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Archivio newsEuro digitale: dalla riduzione dei costi alla sicurezza delle transazioni. Quali sono i benefici
Gli euro digitali, versione elettronica delle banconote, potrebbero in futuro essere utilizzati come strumento di pagamento, affiancandosi al contante. Essi ridurrebbero il costo delle transazioni, permettendo di effettuare acquisti ovunque nella zona euro. Questa nuova valuta elettronica costituirebbe un mezzo altamente sicuro, quale credito nei confronti della Banca centrale. Per questi motivi, la BCE ha deliberato l’avvio di una fase di analisi di 24 mesi del progetto per un euro digitale, durante la quale si valuterà il possibile impatto sul mercato, individuando le opzioni che consentano di garantire la privacy ed evitare i rischi per i cittadini, gli intermediari e per l’economia in generale. Sarà, inoltre, definito un modello di business per gli intermediari vigilati nell’ecosistema dell’euro digitale.
È stato deliberato da parte del Consiglio direttivo della Banca centrale europea l’avvio di una fase di analisi del progetto per un euro digitale che durerà due anni. Il progetto della BCE si pone in fase più avanzata rispetto ad altre Banche centrali come la Federal Reserve e la Bank of England, mentre va ricordato come il “pioniere” in tale prospettiva sia invece la Cina che ha avviato le prime analisi nel 2013, anche sulla scia dello sviluppo dei sistemi di pagamento elettronici nel Paese. La finalità dell’avvio della sperimentazione da parte della BCE è quella di sviluppare una soluzione in linea con le esigenze del sistema dei pagamenti alla luce della crescente diffusione, anche per effetto della pandemia, degli acquisti on-line e delle transazioni effettuate con strumenti digitali, a fronte del minor uso del contante. La decisione finale sull’effettiva emissione dell’euro digitale sarà presa in una fase successiva, fermo restando che la nuova moneta digitale affiancherebbe il contante, senza sostituirlo. Per quel che riguarda le possibili tempistiche, al termine dei due anni, nel caso in cui si verificasse che l’euro digitale determinerà vantaggi per i soggetti interessati, vale a dire cittadini, commercianti e intermediari finanziari, si avrebbe una ulteriore fase di sviluppo che potrebbe richiedere tre anni. Tappe preliminari Va opportunamente ricordato come l’avvio della sperimentazione si pone in continuità evolutiva con un iter già avviato. Il primo passo è stato la pubblicazione del rapporto dell’Eurosistema sull’euro digitale con cui la Banca centrale europea ha posto le basi del progetto e individuato i motivi che potranno rendere necessaria l’emissione di un euro digitale. Ulteriore step è stato poi l’avvio di una consultazione pubblica sull’euro digitale che si è svolta dal 12 ottobre 2020 al 12 gennaio 2021. In parallelo con la consultazione pubblica, la Bce e le banche centrali nazionali dei Paesi dell’Area euro (Bcn) hanno condotto delle sperimentazioni per effettuare una prima valutazione delle sfide tecnologiche connesse con l’introduzione di un euro digitale. I risultati indicano che le infrastrutture disponibili, quali, ad esempio, quella utilizzata dall’Eurosistema per i pagamenti istantanei (Target Instant Payment Settlement, TIPS), o la distributed ledger technology, potrebbero essere impiegate per gestire i 300 miliardi di pagamenti al dettaglio effettuati ogni anno nell’Area euro. L’attività di sperimentazione ha inoltre consentito di individuare le modalità con cui garantire la tutela della privacy, quali la segmentazione dell’accesso ai dati o l’utilizzo di tecniche crittografiche. È infine emerso che il consumo di energia necessario per gestire le infrastrutture di regolamento analizzate è trascurabile rispetto a quello necessario per realizzare transazioni di cripto-attività; ad esempio, i bitcoin assorbono una quantità di energia assai elevata, pari a quella necessaria a un intero Paese della dimensione della Grecia o del Portogallo Cosa è l’euro digitale Gli euro digitali sarebbero, nella sostanza, una versione elettronica delle banconote da utilizzare come strumento di pagamento e che si affiancherebbe al contante. Sarebbero una passività dell’Eurosistema, vale a dire un debito della Bce e delle altre banche centrali dell'Area euro, così come le banconote e le riserve che le banche detengono presso la banca centrale. Gli euro digitali sarebbero una diversa modalità con cui la banca centrale emette euro e li distribuisce al pubblico, in alternativa al contante. Così come si legge sul sito di educazione finanziaria della Banca d’Italia (economiapertutti.bancaditalia.it), l'euro digitale potrebbe assumere due forme. La prima tipologia (cd. off-line) assomiglierebbe di più nella sua funzionalità alle banconote, trasferimento di ricchezza diretto, da persona a persona, in linea di principio anonimo, ma, proprio per questo, limitato nell'importo. La seconda tipologia (cd. on-line) assomiglierebbe, invece, di più alla moneta disponibile su un conto, in cui possesso e trasferimenti sono tutti registrati. Possibili benefici Attualmente il contante per i cittadini dell’Area euro consente l’accesso a un mezzo di pagamento privo di costi, sicuro e accettato ovunque. Con l’euro digitale queste opzioni in futuro potranno essere offerte anche per i pagamenti realizzati on-line o con strumenti digitali; un euro digitale, secondo le stime della BCE, ridurrebbe infatti il costo delle transazioni, consentirebbe agli utenti di effettuare acquisti ovunque nell’area dell’euro, favorirebbe l’inclusione finanziaria, consentendo l’accesso ai pagamenti digitali a chi oggi è escluso dal circuito finanziario. Tema di particolare importanza è poi rappresentato dal connotato di sicurezza che avrebbe l’euro digitale, rappresentando un credito nei confronti della Banca centrale e pertanto non avrebbe alcun rischio (di liquidità, di credito o di mercato). Sotto questo profilo rappresenterebbe un efficace strumento di contrasto alla diffusione delle criptovalute che sono invece schemi di pagamento privati. Come ha avuto modo di evidenziare il Presidente della Consob in occasione della recente presentazione della Relazione annuale, l’attuale sistema degli strumenti criptati si regge sulla convinzione e convenzione dominanti tra privati, che ignorano il ruolo centrale che svolge nel buon funzionamento del mercato la natura legale della moneta come unico mezzo di scambio e di liberazione dei debiti. Si evidenzia ancora come, essendo offerto dalla Banca centrale, l’euro digitale consentirebbe di godere della tutela della privacy dei cittadini, proteggendola dallo sfruttamento delle informazioni a fini di lucro e da intrusioni ingiustificate. Una governance solida, trasparente, conforme alla normativa europea sulla protezione dei dati garantirà che le informazioni sugli utenti siano accessibili soltanto alle Autorità preposte al contrasto di attività illecite quali il riciclaggio di denaro o il finanziamento del terrorismo. In materia di riciclaggio va ugualmente evidenziata la possibile azione deterrente nei confronti delle criptovalute con riferimento alle quali, come di recente sottolineato dall’Unità di informazione finanziaria nella propria Relazione annuale, si è avuto un incremento notevole delle segnalazioni antiriciclaggio, passate da circa 500 nel 2018 a oltre 1.800 nel 2020. L’UIF ricorda ancora come, avendo assunto particolare rilevanza i servizi, anche in valute virtuali, offerti in Italia per via telematica da soggetti non insediati nel nostro Paese, si propone pure per tale ambito l’obbligo di segnalazione per le operazioni sospette, quando siano effettuate dal territorio italiano, per consentire l’interlocuzione diretta con le autorità nazionali e il reperimento di informazioni utili all’approfondimento di casi di interesse sotto il profilo finanziario e investigativo. A breve dovrebbe essere poi emanato il decreto ministeriale che avvierà il censimento degli operatori in valuta virtuale destinatari degli obblighi antiriciclaggio; saranno in tale sede definiti i requisiti prescritti per svolgere legalmente l’attività, da parte di soggetti italiani ed esteri, e introdotti meccanismi di cooperazione tra le autorità per l’accertamento di comportamenti irregolari. L’euro digitale incoraggerebbe l’innovazione e stimolerebbe la concorrenza, consentendo agli intermediari di dimensioni sia piccole sia grandi di migliorare la propria offerta di servizi. Fornendo prodotti che includono l’accesso all’euro digitale, gli operatori europei potrebbero innalzare la qualità dei prodotti resi disponibili al pubblico, rimanendo competitivi pur in presenza della continua espansione dei giganti tecnologici globali nel settore dei servizi finanziari e di pagamento. L’euro digitale salvaguarderebbe il ruolo centrale della moneta della Banca centrale nel sistema dei pagamenti, rafforzando l’autonomia dell’Europa nell’era digitale, sottolinea ancora la Bce. Fase di sperimentazione Durante la fase di sperimentazione verrà condotto un lavoro di tipo analitico e si valuterà la fase della distribuzione che vedrà il coinvolgimento di gruppi di approfondimento e intermediari finanziari, al fine di definire i prototipi della nuova moneta. Come viene sottolineato, dal punto di vista tecnico vanno definite, per esempio, le modalità con cui assicurare che l’euro digitale possa essere utilizzato come mezzo di pagamento e non invece come strumento di investimento, al fine di evitare rischi per la stabilità finanziaria o la scelta tra una infrastruttura tecnologica centralizzata, potenzialmente più efficiente e più agevole da gestire, e una decentralizzata, che potrebbe essere preferibile al fine di effettuare direttamente transazioni tra utenti finali. Una ulteriore scelta riguarda possibilità di ricorrere alla memoria locale dei dispositivi degli utenti al fine di realizzare pagamenti off-line. Queste e altre decisioni sono tra loro strettamente interconnesse e richiederanno scelte coerenti al fine di garantire l’efficienza e la funzionalità del sistema. La Bce proseguirà poi ad operare in stretto raccordo con le altre istituzioni europee al fine di definire il necessario quadro legislativo. Copyright © - Riproduzione riservata