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Archivio newsStress lavoro correlato: 4 fasi per pianificare gli interventi di riduzione dei rischi in azienda
Tra i rischi che il datore di lavoro deve valutare per salvaguardare la salute e la sicurezza dei dipendenti rientra anche la valutazione dei rischi correlata allo stress. Una realtà lavorativa nella quale la situazione stressogena sia costante, può comportare, infatti, disturbi e problematiche di vario genere sia fisiche che psicologiche, comprese disattenzioni lavorative che possono indurre il lavoratore ad aumentare la probabilità di accadimenti infortunistici. L’INAIL fornisce una metodologia applicativa, suddivisa in 4 fasi, in linea con l’attuale normativa attraverso un approccio sostenibile e scientificamente valido per valutare questo rischio. Come procedere ad una corretta valutazione e quali sono le più idonee misure di prevenzione? È obbligatorio procedere ad un periodico aggiornamento della valutazione stress?
Esistono molte definizioni di stress, ma la più utile per i fini che interessano la salute e la sicurezza sul lavoro è una condizione nella quale il lavoratore ha la percezione che le proprie capacità non siano adeguate alle richieste esterne o alle aspettative che vengono riposte verso le sue prestazioni. Lo stress come rischio nei luoghi di lavoro Seppur vero che ogni soggetto risponde diversamente alle sollecitazioni esterne, una realtà lavorativa nella quale la situazione stressogena sia costante, può comportare disturbi e problematiche di vario genere sia fisiche che psicologiche, comprese disattenzioni lavorative che possono indurre il lavoratore ad aumentare la probabilità di accadimenti infortunistici nei suoi confronti o a discapito di colleghi o di terzi. Siccome è necessario cercare di ridurre al minimo i rischi lavorativi, è importante analizzare quali fattori all’interno di ogni singola realtà lavorativa possano essere percepiti come fonte di stress e, ove possibile, porvi rimedio. Inoltre, a seguito del difficile periodo pandemico appena trascorso, molte aziende possono aver subito dei cambiamenti all’interno della propria organizzazione e, pertanto, risulta opportuno anche un aggiornamento della valutazione stress lavoro correlato elaborata in passato. Ciò, anche in relazione alla previsione normativa che stabilisce l’obbligo di tale aggiornamento nel caso in cui siano avvenute modifiche organizzative significative, quali ad esempio il forte ricorso al lavoro agile cui molte aziende si sono avvalse in questo periodo. In generale, comunque, si consiglia un aggiornamento della valutazione stress lavoro correlato trascorso un biennio o un triennio dall’ultimo documento. Come procedere ad una corretta valutazione del rischio da stress lavoro correlato Non è semplice procedere ad una corretta valutazione del rischio. Prima l’Ispesl ed ora l’INAIL, con le attività svolte dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila), fornisce una metodologia applicativa in linea con l’attuale normativa attraverso un approccio sostenibile e scientificamente valido per valutare questo rischio. L’Istituto prevede quattro fasi del processo di valutazione con attività specifiche per ognuna di esse. Le fasi individuate sono: 1. fase propedeutica; 2. valutazione preliminare; 3. valutazione approfondita; 4. pianificazione degli interventi. Durante la prima fase si costituisce il gruppo di lavoro cui normalmente fanno parte il datore di lavoro o un suo delegato, le figure della prevenzione quali RSPP, eventuali ASPP e medico competente, nonché RLS o RLST. Nella fase propedeutica si individuano poi i “gruppi omogenei di lavoratori” che siano esposti a rischi dello stesso tipo, con analoghi aspetti organizzativi e gestionali, in base a criteri stabiliti a priori: tale passo risulta fondamentale per una corretta valutazione. L’INAIL ritiene che il coinvolgimento attivo di RSPP, del medico competente e del RLS o RLST, possa iniziare già da tale fase, anche se pur vero che l’individuazione dei “gruppi omogenei” possa essere attuata direttamente ed esclusivamente dal datore di lavoro in quanto la valutazione dei rischi è un suo obbligo indelegabile. A conclusione della fase propedeutica è anche necessario stabilire le strategie di comunicazione e di coinvolgimento del personale durante le diverse fasi di valutazione. La valutazione preliminare consiste dell’esamina, per ogni gruppo omogeneo identificato, di dati oggettivi e verificabili attraverso la compilazione degli eventi sentinella (dati relativi ai giorni di assenza, alle ferie non godute, alla rotazione del personale, ecc.), nonché dell’analisi del contenuto del lavoro e del contesto del lavoro, attraverso delle liste di controllo. Per ogni voce esaminata, si evidenziano le risultanze finali ed i relativi risultati. La compilazione della documentazione può avvenire anche direttamente sulla piattaforma on line fornita dall’INAIL attraverso un percorso guidato. Se da tale fase, non emergono elementi di rischio, il processo valutativo può concludersi, prevedendo comunque un piano di monitoraggio. Se emergono dei fattori di rischio, si procede ad una pianificazione e adozione di interventi correttivi (organizzativi, procedurali, formativi, ecc) in base alle risultanze ottenute. Se dalla successiva valutazione di tali interventi, il rischio risulta sotto controllo, si procede al piano di monitoraggio. Altrimenti, si avanza con la valutazione approfondita. Tale valutazione approfondita riguarda l’analisi, per singoli gruppi omogenei anche per limitate partizioni organizzative, delle percezioni dei lavoratori relativamente a contesto e contenuto del lavoro attraverso, almeno per le aziende di maggiori dimensioni, il coinvolgimento di un campione rappresentativo di lavoratori, ad esempio tramite dei focus group, delle interviste, ecc. Tra gli strumenti offerti dall’INAIL per affrontare questa terza fase, vi è il “Questionario strumento indicatore” consigliato per le aziende con un numero di almeno 10 lavoratori, mentre per le aziende tra 6 e 9 dipendenti, gli strumenti suggeriti sono focus group o interviste semi-strutturate e per le aziende fino a 5 lavoratori, l’Istituto opta per un approccio improntato sull’attivazione di riunioni interne. Si evidenzia che, quanto sopra descritto riguarda gli interventi minimi ad opera del datore di lavoro: pertanto, sarà comunque fattibile anche nella valutazione preliminare un approccio con le metodologie e gli strumenti indicati nella fase approfondita (come il coinvolgimento di campioni rappresentativi di lavoratori) allo scopo di attuare misure di prevenzione più mirate e concrete. La pianificazione degli interventi consiste nello stabilire le priorità di intervento, con eventuali approfondimenti o informazioni integrative, nell’identificare gli interventi di miglioramento, definendo le risorse e i referenti, nell’individuare un cronoprogramma e le modalità di valutazione dell’efficacia, nonché produrre un’informativa ai lavoratori in merito agli interventi in fase di attuazione. L’obiettivo di tali interventi è di evitare che la situazione di stress comporti un danno allo stato di salute dei lavoratori interessati. Si possono stabilire sia degli interventi a livello organizzativo (redistribuzione dei carichi di lavoro, miglioramento delle modalità di comunicazioni interne,…) che misure di prevenzione, orientate sia al contrasto delle fonti di stress che al miglioramento delle capacità di gestione dello stress (ridefinizione delle pause di lavoro, affiancamento di lavoratori esperti in caso di affidamento di nuovi compiti,…) oppure approntate sulla gestione degli effetti negativi nel caso si siano già prodotte delle conseguenze sulla salute dei lavoratori (programmi di assistenza ai lavoratori, costituzione di centri di ascolto,...). La valutazione così predisposta, fa parte integrante del documento di valutazione dei rischi (DVR) che deve avere data certa ed essere firmato dal datore di lavoro che lo ha elaborato, nonché dagli altri soggetti che vi hanno collaborato e quindi dal RSPP, dal medico competente e dal RLS. Copyright © - Riproduzione riservata