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Archivio newsGenerali e le mosse su Mediobanca. Ferrari con Stellanti alla prova del mercato
Lunedì il board delle Generali voterà le nuove modalità di rinnovo del futuro consiglio di amministrazione. Da qui si vedrà probabilmente l’effetto delle mosse su Mediobanca. Ferrari approva la semestrale, e il trend dei conti sarà positivo come per Stellantis. Giovedì, il test per l’industria tedesca.
a cura di Lunedì 2 agosto - Il consiglio Generali (guardando Mediobanca) Non sarà un board di routine. Le Generali approvano la semestrale (domani la conference call di presentazione), e qui niente da segnalare. Dopodiché, però, l’ordine del giorno prevede il voto sulle nuove modalità di rinnovo del futuro consiglio di amministrazione. E qui sì, il fronte è rovente. Si vedrà probabilmente l’effetto delle mosse su Mediobanca - dunque “a monte” della compagnia - già compiute o programmate da Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio. Il primo, secondo azionista a Trieste con il 5,6%, in Piazzetta Cuccia è salito al 3,003% con possibilità di arrivare fino al 5%. Il secondo è sempre al centro delle ipotesi che lo vogliono pronto a chiedere alla Bce di andare oltre il 20% nell’istituto milanese. Insieme hanno comunque già un 23% che potrebbe cambiare molti equilibri, a partire (per ora) giusto da Trieste. A rischio bocciatura, proprio la riforma di governance proposta dall’amministratore delegato Philippe Donnet.
Lunedì 2 agosto - La Ferrari “sell” per gli analisti… Ferrari approva la semestrale, e il trend dei conti sarà - facile previsione - migliore delle performance sulle piste di F1. Ciò nonostante, da mesi ormai il titolo di Maranello colleziona tra gli analisti raccomandazioni “sell”. Non importano i risultati e le previsioni di oggi. Possono essere buoni quanto si vuole, ma in chi sta tagliando (peraltro non moltissimo) il target price prevale l’attenzione al potenziale impatto dei costi della transizione energetica sulla redditività. A meno che da Maranello non stupiscano, come spesso hanno fatto in passato, la stima è che per il gruppo controllato dall’Exor di John Elkann sarà complicato, almeno nei prossimi 12-18 mesi, trarre beneficio dalla ripresa globale prevista per l’auto. Martedì 3 agosto - … e perché Stellantis è invece “buy” Di segno esattamente opposto l’opinione degli stessi analisti su Stellantis, l’alleanza Fca-Peugeot in cui Exor è azionista di maggioranza relativa ma che è di fatto gestita dai francesi. Qui, almeno fino alla vigilia del board trimestrale, è stata una raffica di “buy”. Motivazione: il titolo quota a multipli inferiori alla media del settore e, se non altro in teoria, il gruppo ha ancora molto da esprimere in termini di sinergie. La Borsa per ora non pare tenerne conto: anche il massimo di 17,558 euro raggiunto l’8 giugno è sotto (parecchio) i prezzi-obiettivo indicati. Giovedì 5 agosto - Gli affanni dell’industria tedesca… È un problema per tutti, e per l’Italia più che per altri, se l’industria tedesca non riparte. Destatis annuncerà tra oggi e domani l’andamento degli ordini e dei livelli di produzione in giugno, ma nessuno scommette su un’inversione netta del trend. Anche perché chi l’aveva fatto il mese scorso è stato poi inaspettatamente e pesantemente smentito dai dati reali. Per gli ordinativi, gli analisti si attendevano un incremento dell’1% dopo il +1,2% di aprile: è arrivato invece un crollo del 3,7%. Le previsioni sulla produzione davano un aumento dello 0,5%: c’è stato un calo dello 0,3%, identico a quello del mese precedente. Ora. Può essere che pure giugno ribalti le attese, al momento pessimistiche. Ma non depongono a favore nemmeno gli ultimi dati sulla fiducia: l’indice Gfk mostra per agosto un ribasso di 0,3 punti, anche qui in replica esatta su luglio. E, anche qui, analisti bocciati: avevano indicato un miglioramento di un punto. Venerdì 6 agosto - … e la sorpresa dell’Italia prima della classe Uno: dita incrociate. Due: ricordiamo che non solo partiamo dalle retrovie, siamo anche tra quanti hanno perso di più e dunque hanno margini potenziali di recupero percentuale più “facili”. Premesso questo, da un po’ l’Italia si ritrova dove eravamo abituati a vedere la Germania: tra i primi della classe negli aggiornamenti statistico-previsionali dei vari organismi internazionali. L’ultimo è stato, in settimana, il Fondo monetario. Accredita il nostro Paese di una crescita 2021 del 4,9%: lo 0,7% in più rispetto alle previsioni di aprile e, soprattutto, un tasso in linea con le stime di aumento del Pil globale (+4,9%) e superiore alla media dell’Eurozona (+4,6%). La Germania è nettamente sotto: +3,6%. L’evidente ribaltamento dei ruoli non è necessariamente una buona notizia, visto che i tedeschi sono i nostri principali clienti. Ma chissà: potremmo scoprire che nel frattempo il manifatturiero, cioè il vero protagonista dell’inedita corsa italiana, si è “ripensato” più di quanto non appaia. Nel frattempo, i numeri dicono che la sua crescita prosegue a ritmi stabili. Per giugno, in attesa dell’Istat (oggi), il Centro Studi Confindustria dà alla produzione un +1,3% che bilancia la “correzione” di maggio (-1,5%) e riporta in attivo il trimestre (+1,1%). Resta un’incognita pesante: se le attese su ordini e produzione rimangono a livelli molto alti, e hanno portato l’indice di fiducia al massimo di sempre, alto è anche l’allarme per le materie prime che incominciano a mancare e i cui prezzi continuano ad aumentare. Copyright © - Riproduzione riservata