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Archivio newsDal fatturato dell’industria in gennaio al clima di fiducia tra i cittadini: l’Istat e la febbre del Paese
A Milano da martedì via alla nuova edizione della Fashion Week ancora in digitale. L’Istat comunica il bilancio di dicembre per l’industria. Banca Monte dei Paschi, giovedì arriva il bilancio (in rosso).
Di nuovo in digitale. Si apre la Milano Fashion Week e, tranne poche eccezioni (però di peso: Valentino e Dolce&Gabbana su tutti), la gran parte delle 61 sfilate e 57 presentazioni messe in calendario dai grandi brand globali saranno live, sì, ma solo sul Web. Effetti del Covid, ovviamente. Che a livello di bilanci 2020 è costato al sistema moda Italia, secondo uno studio appena pubblicato da Mediobanca, un calo complessivo del giro d’affari del 23% rispetto ai 71,1 miliardi fatturati dal settore nel 2019. Le buone notizie sono due: almeno per i big la redditività non ha necessariamente risentito del crollo delle vendite, per tutti il 2021 dovrebbe essere l’anno della ripresa anche su questo fronte.
L’ultimo dato, quello di novembre, dava un calo sia per il fatturato che per gli ordini. Oggi l’Istat comunicherà il bilancio di dicembre ma, se è vero che è solo questione di quantificare con precisione le percentuali dopo il previsto segno “meno”, il “rosso” potrebbe non essere così pesante come il ritorno della pandemia faceva temere. Confindustria, che ha già fotografato la contrazione degli ordini, ha parlato di una diminuzione dello 0,3% e stima per gennaio un recupero della produzione attorno all’1%. Sarebbe un ottimo auspicio per il 2021. Se, tra le incognite, non ci fosse l’incubo di una nuova, forte ondata pandemica.
Non ci sarebbe bisogno dell’Istituto di statistica, di questi tempi, per capire quale clima si respiri tra i cittadini e tra le imprese. Serve però per “misurarlo”. E se già a gennaio l’indice di fiducia era sceso tra i primi (per quanto di poco: da 101,1 a 100,7) ma era addirittura in leggerissimo aumento tra le seconde (da 87,7 a 87,9), quella che l’Istat annuncerà oggi per febbraio rischia di essere una nuova gelata.
Quale sarà, alla fine, il destino di Mps? Quale il partner che consentirà allo Stato di uscire dal capitale iniettato per il salvataggio? E arriverà davvero? Le ipotesi sono sempre le stesse, con il dossier sul tavolo di Unicredit congelato in attesa dell’insediamento di Andrea Orcel, con i rumors su un’eventuale aggregazione a tre che comprenda anche Bpm ancora in sottofondo, con la possibilità non del tutto remota che niente vada in porto o comunque arrivi in tempo e che, a quel punto, l’istituto sia costretto a varare in solitudine l’ennesima ricapitalizzazione. I mercati puntano su Mario Draghi e sull’accelerata che, anche qui, potrebbe essere impressa dal nuovo premier. Nell’attesa, oggi a Siena si approva il progetto di bilancio. Si sa già qual è la perdita: 1,69 miliardi, che portano il rosso accumulato negli ultimi dieci anni a quota 23,5 miliardi.