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Archivio newsDivieto di licenziamento: dal decreto Semplificazioni ci aspettiamo la proroga…
Capitolo divieto di licenziamento nel decreto Semplificazioni, in attuazione del PNRR. Ritengo più che ragionevole che, nell’iter parlamentare, venga inserita la proroga del blocco fino alla fine di agosto. C’è, infatti, spazio nei nuovi fondi previsti dal Governo per un ulteriore aggiustamento a favore del lavoro. E intendo, perciò, avanzare una proposta: fino a ora lo scambio è stato tra blocco dei licenziamenti e cassa integrazione Covid, erogata gratuitamente anche alle imprese con un solo dipendente. Poiché le ultime 13 settimane di cassa integrazione Covid scadono a giugno (a copertura di aprile, maggio e giugno), basterebbe farle ripartire, azzerando il contatore, dal 1° luglio per altre 8 settimane, facendole coincidere con una nuova scadenza del blocco dei licenziamenti a fine agosto.
È la prima frase della premessa del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a definire la situazione dalla quale l’Italia parte per tentare la risalita: “La pandemia di Covid-19 ha colpito l’economia italiana più di altri Paesi europei”. Tredici parole, 81 caratteri che disegnano il quadro nel quale il Paese è immerso. Il resto del primo paragrafo e i due seguenti, del documento licenziato il 23 aprile, precisano i dettagli dello scenario: “Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell’8,9%, a fronte di un calo nell’Unione Europea del 6,2. L’Italia è stata colpita prima e più duramente dalla crisi sanitaria. Le prime chiusure locali sono state disposte a febbraio 2020 e a marzo l’Italia è stata il primo Paese dell’UE a dover imporre un lockdown generalizzato. Ad oggi risultano registrati quasi 120.000 decessi dovuti al Covid-19, che rendono l’Italia il Paese che ha subito la maggior perdita di vite nell’UE. La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Tra il 1999 e il 2019, il PIL in Italia è cresciuto in totale del 7,9%. Nello stesso periodo in Germania, Francia e Spagna, l’aumento è stato rispettivamente del 30,2, del 32,4 e del 43,6%. Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3% al 7,7% della popolazione, prima di aumentare ulteriormente nel 2020 fino al 9,4%. Ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani. L’Italia è il Paese dell’UE con il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione (NEET). Il tasso di partecipazione delle donne al lavoro è solo il 53,8%, molto al di sotto del 67,3% della media europea. Questi problemi sono ancora più accentuati nel Mezzogiorno, dove il processo di convergenza con le aree più ricche del Paese è ormai fermo”. In poche parole, la pandemia si è abbattuta, per quel che riguarda il nostro Pese, su un tessuto produttivo e sociale che si trovava già in una situazione critica quanto declinante per ragioni endogene. L’inevitabile quanto realistico assunto è che, per noi, la strada verso la risalita è complessa. Sottoposta a spinte divergenti - dovute alla molteplicità delle visioni delle parti coinvolte e alla complessa articolazione della struttura dello Stato che spinge alla concorrenza tra Istituzioni centrali e locali anziché a una loro virtuosa collaborazione - in merito alle soluzioni. E che deve essere, perciò, governata con una forte capacità di prendere decisioni puntuali, temperata da una intensa propensione alla mediazione. Mediazione, però, che produca soluzioni razionali e non dimezzate. In questo senso, il presidente del Consiglio Draghi sembra dimostrare il piglio giusto, anche se il Governo dovrebbe ascoltare di più le parti sociali - in particolare per gli aspetti più delicati - al fine di produrre provvedimenti che rispondano alle emergenze con soluzioni utili e praticabili. Come per gli appena licenziati decreti Sostegni bis e Semplificazioni. Vediamo di analizzare quanto emerso. La dotazione del pacchetto di misure a supporto dei lavoratori nel decreto Sostegni bis ammonta a 4 miliardi. Presentando, il 31 maggio, la sua “Relazione annuale”, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha affermato che “nella media dell’anno l’espansione del Pil potrebbe superare il 4%”, “l’attività produttiva si sta rafforzando” e “nel corso dei prossimi mesi, con il prosieguo della campagna vaccinale, vi potrà essere un’accelerazione della ripresa”. Perciò, “è certo che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali. Cesseranno quindi il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà (...) ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia”. Visco ha anche sottolineato che una volta scavallata l’emergenza, "sarà necessario mantenere il sostegno a chi perde il lavoro". Ancora “andranno corrette le importanti debolezze nel disegno e nella copertura della rete di protezione sociale che permangono nonostante le riforme degli ultimi anni; la pandemia le ha rese manifeste, richiedendo l’adozione di interventi straordinari". "Siamo ancora lontani dalla definizione di un moderno sistema di politiche attive, in grado di accompagnare le persone lungo tutta la vita lavorativa. Non è solo una questione di risorse stanziate, si tratta di innalzare e rendere più omogenei gli standard delle prestazioni fornite". E questi autorevoli rilievi del governatore definiscono la correttezza dell’atteggiamento dell’Esecutivo in una situazione tanto difficile. Va sottolineato anche che il recupero delle attività produttive è differenziato tra i vari settori: manifattura ed edilizia hanno recuperato livelli vicini a quelli pre-pandemia. Non è così, per ora, per il turismo e la distribuzione che impiegheranno più tempo a percorrere il sentiero della ripresa. Le imprese e i lavoratori di settori ancora in difficoltà non posso essere abbandonati.Molto bene è stato fatto, perciò, nel Sostegni bis, potenziando gli strumenti per contrastare le crisi aziendali come il contratto di espansione - disegnando un incrocio tra prepensionamenti e assunzioni di nuovi lavoratori -, il contratto di solidarietà e la cassa integrazione per cessazione. L’introduzione del contratto di rioccupazione, con una temporanea esenzione contributiva relativa alle nuove assunzioni, dà, tra l’altro, una spinta proprio ai settori più in crisi come turismo e commercio con un netto taglio dei contributi. Vi è, poi, l’aumento della Naspi, l’indennità di disoccupazione. Le imprese avranno l’opportunità di chiedere la CIG ordinaria senza oneri aggiuntivi impegnandosi, per il resto dell’anno, a non licenziare. Vi è, ancora, per alcuni mesi la proroga del reddito di emergenza. Infine, nuove indennità per gli stagionali del turismo, dello spettacolo e per i collaboratori sportivi. Capitolo divieto di licenziamento nel decreto Semplificazioni. Ritengo più che ragionevole l’idea che era stata avanzata dal ministro Orlando di una proroga del blocco fino alla fine di agosto, anziché a fine giugno. E mi auguro che, nell’iter parlamentare, questa proposta venga nuovamente presa in considerazione. E con buone ragioni: dall’inizio della pandemia, le risorse stanziate nei vari provvedimenti di sostegno sono state di oltre 145 miliardi di euro, così ripartite, secondo la classificazione del Ministero dell’Economia: alle imprese 108 miliardi e al lavoro 37, di cui 20 per la Cassa integrazione Covid. C’è dunque spazio per un ulteriore aggiustamento a favore del lavoro. E intendo, perciò, avanzare una proposta: fino a ora lo scambio è stato tra blocco dei licenziamenti e CIG Covid, erogata gratuitamente anche alle imprese con un solo dipendente. Poiché le ultime 13 settimane di Cassa integrazione Covid scadono a giugno (a copertura di aprile, maggio e giugno), basterebbe farle ripartire, azzerando il contatore, dal 1° luglio per altre 8 settimane, facendole coincidere con una nuova scadenza del blocco dei licenziamenti a fine agosto. Il costo dell’operazione dovrebbe essere inferiore al miliardo di euro, considerato il calo nell’utilizzo della CIG (passata dagli 855 milioni di ore di aprile 2020 ai 204 di aprile 2021, -76%), il tiraggio (consumo reale) del 42% e le ferie di agosto. La qualità sociale della Manovra non ha prezzo e, in questo caso, abbiamo anche a disposizione le risorse della Cassa integrazione europea. Sarebbero soldi ben spesi per assicurarci che, mentre il Paese si avvia in direzione della ripresa, i lavoratori non siano chiamati a pagare un prezzo sociale alto, inutile e ingiusto. Copyright © - Riproduzione riservata