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Archivio newsPNRR e deflazione del contenzioso. Le FAQ sono un problema o un’opportunità?
Nuovi strumenti di gestione della comunicazione tra aziende, cittadino e Stato si stanno affacciando nel nostro ordinamento. Uno tra questi sono le FAQ. Il loro significato, concettuale e operativo, rappresenta un tema connesso alla deflazione del contenzioso e quindi al PNRR. Le FAQ, il cui uso nel periodo pandemico si è enormemente ampliato, possono aiutarci a raggiungere questo obiettivo che ci siamo dati e che l’Europa ci ha chiesto. Ma a quali condizioni possono rappresentare una soluzione ed uno strumento utile per aziende, professionisti e cittadini?
Nel progressivo cammino che la crisi pandemica ha scavato, e sta scavando, nella nostra cultura e consapevolezze, uno degli elementi che incide con maggior forza nel cambiamento in fieri, è l’uso di strumenti, fino a poco fa, debolmente utilizzati: lo smart working (o più propriamente home working e del quale, magari, parleremo in un’altra occasione) e le FAQ. Le FAQ sono definite dal vocabolario online Treccani: “FAQ ⟨fak⟩ s. f. pl. – In informatica, sigla dell’inglese Frequently Asked Questions («domande poste frequentemente»), che nel linguaggio di Internet indica la lista predisposta di domande e risposte sui più frequenti problemi di uso di un determinato sito telematico, alla quale si può accedere cliccando su un’icona.” Il loro uso nel periodo pandemico si è enormemente ampliato come attesta, e direi certifica, il Consiglio di Stato, Sezione I, nella sentenza n. 1275 del 20 luglio 2021 (da ora sentenza). Nello stesso periodo contrassegnato dalle limitazioni dovute alla diffusione del COVID 19, le risposte alle FAQ da parte della pubblica amministrazione hanno conosciuto un rilievo e una notorietà in precedenza sconosciute, con l'obiettivo di offrire elementi di chiarezza ai fini interpretativi e applicativi di disposizioni che si potevano, in astratto, prestare a diversi esiti finali. (la sottolineatura è dello scrivente). Se si leggesse questa affermazione sotto l’ottica dell’abbattimento del contenzioso (che è richiamata dalle parole sottolineate), balzerebbe subito agli occhi la connessione con uno degli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Difatti, offrire elementi di chiarezza nel rapporto tra cittadino/azienda e pubblica amministrazione è anche uno degli elementi che ci viene chiesto dall’Europa, e che fa parte del cambiamento culturale che verrà provocato, si spera, dal PNRR. Per abbattere il contenzioso giuridico in tutti gli ambiti, occorre sicuramente la chiarezza, che avrà come conseguenza un minor numero di processi e della loro lungaggine. Ricorrere al giudice dovrebbe essere l’ultima ratio quando le norme sono assolutamente interpretabili in maniera diversa, soprattutto nel mondo del lavoro e nel rapporto tra azienda e/o lavoratore e pubblica amministrazione. Parto dal presupposto che la riforma della giustizia non interessa solo i grandi processi, ma anche la quotidianità, i “piccoli” problemi e le diatribe che coinvolgono cittadino e pubblica amministrazione, soprattutto, lo ripeto, nel mondo del lavoro. I cittadini, e ancor più i cosiddetti intermediari (consulenti del lavoro, dottori commercialisti, avvocati, etc.), devono essere messi in grado di poter avere o dare soluzioni che si basino su leggi, o norme, almeno chiare, in cui la lettura del testo definisca immediatamente posizioni e responsabilità. Oggi, come il testo della sentenza riportato sottolinea, sta accadendo che nel nostro ordinamento, e in particolare nella pratica operativa, le FAQ vengano significativamente utilizzate per rispondere al bisogno di chiarezza di chi, tutti i giorni, deve risolvere i problemi dei cittadini utenti nella relazione con la pubblica amministrazione. Così, in questo mondo pandemico, oltre a GUCE, Gazzetta ufficiale, e BUR, delibere dei Comuni, chi cerca chiarezza si rivolge alle FAQ. Ma le FAQ possono davvero rappresentare una soluzione ed uno strumento? Al momento attuale, la risposta non può essere che no, poiché dobbiamo considerare, come dice la sentenza, che le Faq sono Faq. E' quindi da escludere che le risposte alle FAQ possano essere assimilate a una fonte del diritto, né primaria, né secondaria. Neppure possono essere considerate affini alle circolari, dal momento che non costituiscono un obbligo interno per gli organi amministrativi. In difetto dei necessari presupposti legali, esse non possono costituire neppure atti di interpretazione autentica. Il discorso sembrerebbe chiuso, ma la stessa sentenza ci ricorda che non può essere sottovalutato l'effetto che le risposte alle FAQ producono sui destinatari e, quindi, nel rapporto con la pubblica amministrazione, a partire dal bisogno di fiducia nei confronti di chi (l'amministrazione) fornisce le risposte. Infatti: Essenziali criteri di affidamento del cittadino nella pubblica amministrazione richiedono tuttavia di tenere conto dell'attività svolta dall'amministrazione stessa con la pubblicazione delle FAQ sul proprio sito istituzionale. Ed ancora: per quanto non vincolanti, le FAQ orientano i comportamenti degli interessati e non possono essere considerate tamquam non essent. Prima di proseguire nell’analisi, appare opportuno fare un’altra considerazione, prendendo atto di un ulteriore aspetto. Ci troviamo in un mondo che cambia, in cui affiorano nuove forme di conoscenza del diritto, e dove il rapporto con il cittadino/azienda risulta sempre più diretto. Per i nostri giovani, gli adulti del futuro, questi strumenti (le FAQ), con tutta probabilità, faranno parte della quotidianità e costituiranno, come le App, un collegamento immediato con la pubblica amministrazione, perché in grado di dire “come fare” e “quando fare”. Emergono nuovi strumenti, non da cestinare o cassare nell’immediato, ma solo da normare. Se ci sono dei dubbi, e la pubblica amministrazione si esprime in un certo modo con strumenti non presenti nell’ordinamento (FAQ), questo non vuol dire (e ritorniamo a quanto espresso nella citata sentenza) che le cose dette non assumano significato. È su questo che sorge il problema, direbbe un adagio popolare. Il diritto deve essere certo e scritto in maniera che chiunque possa capirlo, così come le fonti devono essere pubbliche e conoscibili. Inoltre, chiunque deve sempre sapere dove poter reperire le informazioni certe. Dunque cosa fare? Per rispondere, ricordiamoci che le FAQ sono nate perché le norme giuridiche non sono chiarissime e presentano, spesso, lati oscuri. Oggi, la chiarezza delle leggi è un bisogno sentito da tutti e da lungo tempo, come testimonia l’intervento di Michele Zampetti negli atti del seminario “La buona scrittura delle leggi”, promosso dal Comitato per la legislazione e tenutosi il 15 settembre 2011 presso la Camera dei Deputati. Il tema della buona scrittura delle leggi rappresenta un aspetto della più generale questione della qualità della legislazione che, a partire dagli anni ’80, si è imposta all’attenzione del legislatore. Si è rilevato in particolare come l’ipertrofia normativa, con il proliferare di regole e prescrizioni a carico di cittadini, famiglie e imprese ed il diffuso stato di incertezza normativa, dovuto a carenze nella qualità della legislazione in termini sia formali sia sostanziali, abbiano prodotto e producano un costo, oltre che per l’economia, per la stessa democrazia, in quanto riducono l’effettiva conoscibilità dell’ordinamento giuridico da parte di coloro che vi sono soggetti. Se le FAQ rispondono ad una esigenza (anche economica), perché non definirle e caratterizzarle? Perciò è questo che pongo, il vero problema: non è “scritto” da nessuna parte quali siano i siti certi dove reperire le FAQ, e, peraltro, nella nostra terra di mezzo della connessione, non tutti i cittadini hanno la possibilità di accedere al web in misura eguale o non hanno una formazione tale da permettergli di utilizzare al meglio queste risorse. Qui arriviamo al nocciolo del mio editoriale. Emettere delle FAQ, nella consapevolezza del loro valore giuridico limitato, ha comunque un significato profondo e testimonia una volontà, oltre a rispondere ad un bisogno sentito da ogni cittadino. Le FAQ ed i comunicati stampa, se emessi, hanno per l’Italiano un valore e, di conseguenza, devono essere espressi con correttezza e buona fede e quindi avere delle regole. Pertanto, se io PA comunico qualcosa, questa deve avere un senso e, ovviamente, essere autentica e detta da persone con il potere di farlo. Questo è ciò che deve essere definito e che il legislatore deve, al più presto, normare e rendere ufficiale. E’ necessario, dunque, dare valore e certezza a queste “espressioni”. Una certezza che dovrà veder definito: chi è titolato a farlo, la loro forma, la loro tracciabilità temporale ed informatica. La correttezza e buona fede (ora) e la certezza delle FAQ (poi) dovrebbero essere alcuni degli elementi fondanti del comportamento dello Stato e dei suoi organi. La FAQ è uno strumento utile a cui bisogna, però, dare un senso ed un significato, non lasciandola al caso né allo spontaneismo. Si tratta, in fondo, di credibilità, un valore di cui lo Stato si deve riappropriare perché, come il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ci ha insegnato, la credibilità ha un valore economico molto più forte degli euro. In tal modo le FAQ possono diventare credibili e risolvere tanti problemi, riducendo così il contenzioso. Copyright © - Riproduzione riservata