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Archivio newsLe priorità del Governo italiano all’Eurogruppo e le mosse della Fed
Si comincia lunedì con l’Eurogruppo dove il ministro dell’Economia Daniele Franco presenterà le priorità dell’Italia in materia di politica economica. Martedì e mercoledì Bper in Italia e Wv in Germania illustreranno i conti e le difficoltà dell’anno della pandemia. Chiuderà la settimana la Fed che discuterà di tassi che dovranno fare i conti con il rischio inflazione.
In teoria, l’esordio c’è già stato. Ma il 15 febbraio, quando ha partecipato al suo primo Eurogruppo, Daniele Franco era appena stato nominato e non ha potuto fare quello che, per consuetudine, fanno tutti i ministri “new entry”: presentare, a grandi linee, le sue priorità in materia (ovviamente) di politica economica. Lo farà oggi (domani sarà la volta dell’Ecofin), con una relazione che comunque non toccherà i temi del Recovery Plan. Ovvio anche questo: il ministro dell’Economia ha inviato ieri, giovedì 11, le schede tecniche del governo al nostro Parlamento, e fino a che l’iter interno non sarà completato nessuno, a Bruxelles, si aspetta che Mario Draghi o qualcuno della sua squadra ne parlino ufficialmente in sede europea.
Ha appena assorbito le 486 filiali ex Ubi che Intesa ha dovuto cedere. Dovrà “digerirle”, ma questo non significa che Bper non possa essere già, subito, protagonista della prossima tappa del risiko bancario: è stata la riapertura delle possibilità di aggregazione con Bpm - o se non altro il focus acceso dagli analisti in questa direzione - ad aver spinto nelle ultime sedute di Borsa il titolo dell’istituto modenese. La sola prospettiva di una fusione lo ha portato in alcune fasi anche oltre quota due euro. Si vedrà. Nel frattempo, oggi, la banca guidata da Alessando Vandelli (in scadenza, almeno formalmente: rinnovo del consiglio all’assemblea straordinaria del 21 aprile) approva i conti 2020.
Quanto sia costata la pandemia al mercato dell’auto si sa: è stato uno dei settori che più hanno pagato dazio. Quanto sia costata ai bilanci dei singoli costruttori, lo si sta vedendo via via in queste settimane. Oggi tocca a Volkswagen approvare i conti 2020 e, al di là del fatto che sui volumi prodotti ha dovuto incassare il sorpasso di Toyota e dunque scivola al secondo posto della relativa classifica, a Wolfsburg non è andata poi così male. O meglio. Quando, nell’aprile 2020, il gruppo ha ritirato tutte le previsioni perché vendite e utili stavano andando letteralmente a picco, i vertici non osavano nemmeno immaginare che l’argine di difesa innalzato potesse reggere più di tanto. Invece, nonostante un calo dei volumi di vendita a quota 9,16 milioni (è questo -16,4% ad aver consentito il sorpasso ai giapponesi), i ricavi hanno limitato la flessione (-11,8%) e restano pur sempre a quota 223 miliardi. Dolori sul fronte utili, con i profitti netti precipitati da 14 a 8,8 miliardi. Ma anche qui: fino a settembre, il crollo temuto era attorno all’80%.
Tutti d’accordo: il piano di stimoli varato da Joe Biden, unito all’accelerazione della campagna vaccinale anti-Covid, metterà il turbo all’economia Usa molto, molto prima di quanto accadrà all’Europa (dove peraltro la ripresa non si preannuncia altrettanto forte). C'è però anche il rovescio della medaglia, segnalato dal nervosismo dei mercati nelle ultime settimane. Quel “turbo”, alimentato da una domanda di beni e servizi iper-sostenuta, rischia di innescare un rialzo dell’inflazione che, a sua volta, potrebbe far salire i tassi di interesse a livello globale. Per tenere a bada la prima, dicono gli analisti, la Fed sarà costretta ad aumentare i secondi o comunque a inasprire la politica monetaria. Se siamo o no già a questo punto, lo sapremo oggi direttamente da Jerome Powell, al termine della riunione di politica monetaria della Fed.