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Archivio newsSettore edile: dispositivi di protezione contro il rischio agenti chimici
E’ stato pubblicato dall’INAIL sul proprio portale istituzionale il documento di valutazione dei rischi riguardanti l’adozione dei dispositivi di protezione individuale contro i rischi da agenti chimici nel settore edile. Il fact sheets è stato realizzato dal Dimeila (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed esamina i principali fattori di rischio con indicazioni utili a datori di lavoro e lavoratori dipendenti impegnati presso i cantieri edili.
E’ stato reso disponibile sul portale istituzionale INAIL, in data 18 marzo 2021, una fact sheets contenente i dispositivi di protezione individuale contro i rischi da agenti chimici nel settore edile. Il comparto dell’edilizia rappresenta infatti una fonte rilevante di esposizione occupazionale al rischio chimico, a causa dell’impiego di agenti chimici notoriamente riconosciuti come pericolosi per la salute. A tali agenti si sommano i nuovi inquinanti collegati alla cosiddetta ‘edilizia verde’, identificati quali rischi emergenti. Risulta infatti evidente la possibile relazione tra malattie professionali e rischio chimico in edilizia, con particolare riferimento a silicosi e a gravi patologie respiratorie, a dermatiti professionali e, an- che se meno frequentemente, all’asma allergica.
Per alcune categorie di operai edili ci sono, poi, evidenze statistiche di un maggior rischio di sviluppare neoplasie del polmone e delle cavità nasali, ed associazioni con l’esposizione a cancerogeni occupazionali.
Oggi, l’Eu-Osha ha rimarcato, altresì, la necessità che tutti i settori lavorativi impegnati nella sostenibilità energetica garantiscano condizioni di lavoro sicure, sane e dignitose, al fine di contribuire a una crescita davvero intelligente, sostenibile e inclusiva.
I lavoratori che operano all’interno del cantiere edile possono essere esposti al rischio chimico attraverso l’utilizzo e la manipolazione di sostanze e preparati pericolosi: solventi, pigmenti, additivi, disarmanti, collanti e mediante specifiche lavorazioni, utilizzo di bitume o asfalti a caldo. Possono esporre a rischio chimico anche lavorazioni come la saldatura, con la relativa produzione di emissioni per vaporizzazione dei metalli e per decomposizione e diffusione nell’aria di materiali fusi. Rischi possono altresì derivare da attività come la demolizione, lo scavo o la preparazione di calce e malte cementizie in grado di determinare esposizione a particolato e fibre.
Nello studio, particolare attenzione è rivolta alla potenziale esposizione dei lavoratori a inquinanti emergenti connessi alla cosiddetta “edilizia verde”: isocianati, resine epossidiche, fibre minerali artificiali (FMA). Gli isocianati che nel settore delle costruzioni trovano largo impiego nell’utilizzo di schiume, fibre, elastomeri, materiali isolanti, pitture e vernici, sono agenti capaci di arrecare danni alle vie respiratorie, poiché sono irritanti per le membrane mucose e la cute. Le resine epossidiche, che vengono impiegate in edilizia per la produzione di adesivi, vernici, rivestimenti e strutture polimeriche composite, possono provocare dermatiti e irritazioni agli occhi e all’apparato respiratorio. Le fibre minerali artificiali (FMA), utilizzate come materiali isolanti, hanno potenziali effetti infiammatori, citossici e cancerogeni.
La grande varietà di sostanze chimiche a cui possono essere esposti i lavoratori del settore edile comporta una scelta attenta e oculata dei dispositivi di protezione individuale da indossare. Come indicato dalla scheda informativa dell’Inail la scelta dei DPI adatti dipende da un insieme di considerazioni: la natura e lo stato fisico dell’inquinante, i relativi valore limite di esposizione professionale (VLEP), la concentrazione dell’inquinante nell’ambiente di lavoro, la durata dell’attività lavorativa nell’aria inquinata.
I DPI per la salvaguardia dal rischio chimico, nel settore delle costruzioni, sono sostanzialmente riconducibili a due tipologie: i dispositivi per la protezione della cute e quelli per la difesa delle vie respiratorie. Nel primo caso si fa riferimento a guanti e dispositivi di protezione del corpo in grado di garantire una copertura ampia della superficie cutanea potenzialmente esposta, compresi viso e occhi. I dispositivi di protezione delle vie respiratorie definiti anche APVR (apparecchi di protezione delle vie respiratorie) mirano a proteggere il lavoratore da sostanze pericolose allo stato aeriforme (particelle, vapori, gas). Ai fini dell’individuazione dell’APVR più adatto va considerata la natura dell’inquinamento, verificando se sia dovuto a particelle, gas, vapori, insufficienza di ossigeno o a una combinazione di questi fattori.
INAIL, fact sheets 17/03/2021