamina il profilo tipo dei lavoratori maggiormente coinvolti in questa nuova metodologia organizzativa e i settori di attività più interessati, mettendo in evidenza l’evoluzione dei dati durante la Fase 2.
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha pubblicato in data 10 luglio 2020 il rapporto “Tempo di bilanci per lo smart working” da cui si evince come, superata la fase emergenziale, quasi il 40% del personale delle aziende con più di due addetti, impiegato in smartworking durante il lockdown, è tornato in sede.
Si tratta di una modalità di lavoro non del tutto radicata nel nostro Paese” spiega il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Basti pensare che in una fase d’emergenza come quella che abbiamo vissuto molte aziende prima di ricorrere al lavoro agile hanno preferito utilizzare altri strumenti di gestione della forza lavoro come, ad esempio, le ferie. Dobbiamo però fare in modo che l’esperienza di questi mesi non vada persa rendendo il lavoro agile più funzionale anche per quanto riguarda la valutazione della prestazione lavorativa, la verifica dei risultati, la sicurezza sul luogo di lavoro”.
Durante l’emergenza la percentuale di lavoratori che ha sperimentato l’home working si è attestata all’8,8% e tale percentuale è scesa al 5,3% durante la Fase 2. Il settore dell’informazione e della comunicazione è quello che ha fatto registrare l’incremento più alto di ricorso al lavoro agile, arrivando quasi al 30%. Meno estesa la crescita del lavoro agile in altri settori, come l’attività professionale, scientifica e tecnica (l’incidenza tra i dipendenti aumenta di 16 dipendenti in più ogni 100); il settore finanziario e assicurativo (+14,1); il settore delle public utilities (+13,9). Le aziende che occupano più di 250 addetti sono quelle che hanno privilegiato l’adozione di questa modalità organizzativa.
Sono in tutto 3,8 milioni (pari al 21,1% del totale) i dipendenti di aziende private e organizzazioni pubbliche occupabili in modalità agile, che non richiede la necessaria la presenza in sede:
- addetti alla segreteria e agli affari generali (1,2 mln di lavoratori);
- tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive (515 mila);
- specialisti delle scienze gestionali e commerciali (399 mila).
La percentuale cresce di più tra le donne che fra gli uomini e aumenta parallelamente al livello di istruzione. I settori in cui c’è maggiore possibilità di utilizzo del lavoro agile: servizi di informazione e comunicazione (81,7% dei dipendenti); finanziario assicurativo (76,1%) dei dipendenti.
Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, report “Tempo di bilanci per lo Smart working” 10/07/2020