News
Archivio newsRating di legalità: professionisti al fianco delle imprese per richiederlo o rinnovarlo
Sono sempre di più le aziende che, in possesso dei requisiti necessari, scelgono di chiedere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato - AGCM il rating di legalità, sia per aumentare la propria reputazione per ottenere più semplicemente l’accesso al credito, sia per ridurre del 30% l’importo della cauzione da prestare per le gare di appalto pubbliche. Per avere la qualifica è fondamentale ricorrere all’assistenza di un professionista che guidi l’azienda nell’introduzione, al suo interno, dei principi di comportamento etico che consentono di rendere evidente il possesso del livello di compliance necessario per ottenere il rating di legalità, nonché, a livello procedurale, per l’invio della domanda e per le richieste di rinnovo.
Le imprese sembrano aver capito che avere un rating di legalità non solo è eticamente corretto, ma porta anche dei vantaggi concreti. Sono, infatti, ben 4.108 i procedimenti conclusi nel 2019 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) secondo quanto emerge dalla lettura dei dati della Relazione annuale sull’attività svolta sino al 31 marzo 2020: dati positivi che confermano un trend in costante aumento del numero di imprese che chiedono di potersi fregiare delle stellette del rating e che si arricchiscono della notizia che il trend in ascesa verrà sicuramente confermato anche per il 2020, visto che al 30 settembre scorso sono stati già conclusi 3.592 procedimenti.
Secondo l’Autorità, il rating di legalità è molto apprezzato dalle imprese perché consente loro sia di aumentare il merito creditizio - e quindi di ottenere più facilmente l’accesso al credito - sia di ridurre del 30% l’importo della cauzione da prestare negli appalti pubblici.
L’introduzione dell’istituto del Rating di Legalità è relativamente recente e si deve all’articolo 5-ter del decreto Liberalizzazioni (D.L. n. 1/2012) nell’intento di promuovere e introdurre principi di comportamento etico in ambito aziendale, in virtù dell’assegnazione di un riconoscimento indicativo del rispetto della legalità delle imprese e, più in generale, del grado di attenzione riposto dalle stesse nella corretta gestione del proprio business.
Dal 20 ottobre 2020 è in vigore il nuovo regolamento attuativo (delibera 28361 del 28 luglio 2020) il quale, tra l’altro, richiede che a possedere i requisiti di onorabilità siano non solo gli amministratori della società che ha presentato l’istanza di rating di legalità, ma anche quelli della controllante o dell’ente che esercita attività di direzione e coordinamento.
L’adozione del nuovo regolamento dovrebbe rendere ancora più semplice e chiaro l’iter che le imprese e gli altri enti interessati dovranno intraprendere per ottenere il premio del rating di legalità. Non solo, il nuovo regolamento ha anche ampliato la platea dei potenziali stakeholders che potrebbe così ricomprendere anche associazioni, fondazioni e comitati che svolgono attività d’impresa anche in modo non prevalente.
Ciononostante, la normativa di riferimento non è sempre di facile lettura è può essere utile per l’impresa richiedere supporto a dei professionisti per verificare la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge, sgombrando anche il dubbio sulla possibilità di ostacoli al rilascio del rating di legalità. Inoltre, un’assistenza qualificata può aiutare a conseguire anche un livello di rating più elevato: l’impresa può ottenere una stelletta quando risponda ai “requisiti minimi” previsti dal regolamento, potendo però vedersi riconosciuto un incremento di un “+” per ogni requisito aggiuntivo che essa dichiari di rispettare, in virtù ad esempio dell’adesione a protocolli di legalità contro le infiltrazioni della criminalità organizzata (il punteggio massimo è di tre stellette per il quale il professionista potrà seguire l’impresa per l’adozione di modelli 231 o di modelli per la prevenzione della corruzione, per l’iscrizione in white list, e ancora per l’adozione di codici di autoregolamentazione, modelli organizzativi o forme di Corporate Social Responsibility).
Nel corso del 2019 sono stati conclusi di 4108 procedimenti in materia di rating di legalità (al netto delle archiviazioni delle istanze improcedibili), con un incremento del 6% circa rispetto ai 3887 procedimenti del 2018.
Il rating di legalità ha durata di due anni ed è rinnovabile su richiesta:
- le aziende che lo hanno conseguito nel 2019 sono state 2827, mentre 196 sono quelle che hanno ottenuto un incremento del punteggio;
- si registra una crescita costante anche dei rinnovi del rating che sono stati 973 nel 2019 contro i 691 dell’anno precedente e i 438 del 2017 (il dato conferma che le imprese in possesso della certificazione di legalità conservano nel tempo una gestione d’impresa improntata all’etica e alla legalità).
Nel corso del 2019 sono stati, invece, chiusi 70 procedimenti con un diniego dell’attribuzione/rinnovo (sempre di meno rispetto ai 94 del 2018 e ai 121 del 2017) dato che l’Antitrust ha rilevato il mancato possesso dei requisiti di cui all’art. 2, comma 2, del regolamento. Vi sono comunque ancora imprese per le quali è stato necessario inviare gli atti alla Procura della Repubblica di Roma, per accertare la veridicità delle dichiarazioni da parte del legale rappresentante dell’impresa.
Molto importante è anche la fase successiva all’attribuzione del rating che vede impegnata l’Autorità in un’attività di monitoraggio sul mantenimento dei requisiti delle imprese, in collaborazione con la Guardia di Finanza per la verifica di profili di rilevanza fiscale e contributiva: in quest’ambito, l’Antistrust ha revocato e/o annullato il rating in 41 casi e, per un’impresa, ha sospeso il rating già attribuito.
L’elenco delle imprese titolari di rating – pubblico e aggiornato – è consultabile in un’apposita sezione del sito web dell’AGCM.
Altro dato interessante che emerge dalla Relazione dell’Antitrust è quello relativo alla distribuzione geografica delle imprese che hanno richiesto il rating di legalità:
- circa il 51% delle richieste proviene da imprese aventi sede legale nel Nord Italia,
- il 20% dal Centro della penisola, e
- il 29% dal Sud e dalle Isole.
La relazione restituisce altresì il dato delle società richiedenti il rating in base alla dimensione delle richiedenti:
- per la maggior parte, le istanze presentate nel 2019 provengono da imprese che si collocano nella classe di fatturato tra i 2 e 15 milioni di euro;
- meno del 5%, sono le imprese con fatturati molto elevati (da 100 milioni di euro) che, in alcuni casi, fa parte di grandi gruppi societari nazionali e internazionali;
- l’8% circa delle imprese, invece, non possedeva il requisito minimo di fatturato per richiederlo (2 milioni di euro).
Il 37% circa delle imprese richiedenti il rating di legalità opera nel settore dell’industria manifatturiera, il 18% nel settore dell’edilizia e il 13% nel commercio. A seguire, vi sono società che svolgono attività nell’ambito dei servizi alle imprese (6,5%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (4%) e altre.
Benefici nell’accesso al credito, nella partecipazione a gare e appalti pubblici e nella concessione dei finanziamenti. Sono questi i principali vantaggi (oltre a una migliore reputazione sul mercato) di cui possono godere le aziende che si dotano del rating di legalità.
Secondo la relazione dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, più della metà delle imprese (il 55%) ha dichiarato infatti di partecipare ad appalti, mentre dalla rilevazione della Banca d’Italia emerge che, nel 2019, le imprese finanziate dal sistema bancario che hanno ottenuto benefici grazie al rating sono salite a 5.263, confermando un trend in forte crescita: il numero è infatti quasi triplicato rispetto al 2017, quando le aziende con rating che avevano goduto di benefici creditizi erano state 1.781, mentre l’aumento rispetto al 2018 è stato del 56% (3.380 aziende).
I vantaggi maggiori consistono in tempi di istruttoria ridotti e in migliori condizioni economiche, sia in fase di accesso che di rinegoziazione del finanziamento. In totale le imprese con rating che nel 2019 hanno ottenuto finanziamenti bancari sono state 9.099 (il numero è più alto di quello delle imprese con rating perché la stessa azienda può cumulare più benefici) ma il 42%, e cioè 3.800 imprese, non ha goduto dei vantaggi derivanti dal rating soprattutto perché il possesso del titolo non è stato dichiarato dall’impresa (2.345 casi).