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Archivio newsSettimana lavorativa corta e livelli di produttività: serve un nuovo modello organizzativo
“Qualora la riduzione delle giornate lavorative si realizzasse con un semplice abbattimento dell’orario di lavoro, mantenendo la medesima retribuzione per i dipendenti, l’aumento del costo del lavoro sarebbe notevole e difficilmente sostenibile dalle imprese, con conseguenti ricadute negative sui livelli di produttività. Considerando l’attuale impianto normativo, invece, sarebbe possibile ridurre l’orario settimanale del lavoro, individuando nella contrattazione collettiva di secondo livello un sistema di premialità: ad esempio, un aumento delle ferie che compensi la riduzione dell’orario lavorativo a parità di retribuzione. Ma anche un nuovo modello organizzativo che metta al centro il raggiungimento di obiettivi produttivi settimanali concordati tra datore di lavoro e lavoratore”. Il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, anticipa a IPSOA Quotidiano i temi al centro del suo intervento al XII Forum One LAVORO, dedicato al “Mondo del lavoro 2023: novità e prospettive”, che si svolge oggi a Modena e in live streaming.
Si svolge oggi a Modena il XII Forum One LAVORO, dedicato al “Mondo del lavoro 2023: novità e prospettive”, organizzato da Wolters Kluwer in collaborazione con Dottrina Per il Lavoro. Il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario de Luca, anticipa a IPSOA Quotidiano i temi al centro del suo intervento.Qual è il suo giudizio sul decreto Lavoro (n. 48/2023) anche con riferimento all’assegno di inclusione?La visione strategica che c’è dietro questo decreto Lavoro nell’ambito delle misure di contrasto alla povertà - e non solo - trova la sua ragion d’essere proprio nel principio di inclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di accompagnamento al lavoro e formazione che tengono conto delle competenze possedute dai singoli. Un’ottima base di partenza per la realizzazione di un mondo del lavoro equo e inclusivo. Certamente il nuovo assegno di inclusione, misura di sostegno indirizzata ai nuclei familiari in condizione di particolare fragilità - composti dal almeno un soggetto disabile o minorenne, ultrasessantenne o invalido civile -, viaggia in parallelo con l’introduzione del supporto per la formazione e il lavoro, strumento che promuove la partecipazione attiva al mercato del lavoro mediante progetti formativi personalizzati e di riqualificazione professionale, riservato ai soggetti occupabili ricompresi tra i 18 e i 59 anni. Partendo dall’assunto che il lavoro di per sé costituisce un mezzo fondamentale d’inclusione, le due misure sono frutto di una visione globale di rilancio complessivo del sistema delle politiche attive per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro e incoraggiare lo sviluppo delle competenze oggi ricercate dalle aziende. Equo compenso: rappresenta una vittoria per i professionisti?L’approvazione della legge sull’equo compenso ha rappresentato una grande conquista non solo per i professionisti, ma anche per tutti gli Ordini e gli organi di rappresentanza che hanno combattuto questa battaglia per anni. In un periodo storico come quello attuale, dove il concetto di salario minimo in favore dei lavoratori dipendenti impegna le riflessioni del mondo politico e istituzionale, l’approvazione di questa legge era quanto mai imprescindibile per tutelare i liberi professionisti e ridare dignità al lavoro autonomo. Infatti, la norma sull’equo compenso non solo segna il tramonto definitivo dei bandi a zero euro di onorario, ma prevede l’attuazione di un principio di diritto fondamentale: nessuno deve lavorare gratuitamente. Principio che adesso dovrà essere esteso per legge anche ai soggetti esclusi affinché si possa garantire ai professionisti una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto. Il tema dell’equo compenso, inoltre, accende i riflettori sulla questione relativa alle tariffe, abolite dal decreto Bersani del 2006. I parametri, infatti, dovranno essere aggiornati ed integrati - nonché creati ex novo per le professioni non ordinistiche - proprio per consentire l’individuazione di un riferimento economico equo che definisca il compenso. Non vi è dubbio che avere cambiato la natura dei parametri, ponendoli come riferimento dell’equo compenso, apre scenari favorevoli al superamento del divieto di utilizzo delle tariffe per tutti i professionisti.Nella Tavola rotonda al Forum One LAVORO parleremo della riduzione delle giornate lavorative. Secondo Lei sarà possibile ridurre l'orario di lavoro e mantenere inalterata la produttività?I Consulenti del Lavoro promuovono da sempre principi e valori che incoraggiano una miglior organizzazione del lavoro, anche nel miglior spazio temporale possibile, garantendo le esigenze di produttività dell’impresa e al contempo il benessere psico-fisico del lavoratore. Ma non è detto che l’introduzione tout court, a livello aziendale, della settimana corta con aumento dell’orario di lavoro giornaliero si traduca automaticamente in un beneficio per i lavoratori e i datori di lavoro. Un intervento legislativo adottato in tal senso, infatti, potrebbe dar vita a problematiche sicuramente rilevanti. Qualora la riduzione delle giornate lavorative si realizzasse con un semplice abbattimento dell’orario di lavoro, mantenendo la medesima retribuzione per i dipendenti, l’aumento del costo del lavoro sarebbe notevole e difficilmente sostenibile dalle imprese, con conseguenti ricadute negative sui livelli di produttività. Inoltre, non bisogna tralasciare le particolarità dei singoli lavori svolti in azienda, l’intensità che questi possono comportare a livello fisico ed emotivo e il loro impatto in termini di salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Considerando l’attuale impianto normativo, invece, sarebbe possibile ridurre l’orario settimanale del lavoro individuando nella contrattazione collettiva di secondo livello un sistema di premialità: ad esempio, un aumento delle ferie che compensi la riduzione dell’orario lavorativo a parità di retribuzione. Ma anche un nuovo modello organizzativo che metta al centro il raggiungimento di obiettivi produttivi settimanali concordati tra datore di lavoro e lavoratore. Copyright © - Riproduzione riservata