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Archivio newsRiforme del lavoro e PNRR: la parola a Fornero, Damiano, Sacconi e Treu
“2001-2021: 20 anni di Riforme: abbiamo tutto per ripartire?”. E’ stato il tema della la 9° edizione del Forum ONE Lavoro realizzata da Wolters Kluwer in collaborazione con Dottrina Per il Lavoro, che si è svolta il 22 giugno in modalità streaming. Tanti gli spunti e gli approfondimenti. Momento centrale della giornata la tavola rotonda con quattro ex Ministri del lavoro (moderata da chi scrive). Grande il successo di pubblico. Puntuali e chiare le risposte dei grandi ospiti, che hanno dato indicazioni su cosa non abbia funzionato fino ad oggi e su quali siano i temi che il mercato del lavoro deve affrontare con urgenza: dagli ammortizzatori sociali, alla fine del blocco dei licenziamenti, ai lavori flessibili, alla semplificazione e alla sburocratizzazione, fino alle pensioni e ai giovani, i contribuenti di domani.
La 9° edizione del Forum ONE Lavoro, realizzata da Wolters Kluwer in collaborazione con Dottrina Per il Lavoro, che si è svolta il 22 giugno in modalità streaming, non ha tradito le aspettative. Il tema dell’incontro “2001-2021: 20 anni di Riforme: abbiamo tutto per ripartire?”. La mattina è stata ricchissima di spunti e di interventi di grande spessore. E il pomeriggio non è stato da meno. Oltre 3.000 iscritti alla giornata con collegamenti che hanno raggiunto punte di 2.500 contatti contemporanei. Il momento di maggiore intensità della giornata è stato rappresentato senza dubbio dalla tavola rotonda con quattro ex ministri del lavoro. Quattro volti molto noti non solo per gli addetti ai lavori: Elsa Fornero, Cesare Damiano, Maurizio Sacconi e Tiziano Treu. Consulta la Guida Riforma del lavoro: cosa serve per la ripartenza Prima di dare il via al dibattito è stato utile ricordare, per evitare fraintendimenti, cosa si intenda con la parola riforma. Secondo il vocabolario enciclopedico Treccani per riforma si intende una modificazione sostanziale, ma attuata con metodo non violento, di uno stato di cose, un’istituzione, un ordinamento, ecc., rispondente a varie necessità ma soprattutto a esigenze di rinnovamento e di adeguamento ai tempi. Ieri, tanto per fornire ulteriori spunti alla tavola rotonda, è stata anche la giornata in cui l’Italia ha registrato l’approvazione del PNRR, in concomitanza con l’arrivo in Italia di Ursula von der Leyen per l’incontro con il premier Draghi. Con l’approvazione del piano si sblocca così la prima tranche di finanziamento, i primi pagamenti dovrebbero avvenire nel prossimo mese di luglio. Si tratta di una tranche del 13% del totale, pari a circa 25 miliardi di euro. Dal PNRR… Con i quattro importanti ospiti nella tavola rotonda si è partiti proprio da qui. Dal PNRR. Questo prevede come pre-condizione per la sua realizzazione e per l’avvio delle opere programmate, l’approvazione di quattro riforme strategiche definite di contesto o abilitanti. Per riforme orizzontali o di contesto, si intendono quelle d’interesse traversale a tutte le missioni del Piano, consistenti in innovazioni strutturali dell’ordinamento, idonee a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e, con esse, il clima economico del Paese e quindi la riforma della pubblica amministrazione e della giustizia. Per riforme abilitanti, invece, si intendono quegli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati, e quindi le riforme relative alla semplificazione della legislazione e alla promozione della concorrenza. Ci si è chiesti, con gli importanti ospiti, come mai in questi 20 anni ogni Governo abbia marcato una legge di riforma in questi settori, eppure sembra di essere sempre al punto zero. Sembra di stare al palo, con tanto lavoro da fare, con la necessità trovare regole per il funzionamento del Paese. Cosa non ha funzionato fino ad oggi? Le forze restauratrici possono aver lentamente ma inesorabilmente smontato ogni tentativo di modernizzare il Paese? Le riforme fatte sono state “di parte” e non “super partes”? Oppure il percorso riformatore in realtà è un continuo divenire e, quindi, deve avere una prospettiva dinamica e non statica? A questi quesititi le risposte degli importanti convenuti hanno toccato accenti similari ma con ovvie sfumature distintive. Fornero e Sacconi hanno collegato alcune attività riformiste legate indissolubilmente ai loro nomi alle richieste europee ed in particolare alla lettera dell’agosto 2011 a firma Trichet e Draghi, rispettivamente governatore uscente ed entrante della BCE, che invitava l’Italia, tra le altre cose, ad assumere coraggiosi provvedimenti anche in materia di lavoro. Per Sacconi ciò si tradusse nel D.L. n. 138/2011 e in particolare nell’art. 8, nei contratti di prossimità. Per Fornero invece nella revisione storica dell’art. 18. In particolare, sia pure con toni diversi, i due ex ministri hanno evidenziato come le resistenze che muovono intorno ai processi legislativi siano enormi. Come il confronto sindacale non sia sempre costruttivo e, l’ex ministro Sacconi, ha anche richiamato il ruolo della magistratura che spesso ha operato come forza controriformatrice sulle tematiche lavoristiche. Damiano si è concentrato sulla necessità di riforme che tengano conto della tenuta sociale specialmente in questo momento e in particolare, pensando alla prossima scadenza del blocco dei licenziamenti, ha auspicato un ulteriore rinvio dello stesso di 8 settimane unitamente all’erogazione di una ultima Cassa Covid. Il presidente Treu ha ripreso il tema “dall’alto”, cercando di rispondere al primario interrogativo, cioè a cosa si sia sbagliato in questi ultimi venti anni. Ha parlato di perdita di produttività del Paese, di bassi investimenti in ricerca e sviluppo ed in istruzione. Ha riscontrato come l’alfabetizzazione digitale sia ancora limitata e come i tassi di occupazione siano drammaticamente bassi. Da qui bisogna partire per dare risposte strutturali al Paese. Giustizia, concorrenza pubblica amministrazione, sono la base per lo sviluppo economica, la premessa. … alle riforme del mercato del lavoro Il secondo giro di domande è invece andato più dritto sulle tematiche lavoristiche. Il mercato del lavoro deve affrontare con urgenza tanti temi, gli ammortizzatori sociali, la fine del blocco dei licenziamenti, i lavori flessibili, la semplificazione e la sburocratizzazione, la fine di “quota 100”. Ciascuno dei “fantastici 4” è stato chiamato a dare un consiglio al Ministro Orlando, un suggerimento. La professoressa Fornero ha inquadrato il tema su provvedimenti che abbiano un respiro di medio periodo, che dispieghino la loro forza nell’arco di tempo di applicazione del PNRR. Riformare sull’onda della cronaca o attendendo risultati domani mattina non è un modo lungimirante per agire. Si fanno operazioni di piccola manutenzione del sistema, ma che non risolvono strutturalmente le questioni che restano inesorabilmente sulle spalle dei nostri figli e nipoti in una ottica di egoismo intergenerazionale. Damiano, che effettivamente riveste un ruolo di consigliere del Ministro Orlando in tema di lavori pesanti e usuranti, ha condiviso il tema di un arco temporale di tenuta di ogni riforma e ha anche stigmatizzato l’approccio che ogni Governo ha nei confronti delle decisioni assunte dal Governo precedente. Tutto sbagliato tutto da rifare. E ha posto l’accento sul tema degli ammortizzatori sociali che, essendo strumenti costruiti su un modello assicurativo, non potranno pesare sulle casse dello Stato, se non in misura minimale. I sistemi di ammortizzatori sociali, che fino ad oggi hanno provveduto a definire misure di sostegno al reddito (ammortizzatori conservativi) o alla perdita di guadagno (ammortizzatori a seguito di perdita del posto di lavoro), dovrebbero prevedere un rafforzato meccanismo di bonus malus con la previsione di maggiori costi per soggetti che ricorrono frequentemente agli ammortizzatori e soggetti che non facendone utilizzo potrebbero recuperare parte degli oneri contributivi versati alle casse dell’INPS. Un sistema come il fondo nuove competenze potrebbe essere, in taluni casi, una utile alternativa alla cassa integrazione.Sacconi poi ha puntato l’indice sul tema della occupabilità ossia sulla capacità che ogni lavoratore ha di essere attrattivo per il mercato del lavoro. L’occupabilità inevitabilmente passa per la responsabilità individuale del lavoratore, ma anche attraverso percorsi di formazione continua promossi dall’azienda. I costi della formazione dovrebbero essere supportati dall’azione dei fondi interprofessionali che dovrebbero operare in un regime privatistico liberato dalle rigidità dei pubblici investimenti. Infine, Sacconi è tornato su uno dei suoi temi a lui più cari. Più contratto meno legge. Lasciare che siano le parti a definire il proprio impianto regolatorio e non una legge che, per i suoi principi di impersonalità e astrattezza, avrà bisogno di fonti secondarie per la effettiva applicazione con tutte le problematiche che sono sotto gli occhi di tutti. Prendendo la parola l’attuale presidente del CNEL, il professor Treu, ha concordato con le affermazioni rese dai suoi “colleghi” e ha evidenziato come il CNEL si sia adoperato in questi anni per trovare soluzioni alla questione della rappresentatività sindacale. In assenza di regole chiare per il riconoscimento di chi abbia diritto a contrattare o meno, le affermazioni sacconiane (più contratto meno legge) rischiano di rimenare elementi di complessità del sistema e creare ulteriori sacche di inefficienza. Per finire Gli ultimi minuti dello stimolante incontro sono stati riservati ai nostri ragazzi, ai contribuenti di domani, a coloro che si caricheranno sulle spalle l’enorme massa di debito pubblico che in questi anni abbiamo accumulato. Le risposte dei quattro ex ministri sono state sulla stessa lunghezza d’onda. Studio con percorsi faticosi e seri, esperienze di alternanza scuola lavoro, formazione professionalizzante, utilità di momenti formativi all’estero senza che ci siano obblighi di espatriare per lavorare. Unanime è stata la certezza che l’Italia sia ancora un Paese nel quale valga la pena giocarsi il futuro e che l’occasione che abbiamo oggi di far ripartire il Paese sia unica. Non è possibile perdere. 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