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Casse di previdenza: ridurre la tassazione sulle prestazioni per sostenere il welfare

Il 13 dicembre l’ADEPP ha presentato rapporto annuale “Previdenza, investimenti e welfare” attraverso il quale viene tratteggiato lo stato dell’arte delle Casse di previdenza. Oltre a mettere in luce i dati sui professionisti iscritti e sulla crescita del patrimonio nel documento vengono evidenziate alcune richieste per il nuovo Governo. In particolare, si chiede di rivalutare i criteri di sostenibilità finanziaria e l’eliminazione del regime di doppia tassazione delle prestazioni previdenziali riducendo l’aliquota oggi al 26% sui rendimenti, liberando così risorse utili per sostenere l'attività di welfare delle Casse a sostegno dei professionisti. Si chiede ancora di prevedere misure in favore dei giovani professionisti attraverso l'utilizzo dei fondi del PNRR.

L’ ADEPP ha presentato il proprio rapporto annuale “Previdenza, investimenti e welfare” in cui ha tratteggiato lo stato dell’arte delle Casse di previdenza e lo scenario evolutivo. La presentazione dello studio è stata l’occasione anche per evidenziare alcuni profili di attenzione al Governo, con cui è in corso in ogni modo una interlocuzione specifica nell’ambito del Tavolo del lavoro autonomo. Iscritti e contributi Partendo dalle evidenze statistiche, al 31 dicembre scorso i professionisti iscritti alle Casse previdenziali privati erano pari a 1,7 milioni (+1,14% rispetto all'anno precedente), di cui il 53% si colloca nella fascia 40-60 anni. La crescita del numero di iscritti è dovuta in parte ai nuovi ingressi, in parte all’aumento dell’età di pensionamento e del numero di pensionati che continuano a esercitare l’attività professionale anche dopo il pensionamento. Il numero di iscritti under 40 è diminuito dal 41% del 2005 all’attuale 28%, nello stesso arco temporale è aumentato il numero degli over 60 che è cresciuto dal 10% al 20%. Le entrate contributive sono state pari a 11,4 miliardi e sono più che raddoppiate in 17 anni. Il dato reddituale medio è pari a 35.989 euro, in calo, nell'ultimo anno, del 2,88%. Si confermano come negli anni precedenti i divari di genere, generazionale e geografico. Il 50 per cento delle professioniste ha un reddito inferiore ai 16.500 euro mentre la metà degli uomini ha un reddito inferiore ai 26.000 euro. Gli under 40 guadagnano meno della metà dei colleghi over 50 e i professionisti del Sud Italia guadagnano il 47 per cento in meno dei colleghi che lavorano al Nord. Patrimonio e prestazioni Si evidenzia ancora la crescita continua e lineare del patrimonio che dal 2013 al 2021 è aumentato di circa il 60 per cento; nel 2020 toccava i 100 miliardi, nel 2021 108 miliardi di euro. Altro profilo di particolare interesse è rappresentato dal ruolo di investitori istituzionali che le Casse di previdenza interpretano. Gli Enti previdenziali privati investono infatti circa il 50% del patrimonio nella economia domestico (il 34% investito, la restante parte in liquidità, altre attività e polizze assicurative) e il 75 per cento nell’area Euro. Si sottolinea ancora la forte attenzione che il Sistema Casse rivolge alle prestazioni sia previdenziali che assistenziali con la finalità di garantire un welfare pro lavorativo efficace nei confronti dei propri iscritti (530 milioni di euro). Le uscite sono state pari a 7,7 miliardi di uscite (erano poco più di 7 miliardi nel 2020) per prestazioni con 600.000 prestazioni erogate. Nel trend evolutivo l’incremento degli importi per prestazioni è stato pari al +120% rispetto al 2005. Così come ha ricordato il Presidente dell’ADEPP l’esperienza di mutualità intercategoriale, come la definisce la Corte costituzionale, ha dimostrato nei suoi atti di aver prodotto risultati positivi nel mondo delle professioni. Criticità fiscali E’ stato poi messo in evidenza il notevole onere fiscale che le Casse di previdenza sostengono, pari a 765 milioni di euro nel 2021. Come è stato anche rappresentato in un recente incontro al Ministero del Lavoro si ritiene necessario eliminare il regime di doppia tassazione delle prestazioni previdenziali riducendo l’aliquota oggi al 26% sui rendimenti. Va infatti rimarcata la forte differenza che esiste rispetto al trattamento fiscale delle forme pensionistiche complementari. In primo luogo, la aliquota applicata sui rendimenti è al 20% per i fondi pensione e al 26% per gli Enti previdenziali dei professionisti. Va poi rimarcata la modalità di imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche. Per quel che riguarda i fondi pensione la base imponibile della prestazione pensionistica (fase di erogazione) viene calcolata al netto dei rendimenti conseguiti. In questo modo, nella fase dell’erogazione viene tassata la sola parte della prestazione pensionistica relativa ai contributi versati; non vengono, quindi, tassati i rendimenti conseguiti (già tassati nella fase di maturazione). Per quel che riguarda le Casse di previdenza la base imponibile delle prestazioni pensionistiche viene invece calcolata al lordo dei rendimenti conseguiti. Si assoggetta così a tassazione sia la parte dei contributi correttamente non tassati nella fase del versamento che la parte dei rendimenti già tassati nella fase di maturazione. Le Casse di previdenza e i propri iscritti sono soggetti quindi a duplice tassazione sostanziale dei rendimenti, sia nella fase della maturazione che dell’erogazione delle prestazioni. La richiesta è quella di rivedere la penalizzazione liberando risorse utili per sostenere l'attività di welfare delle Casse a sostegno dei professionisti e sostenere le prestazioni previdenziali. Si chiede ancora di prevedere misure in favore delle platee dei giovani professionisti attraverso l'utilizzo dei fondi UE e del PNRR. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2022/12/14/casse-previdenza-ridurre-tassazione-prestazioni-sostenere-welfare

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