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Archivio newsInformativa non finanziaria e sostenibilità aziendale: come cambieranno gli assetti organizzativi
La rappresentazione delle informazioni non finanziarie, ai fini della raffigurazione della sostenibilità aziendale, diventerà sempre di più strategica per la reputazione aziendale, per la valorizzazione dell’immagine e del brand, in quanto attira nuovi investitori, talenti e aumenta l’efficienza gestionale. Nel giro pochi anni, si giungerà ad una rappresentazione unitaria dei dati finanziari e non finanziari, così come è definita la tendenza che porterà anche le aziende non quotate all’obbligo di una informativa di carattere non finanziario. Sarà quindi necessario un adeguamento degli assetti organizzativi e soprattutto un cambiamento culturale negli amministratori e nel management societario.
La sostenibilità concerne aspetti sociali, quali la sicurezza e la salute sul lavoro, aspetti ambientali come la valutazione degli impatti di processi, prodotti e servizi, e aspetti economici quale la creazione di valore per la comunità e il territorio.
La sostenibilità risulta strategica per la reputazione aziendale e per la valorizzazione dell’immagine e del brand in quanto attira e trattiene talenti, aumenta l’efficienza gestionale, attira nuovi investitori e rafforza la riconoscibilità del brand.
Le informazioni non finanziarie da includere nella dichiarazione consolidata attengono temi ambientali, sociali, relativi al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva; per ciascuna tematica va esplicitato il modello aziendale di gestione ed organizzazione dell’attività d’impresa, le politiche praticate con i risultati conseguiti ed i relativi indicatori, e i principali rischi collegati ai temi in questione che derivano dall’attività d’impresa.
La gestione di rischi di azienda, non solo di natura economico finanziaria, ha assunto sempre più un ruolo centrale nel governo societario e si è concretizzata sia in ambito legislativo attraverso il D.Lgs. n. 254/2016 e successive integrazioni, sia in ambito autoregolamentare mediante il Codice di autodisciplina di Borsa Italiana.
In ambito aziendale il nuovo Codice di Corporate Governance di Gennaio 2020, che trova applicazione a decorrere dal corrente anno, evidenzia all’art. 1 come “l’organo di amministrazione guida la società perseguendone il successo sostenibile”, definendo il livello e la natura di rischio compatibile con gli obiettivi strategici.
In sintesi, la sostenibilità va interpretata come la capacità di generare valore non solo a beneficio degli azionisti ma di tutti gli stakeholders e va intesa non solo come evironmental issues ma anche social and governance.
Il nuovo Codice raccomanda anche il dialogo - engagement - con gli stakeholder quale modalità per il perseguimento del successo sostenibile. Il tema della sostenibilità è ulteriormente rafforzato nel nuovo Codice laddove viene fatto riferimento al ruolo dei comitati endoconsiliari, ad esempio quello “controllo e rischi”, quale strumento di supporto al CdA nell’approvazione delle relazioni periodiche di carattere non finanziario. Inoltre, secondo la Raccomandazione 35 c) del Codice, il comitato controllo e rischi esamina il contenuto dell’informazione periodica a carattere non finanziario rilevante ai fini del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi.
Nella precedente versione del codice di autodisciplina era comunque prevista la creazione di un comitato sostenibilità dedicata alla supervisione delle questioni di sostenibilità connesse all’attività di impresa; l’istituzione di un comitato specifico per la sostenibilità è attuato ancora in una percentuale minoritaria di imprese aderenti al codice di autodisciplina, essendo il tema ESG (Environmental, Social and Governance) trattato per lo più all’interno del comitato controllo e rischi. La tendenza va verso l’istituzione di un comitato ad hoc formato anche da amministratori della società.
Per gestire nel modo migliore i rischi ESG viene in aiuto il processo di Enterprise Risk Management (ERM), che integrato nelle scelte strategiche aziendali contribuisce a migliorarne la performance favorendo un incremento del valore dell’azienda. La gestione dei rischi ESG necessita di un sistema di governance strutturato e di strumenti adeguati per la loro identificazione, valutazione e mitigazione.
Spesso i rischi ESG possono assumere rilievo anche ai fini del rischio sulla continuità aziendale, ed è opportuno che i piani industriali vadano integrati con quelli di sostenibilità in un arco temporale che abbracci almeno un triennio.
Nel caso di gruppi di imprese deve essere redatta una dichiarazione non finanziaria consolidata il cui perimetro deve comprendere i dati della controllante e quelli delle società consolidate integralmente. Successivamente il CdA approva la dichiarazione consolidata di carattere non finanziario in conformità ai requisiti previsti dal decreto legislativo, e la società di revisione ne controlla l’avvenuta predisposizione ed attesta la conformità delle informazioni non finanziarie rispetto a quanto previsto dalla norma e rispetto ai principi, metodologie e modalità di rendicontazione.
Alla Consob il D.Lgs. n. 254/2016 attribuisce poteri di accertamento e irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie.
La dichiarazione non finanziaria può essere integrata nella relazione sulla gestione o costituire un report separato. Nel caso di report separato, una volta approvato dal consiglio di amministrazione, sarà pubblicata nel registro delle imprese assieme alla relazione sulla gestione.
Lo stato pandemico in cui versa il mondo intero ha determinato significative criticità nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, avendo generato effetti, in parte ancora non determinabili, negli ambiti Environment, Social e Governance, che dovranno essere oggetto di accurata rendicontazione non finanziaria per l’esercizio 2020. Ad esempio, le imprese saranno chiamate a:
- un’accurata rendicontazione delle modalità di gestione delle crisi mediante modelli di business continuity;
- un aggiornamento della mappatura dei rischi ESG di gruppo e delle relative attività di gestione e mitigazione;
- aggiornare l’analisi di materialità mediante l’identificazione delle tematiche di sostenibilità, che hanno un impatto significativo sulle performance economiche, rilevanti per il Gruppo e per gli stakeholders;
- un’accurata rendicontazione delle politiche, procedure e sistemi di gestione utilizzati per limitare gli impatti negativi da Covid-19 con particolare riferimento a salute, sicurezza e benessere dei lavoratori;
- rendicontare gli impatti del Covid-19 sulle performance ESG del Gruppo per l’esercizio 2020;
- rappresentare una disclosure degli impatti del Covid-19 sulla pianificazione ESG al futuro e predisporre dei sistemi di raccolta dati infra annuali per monitorare l’andamento del business e gli impatti dell’emergenza sulle performance ESG.
In un periodo difficile come questo, la rendicontazione di sostenibilità assume, pertanto, un ruolo chiave e obbliga le aziende a dotarsi di strumenti adatti per rispondere alle esigenze informative del mercato e degli stakeholders.
La centralità assunta dal tema sostenibilità sta spingendo le aziende a dotarsi di un rating etico mediante apposite certificazioni rilasciate da agenzie indipendenti, in grado di introdurre rating di sostenibilità anche sulle emissioni di obbligazioni tradizionali in modo da allinearsi alle richieste dell’Unione Europea e dell’Ocse di indirizzare gli sforzi della ripresa verso uno sviluppo sostenibile di lungo termine. Gli investitori istituzionali sono sempre più attenti al tema della sostenibilità essendo in atto una riallocazione dei flussi di capitale verso investimenti sostenibili.
La proliferazione di titoli green, green bond - fondi ESG - ETF ESG, implica un allineamento degli standard di sostenibilità, la creazione di idonei parametri atti a identificare le attività economiche sostenibili. Recenti studi dimostrano ad esempio come i fondi ESG proteggano maggiormente gli investitori in caso di rischio sistemico in grado di incidere sul sistema finanziario generale. L’orientamento della Commissione europea è quello di creare un unico data base europeo contenente i dati non finanziari e ESG delle aziende mediante un allineamento a una nuova tassonomia della finanza sostenibile.
In conclusione, si può affermare come a breve, nel giro di un paio di anni, si giungerà ad una rappresentazione unitaria dei dati finanziari e non finanziari, così come è definita la tendenza che porterà anche le aziende non quotate, definite comunque “grandi” con dipendenti superiori alle 250 unità, all’obbligo di una informativa di carattere non finanziario. Ciò comporterà un adeguamento degli assetti organizzativi e soprattutto un cambiamento culturale negli amministratori e nel management societario.