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Archivio newsFlessibilità in uscita: quali vantaggi?
Una versione più elastica di Quota 100 e Quota 102 per favorire così il ricambio generazionale: è questa la conclusione cui perviene la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro con l’approfondimento dal titolo “Alla ricerca della vera flessibilità: una nuova quota”. Un meccanismo di pensionamento più flessibile consentirebbe di raddoppiare la platea dei potenziali beneficiari con un incremento attorno all’81% dei lavoratori interessati.
L’analisi proposta dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, con l’approfondimento del 25 maggio 2022, dal titolo “Alla ricerca della vera flessibilità: una nuova quota”, rappresenta la necessità di pervenire alla struttura di una Quota 100 o 102 veramente flessibile, che combini anzianità contributiva e vecchiaia. Solo in questo modo, si afferma, sarà possibile conferire un nuovo impulso al mercato del lavoro, favorendo il ricambio generazionale. Le proposte dei Consulenti del lavoro Una soluzione efficace può essere rappresentata dall’applicazione di formule più elastiche di pensionamento, stante che sono circa 470.000 i lavoratori di età compresa tra 61 e 66 anni che presentano un’anzianità contributiva superiore ai 34 anni e inferiore ai 41, soglia a partire dalla quale si può accedere alla pensione di anzianità. L’attuale Quota 100 prevede l’accesso alla pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età: renderla più flessibile” consentirebbe di raddoppiare quasi la platea dei potenziali beneficiari con un incremento attorno all’81% dei lavoratori (65-66enni con un’anzianità contributiva superiore ai 35 anni ma inferiore ai 38 attualmente richiesti). La Quota 100 rigida (analoga a quella già osservata fra 2019 e 2021) intercetterebbe il 35,1% di questi lavoratori, mentre una forma più flessibile arriverebbe a coprire il 63,4%. Più basso, invece, l’universo attivabile con Quota 102 (15,6% nella formula rigida, 29,5% in quella flessibile). La gestione dei costi Una corretta analisi prospettica dovrò certamente tenere conto del valore medio delle future pensioni anticipate, al fine di garantirne la sostenibilità. A tal fine sarebbe opportuno intervenire sul metodo contributivo per i beneficiari di quote retributive di pensione o ridurre in percentuale proporzionale all'anticipo, secondo un meccanismo analogo rispetto a quello originariamente previsto dalla Riforma Fornero, per chi accedeva alla pensione anticipata con meno di 62 anni.A cura della redazioneCopyright © - Riproduzione riservata