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Archivio newsPer le imprese UE sarà più facile investire in Cina (e con memo limitazioni)
Bruxelles e Pechino hanno raggiunto un ambizioso accordo per regolare l’accesso ai mercati e favorire la strada verso la trasparenza e la liberalizzazione degli investimenti. Con il Comprehensive Agreement on Investment - CAI l’Europa vuole garantirsi l’accesso al mercato cinese a condizioni paritetiche e colmare l’attuale asimmetria tra l’apertura del mercato europeo alle imprese cinesi e le limitazioni del mercato cinese alle imprese UE. Le aziende che intendono fare investimenti in Cina troveranno, quindi, un mercato più accessibile grazie alla rimozione delle restrizioni quantitative, dei diritti di monopolio e degli obblighi di operare in joint ventures con operatori locali in una serie di settori: automotive, sanitario, real estate, settore bancario, assicurativo e logistica marittima.
L’Europa e la Cina raggiungono un accordo sui principi del Comprehensive Agreement on Investment (CAI) e procedono sulla strada del partenariato. Il testo dell’accordo deve essere ancora finalizzato, ma ne sono stati resi noti i contenuti principali.
Non si tratta di un accordo di libero scambio, un “trade agreement” tradizionale, ma di un accordo con obiettivi più ambiziosi che intende regolare l’accesso ai mercati e favorire la strada verso la trasparenza e la liberalizzazione degli investimenti.
Con il CAI l’Europa vuole garantirsi l’accesso al mercato cinese a condizioni paritetiche e colmare l’attuale asimmetria tra l’apertura del mercato europeo alle imprese cinesi e le limitazioni del mercato cinese alle imprese europee. Uniformare le regole, ponendo sullo stesso piano gli operatori e l’adesione di entrambe le parti ad un sistema di trasparenza per quanto riguarda le imprese pubbliche e gli aiuti statali e di rispetto delle norme in materia di tutela del lavoro e dell’ambiente, per rendere più facile l’accesso ai rispettivi mercati è uno degli obiettivi dell’accordo.
Le imprese che intendono fare investimenti in Cina troveranno un mercato più facilmente accessibile con la possibilità di acquisire o costituire aziende, la rimozione delle restrizioni quantitative, dei diritti di monopolio e degli obblighi di operare in joint ventures con operatori locali in una serie di settori. Alcuni di questi sono espressamente esclusi (es. le infrastrutture strategiche, il settore audio visivo o il trasporto aereo), mentre in altri casi le previsioni sono limitate ad alcuni e per determinati livelli (ad esempio per quanto riguarda il divieto di restrizioni quantitative, diritti di monopolio, ecc.).
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Viene meno l’obbligo di operare in joint ventures nell’automotive, uno dei comparti nei quali sono concentrati gli investimenti stranieri (la maggior parte degli investimenti stranieri in Cina sono nel settore manufatturiero e, di questi, circa il 28% sono nel settore automotive). Sempre in quest’ambito, la Cina si impegna a sostenere lo sviluppo di veicoli verdi.
Saranno aperti gli investimenti in alcuni settori di grande interesse quali quello sanitario, nel quale sarà eliminato l’obbligo di joint venture per gli ospedali privati in alcune delle principali città cinesi.
L’obbligo di joint ventures sarà eliminato anche nei settori del real estate, leasing, ricerche di mercato, management consulting, servizi di traduzione, servizi legati all’ambiente quali eliminazione di rifiuti, abbattimento dell’inquinamento acustico, ecc..
L’impegno alla più facile accessibilità ai mercati riguarda anche il settore dei servizi, a partire dai servizi finanziari con l’eliminazione, oltre che dell’obbligo di joint venture, della percentuale massima di investimento straniero (equity cap) per il settore bancario e assicurativo e di asset management.
I servizi cloud saranno aperti agli investitori stranieri per il 50% di equity cap, mentre il limite agli investimenti non sarà applicato ad alcuni servizi online quali servizi finanziari, logistici, medicali, etc.
Altro aspetto rilevante sarà la liberalizzazione nel settore della logistica marittima, incluso il cargo handling, agenzie marittime e depositi di containers, consentendo, così, agli operatori stranieri l’intera gestione del trasporto internazionale, anche per la parte domestica in Cina.
Il settore aereo è regolato da accordi separati, ma in base al CAI la Cina offre aperture nel settore delle prenotazioni, gestione servizi di terra e servizi di marketing.
Sempre nell’ambito dell’eliminazione delle barriere all’accesso al mercato e agli investimenti è previsto il divieto di obbligo di trasferimento di tecnologia e di interferire direttamente o indirettamente nella libertà contrattuale in materia di licenze di tecnologia.
L’accordo prevede l’impegno a non imporre l’obbligo della presenza di soggetti di nazionalità locale nelle gerarchie e nei consigli di amministrazione delle aziende. Inoltre, i dipendenti stranieri potranno lavorare per tre anni nelle subsidiaries in Cina senza restrizioni relative a quote o altro e i rappresentanti degli investitori potranno effettuare visite libere prima di effettuare gli investimenti.
L’accesso ai mercati e la spinta agli investimenti non raggiungerebbe il proprio obiettivo se l’accordo non prevedesse anche obblighi relativi alla “fair competiton”, mirando a migliorare le relazioni tra lo stato e gli investitori nel senso di una maggior equivalenza nelle posizioni. Sotto questo profilo sono rilevanti gli impegni assunti dalla Cina affinchè le aziende a partecipazione statale assumano le proprie decisioni relative agli acquisti di beni e servizi con criteri commerciali e non discriminatori nei confronti delle società europee.
Sono previsti impegni in materia di trasparenza per quanto riguarda i sussidi nel settore dei servizi e l’impegno a condividere informazioni nel caso di sussidi che possano avere un impatto negativo sugli investimenti europei; altrettanto rilevante è l’impegno a garantire parità di trattamento, certezza e trasparenza in materia di regolamenti e condizioni per la concessione di autorizzazioni.
L’Europa ha voluto anche assicurarsi il rispetto di alcuni principi etici quali l’eliminazione del lavoro forzato e l’adesione ai principi dell’organizzazione mondiale per il lavoro (ILO), nonché l’impegno a non abbassare il livello di protezione del lavoro e dell’ambiente al fine di attrarre investimenti.
Come garantire il rispetto di tutto quanto previsto nell’accordo? Le parti hanno previsto un meccanismo di risoluzione delle controversie. Si tratta di un meccanismo tra autorità, quindi non una protezione diretta all’impresa, in due fasi. La prima fase prevede consultazioni tra le autorità e, in caso di fallimento, l’apertura della seconda fase con il ricorso ad un arbitrato da parte di un panel di esperti indipendenti.
Un Comitato del quale farà parte il Vice premier cinese e il Vice presidente esecutivo dell’UE vigilerà sul rispetto dell’accordo.