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Archivio newsSostegno alle imprese: come indirizzare il risparmio privato verso nuove iniziative produttive
Il rafforzamento della componente rappresentativa dell’attività produttiva verso cui dirigere i risparmi nazionali può rappresentare una robusta base per un welfare integrativo. Occorre poi creare portafogli che auto-proteggano i risparmiatori dall’inflazione, nel cui ambito gli investimenti in titoli di proprietà svolgono una funzione primaria. La proposta della CONSOB è quella di prevedere una composizione equilibrata degli investimenti tra attività mobiliari e immobiliari, affidando la redditività agli andamenti dell’economia reale, così alleggerendo la politica monetaria del peso di manovre inusuali sui tassi d’interesse. Le soluzioni tecniche possono essere diverse e la politica avrebbe il compito principale di creare la struttura giuridica di accoglimento più idonea per dare vita a un meccanismo protettivo del risparmio che soddisfi il dettato costituzionale.
Il risparmio rappresenta uno dei due fattori sui quali poggiano il benessere e la stabilità reale e finanziaria dell’Italia, insieme alle esportazioni. Lo evidenzia la CONSOB nella propria Relazione annuale, in cui ne ha sottolineato il positivo andamento nello scorso anno. Ad essi si è aggiunta la ripresa della fiducia in considerazione dei progressi nel contrasto alla pandemia e dell’avvio dell’iniziativa Next Generation EU. L’insorgere dell’inflazione e, ancor più, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno gettato, però, pesanti ombre sulle prospettive favorevoli che si erano delineate. L’Autorità di Vigilanza sottolinea come lo scorso anno il risparmio italiano ha registrato ancora una buona tenuta, ma i primi indizi per il 2022 manifestano segni di cedimento dei flussi. È anche emersa con chiarezza la tendenza, che ha mostrato nel corso del 2021 una netta accelerazione, a investire in strumenti speculativi e in mercati esteri, scelte non sempre basate su criteri razionali. Affidare al solo mercato la cura di queste attitudini, non di rado sollecitate da previsioni che la realtà si è data carico di smentire, potrebbe causare gravi conseguenze economiche e sociali, oltre a porsi in contrasto con il dettato costituzionale che considera il risparmio un bene pubblico. Si sottolinea allora l’urgenza di incanalare il risparmio verso le iniziative produttive delle imprese di ogni dimensione. La CONSOB formula poi una proposta di incentivazione e tutela del risparmio con il proposito di proteggerlo dalla “più iniqua delle tasse” e di indirizzarlo verso l’attività produttiva. Famiglie, ricchezza e investimenti finanziari È utile per avere un inquadramento di premessa, attingendo alla Relazione annuale della Banca d’Italia, delineare il quadro finanziario delle famiglie italiane e “leggerne” l’atteggiamento di investimento. Secondo le stime, nel 2021 la ricchezza netta è cresciuta del 3%, raggiungendo un importo di circa 10.449 miliardi di euro (8,7 volte il reddito disponibile). Si è ampliata soprattutto la componente finanziaria, grazie al rialzo dei prezzi dei titoli. Per quel che riguarda gli investimenti, le famiglie hanno continuato a orientarsi verso attività a basso rischio, sono proseguite le vendite nette di obbligazioni e di azioni, mentre sono cresciuti i depositi a vista. Sono poi aumentati gli acquisti di prodotti offerti da investitori istituzionali con gli strumenti del risparmio gestito, che rappresentano ora il 34% della ricchezza finanziaria, un valore superiore di 12 punti percentuali a quello di dieci anni fa e ormai in linea con la media dell’area dell’euro. All’espansione di questa componente hanno contribuito in larga parte le sottoscrizioni di quote di fondi comuni e di polizze assicurative, la cui incidenza sul totale delle attività finanziarie è salita, rispettivamente, al 15% e al 17% (8% e 12% nel 2011); rimane, invece, limitata la quota di investimenti gestita dai fondi pensione (meno del 3%). Per quel che riguarda la ricchezza immobiliare, essa è aumentata nel 2021 del 3%; quella detenuta sotto forma di attività reali (prevalentemente abitazioni) è salita solo lievemente, mentre la componente finanziaria e cresciuta in modo più sostenuto. Imprese e fonti di finanziamento La Banca d’Italia, con riferimento alle imprese italiane, sottolinea come ora esse presentano una struttura finanziaria più equilibrata rispetto alla vigilia della doppia recessione (2008-13). Oltre alla riduzione della leva, si è ampliata la diversificazione delle fonti di finanziamento; è aumentato il peso delle emissioni obbligazionarie sul totale dei debiti finanziari a fronte di una riduzione dell’incidenza dei prestiti bancari, che rimane tuttavia elevata nel confronto internazionale. Le quote dei prestiti da altre imprese residenti e di quelli da finanziatori esteri si mantengono contenute; ciò riflette anche le caratteristiche del tessuto produttivo nazionale, in cui sono relativamente poche le società di grande dimensione che in genere hanno maggiore capacità di prestare ad altre aziende (in particolare all’interno di un gruppo) o di attrarre finanziamenti esteri. Per quel che riguarda il capitale di rischio, emerge poi dalla Relazione della CONSOB un profilo di particolare delicatezza. Una parte significativa delle imprese italiane, soprattutto quelle che potrebbero irrobustire la gamma delle società quotate, sottolinea l’Autorità di Vigilanza, si spostano su borse o mercati finanziari esteri, perché attratte da vantaggi normativi offerti da altri Paesi e non presenti nel nostro sistema o, più semplicemente, disincentivate dalla complessità amministrativa delle procedure richieste per accedere e permanere tra le quotate. Questi fenomeni incidono sulla competitività e sullo sviluppo del mercato dei capitali italiano, chiamato oggi più che mai a svolgere un ruolo fondamentale per sostenere il percorso di ripresa e crescita dell’economia del Paese, consentendo di realizzare investimenti in digitalizzazione, innovazione e sostenibilità. Si sottolinea allora come la CONSOB con le Autorità competenti si muove per promuovere una semplificazione che freni un possibile deterioramento del nostro ecosistema finanziario e propizi un allargamento non solo dei mercati regolamentati. In questo ambito si va realizzando un proficuo ampliamento degli intermediari che intervengono in forme diverse per sostenere le imprese meritevoli di finanziamento, attraendo e ben investendo le risorse dei risparmiatori più lungimiranti. Per completezza di visione, è interessante sottolineare poi come, secondo le stime della Banca d’Italia, nel confronto internazionale il risparmio indirizzato al sistema produttivo nazionale attraverso i fondi comuni è contenuto; secondo le stime riportate alla fine del 2021, solo il 2,5% del portafoglio dei fondi detenuti dalle famiglie era investito in titoli di società non finanziarie residenti, a fronte del 49,7% destinato alla sottoscrizione di azioni e obbligazioni di aziende estere; ciò riflette anche la scarsa propensione di molte imprese italiane a offrire strumenti liquidi e negoziabili. Gli investimenti dei fondi si indirizzano soprattutto verso aziende degli Stati Uniti, ma anche verso quelle francesi, tedesche e britanniche. Va poi ricordato che la recente Relazione annuale della Covip evidenzia come, se si escludono i titoli di Stato italiani, anche il contributo che il sistema delle forme complementari fornisce all’economia italiana è limitato, anche nel confronto internazionale. Tra le motivazioni che vengono addotte vi sono il riferimento a benchmark di mercato diversificati su scala internazionale nei quali il peso assegnato all’Italia è marginale, dato l’esiguo numero di imprese quotate italiane e il limitato sviluppo, a livello nazionale, dei mercati di capitale e di debito privati. Finalizzare il risparmio verso iniziative produttive e costruire un portafoglio anti-inflazione La CONSOB sottolinea in primo luogo come stia emergendo una più stretta e sana relazione tra quotazioni e profitti. Il rafforzamento della componente rappresentativa dell’attività produttiva verso cui dirigere i risparmi può rappresentare allora una robusta base per un welfare integrativo. Occorre poi creare portafogli che auto-proteggano i risparmiatori dall’inflazione, nel cui ambito gli investimenti in titoli di proprietà svolgono una funzione primaria. La proposta è quella di prevedere una composizione equilibrata degli investimenti tra attività mobiliari e immobiliari, affidando la redditività agli andamenti dell’economia reale, così alleggerendo la politica monetaria del peso di manovre inusuali sui tassi dell’interesse. Le soluzioni tecniche possono essere diverse, prosegue l’Autorità di Vigilanza, e la politica avrebbe il compito principale di creare la struttura giuridica di accoglimento più idonea, per dare vita a un meccanismo protettivo del risparmio che soddisfi il dettato costituzionale. Analogo tentativo che è stato intrapreso a livello europeo, sia pure circoscritto, ma integrabile con la proposta avanzata, osserva la CONSOB, è quello dei Fondi di investimento a lungo termine (Eltif) e dei Piani individuali di risparmio (PIR), questi ultimi attuati in particolare in Italia. Come linea d’azione dell’Autorità si legge poi, con specifico riferimento a tale profilo, l’obiettivo primario è quello di supportare il processo di canalizzazione del risparmio verso l’economia reale, assicurando nel continuo adeguati livelli di tutela del risparmio. Saranno allora potenziate le iniziative per promuovere l’accesso al mercato delle piccole e medie imprese (PMI) e per mobilizzare nuovi flussi di risparmio, favorendo lo sviluppo di un ventaglio differenziato di strumenti di investimento anche a lungo termine (Eltif, Pir, fondi di fondi). Saranno poi esaminate proposte di segmentazione normativa sia del concetto di investitore, per individuare categorie di soggetti potenzialmente più adatte, in termini di tutele necessarie, alla partecipazione al mercato dei titoli delle PMI, sia della stessa definizione di PMI, per un ulteriore snellimento degli adempimenti regolamentari posti in capo alle società. Copyright © - Riproduzione riservata