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Archivio newsPensioni: anticipo del conguaglio di perequazione al 1° novembre
Anticipo al 1° novembre del conguaglio per il calcolo della perequazione delle pensioni. E’ quanto previsto dalla bozza del decreto collegato alla Manovra 2024, approvato dal Consiglio dei Ministri del 16 ottobre 2023. L’obiettivo della misura è contrastare gli effetti negativi dell’inflazione per l’anno 2023 e sostenere il potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche. Nel concreto il conguaglio riconoscerà ai pensionati un differenziale positivo dello 0,8% che rappresenta lo scarto esistente tra l’inflazione dello 8,1% calcolato a fine anno scorso e il 7,3% che era stato riconosciuto ad inizio anno. L’applicazione sarà differenziata sulla base degli scaglioni delineati con la legge di Bilancio 2023.
La bozza del decreto Anticipi collegato alla Manovra 2024, approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre, prevede l’anticipo del conguaglio di perequazione nel 2023 al 1° novembre. La misura era stata annunciata nella Relazione al Parlamento di accompagnamento alla NADEF in cui si evidenziava come gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 (che è una delle fonti di finanziamento della Manovra) e 4,6 miliardi nel 2025. Queste risorse nel 2023, attraverso un provvedimento d’urgenza, si leggeva, saranno destinate, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori. Va poi ricordato come anche il Governo Draghi aveva previsto con il decreto Aiuti bis un intervento di rivalutazione delle pensioni mediante anticipo del conguaglio dello 0,2% dal 2023 al 2022, relativo al tasso di inflazione registrato nel 2021. Sostenere il potere d’acquisto delle prestazioni pensionistiche Come è stato sottolineato in conferenza stampa di presentazione della Manovra finanziaria l’anticipo del conguaglio si propone di contrastare gli effetti negativi dell’inflazione per l’anno 2023 e sostenere il potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche. E’ utile ricordare come l’attuale normativa prevede la rivalutazione ai prezzi delle pensioni al 1° gennaio di ogni anno sulla base del tasso di inflazione dell’anno precedente (variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi: c.d. foi nt). Il decreto ministeriale che fissa la rivalutazione ai prezzi da applicare al 1° gennaio è predisposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel mese di novembre prendendo a riferimento la comunicazione Istat sulle ultime informazioni disponibili circa l’andamento effettivo dell’inflazione e di quello presumibile fino a fine anno. Come ricorda la Ragioneria generale dello Stato, la necessità di predisporre tale decreto a novembre risiede nell’esigenza di concedere agli enti previdenziali i necessari tempi tecnici per predisporre i pagamenti del rinnovo delle pensioni al 1° gennaio. Pertanto, in base alla effettiva variazione di consuntivo dell’indice preso a base per la rivalutazione, possono rendersi necessari eventuali recuperi (a credito o a debito) con relativi conguagli in occasione della rivalutazione effettuata l’anno successivo. Anticipo del conguaglio Andando ora all’anticipo del conguaglio va ricordato come con il decreto 10 novembre 2022, emanato dal Ministro dell'Economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, era stato previsto che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l'anno 2022 fosse determinata in misura pari a +7,3% dal 1° gennaio 2023, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l'anno successivo. Nel concreto il conguaglio riconoscerà ai pensionati un differenziale positivo dello 0,8% che rappresenta lo scarto esistente tra l’inflazione dello 8,1% calcolato a fine anno scorso e il 7,3% che era stato riconosciuto ad inizio anno. L’applicazione sarà differenziata sulla base degli scaglioni delineati con la legge di Bilancio 2023. Nella misura del 100% per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS, dell’85% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 53% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 47% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 37% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 32% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi. Perequazione e prossima legge di Bilancio Rispetto ai vincoli di finanza pubblica, va rimarcato poi il forte impatto dell’inflazione sulla spesa previdenziale. Attingendo alla NADEF emerge come tenuto anche conto dell’elevato livello dell’indicizzazione nel biennio 2023-2024 (imputabile al rilevante incremento del tasso di inflazione registrato a partire dalla fine del 2021 al 2023), la spesa in rapporto al PIL aumenta significativamente portandosi, alla fine del biennio, al 16% (0,8 punti percentuali sopra il dato del 2018), livello che viene sostanzialmente mantenuto fino al 2029. Guardando in prospettiva e riportando quanto affermato in occasione della presentazione della Manovra finanziaria da parte del Governo per il 2024 dovrebbe essere rimodulato il meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione in vigore lo scorso anno. Si legge nel comunicato stampa che si rivalutano al 100% le pensioni fino a 4 volte il minimo, al 90% quelle da 4 a 5 volte il minimo e poi a scendere man mano che, aumenta l'importo della pensione. Viene confermata poi la super-rivalutazione delle pensioni minime per gli over-75. Copyright © - Riproduzione riservata