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Archivio newsCovid-19: come riavviare le catene di fornitura interrotte
Il primo aspetto da considerare nel riavviare una catena di fornitura interrotta causa Covid-19 è rappresentato dalla domanda proveniente dai clienti, che, dopo un mutamento significativo dello scenario competitivo o del contesto economico, presenta alterazioni repentine e spesso strutturali. Saper riconoscere questi cambiamenti costituisce il passo principale per far ripartire una catena di fornitura. Considerando che far ripartire una supply chain “esattamente dal punto in cui si era interrotta” può essere un errore dalle conseguenze gravi…
La prima fase del processo di riavvio delle catene di fornitura interrotte, “Supply Chain Cold Start (SCCS)”, non può prescindere dalla verifica o assessment della catena di fornitura stessa, onde accertare ubicazione, entità e tipologia dei problemi che ne hanno causato l’interruzione.
Tabella 1 – Collocazione della verifica (assessment) della supply chain
Il difficile compito di riavviare una supply chain interrotta può essere paragonato al lavoro certosino del rammendatore di reti da pesca, che, nodo dopo nodo, fibra dopo fibra, ripristina la funzionalità di preziosi strumenti di creazione del valore. Riannodare una catena di fornitura spezzata richiede la valutazione contemporanea di molti aspetti, il primo dei quali è esterno alla supply chain e, per questo, estremamente difficile da mettere a fuoco in contesti che privilegiano l’efficienza delle singole funzioni aziendali a scapito dell’approccio multidisciplinare. Ben più semplice sarebbe affidare solo agli specialisti della supply chain il compito di riavviarla: dopotutto chi meglio di loro conosce il malato da curare? Si commetterebbe però un errore macroscopico, anche se purtroppo piuttosto diffuso.
Per tornare al nostro esempio marinaro, non bisogna affrettarsi a riparare la rete, perdendosi nei dettagli tecnici dei migliori materiali da impiegare e delle manovre più abili per posarli in opera. Piuttosto, ci si deve domandare quale sarà il prossimo impiego della rete che si sta riparando, nella certezza che sarà ben diverso dall’utilizzo che ne è stato fatto l’ultima volta, quella che ha preceduto la decisione di mandarla in riparazione.
Effettuare un reset della catena di fornitura, ripristinandone le condizioni inziali, può essere un esercizio tecnicamente ineccepibile, sull’utilità del quale, tuttavia, si leva più di un’obiezione. L’interruzione di una supply chain, di solito, avviene in concomitanza con eventi geopolitici, economici o ambientali di vasta portata, che estendono i loro effetti in un ambito più vasto della catena di fornitura stessa. Prima di riavviare una supply chain bisogna quindi domandarsi quali siano i cambiamenti in corso nell’intero ecosistema di cui la catena fa parte e – soprattutto – se questi siano, o meno, reversibili. In altre parole, si deve determinare quale sarà il ruolo della catena di fornitura nel nuovo contesto e, solo successivamente, passare all’identificazione delle azioni da mettere in campo.
Si parte dunque dall’analizzare le cause dell’interruzione della catena di fornitura, che possiamo dividere in due macrocategorie:
- Cause endogene (o interne alla catena), quali l’improvvisa scarsità di una materia prima o di un componente, come conseguenza, ad esempio, di un disastro naturale o di rivolgimenti socio-politici localizzati. Il terremoto del Tohoku dell’11 marzo 2011 e lo tsunami che ne è seguito, ne è un esempio recente. L’incidente nucleare che si è verificato nei reattori della centrale di Fukushima e lo spegnimento a scopo precauzionale di altre 11 centrali nucleari giapponesi ha provocato una carenza di energia elettrica a livello nazionale che ha costretto molte delle maggiori aziende del paese a fermare temporaneamente la produzione.
- Cause esogene (o esterne alla catena), quali crisi finanziarie, sociali o sanitarie che agiscono contemporaneamente, sia dal lato della domanda cliente, modificandola in maniera repentina e imprevedibile, che dal lato dell’offerta, alterando la libera circolazione di persone e merci. È questo il caso della crisi del 2007-2009, iniziata come crisi finanziaria, a cui è seguita una profonda recessione, che ha a sua volta innescato una forte contrazione degli ordinativi e della produzione industriale. Altro esempio è l’emergenza sanitaria globale seguita alla diffusione del Coronavirus nel 2020, che ha modificato simultaneamente e su scala globale la domanda cliente, gli scambi delle merci e la disponibilità di manodopera.
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