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Archivio newsFormazione e politiche attive per il lavoro: cosa succede dopo l’ANPAL?
Nell’ambito della strategia europea per l’occupazione, che ha fissato per tutti gli Stati dell’Unione europea l’obiettivo di un robusto incremento dei tassi di occupazione, il nostro Governo, nel corso degli anni, ha effettuato diversi interventi normativi per cercare di superare la carenza strutturale dei servizi di collocamento. Ma anche con la costituzione dell’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro - ANPAL il progetto non è riuscito mai a realizzarsi appieno. Così il cambio di passo: dal 1° marzo 2024, la Direzione generale delle politiche attive, istituita presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Ministero, promuove e coordina le politiche di formazione e le misure di politica attiva, rivolte sia ai giovani in cerca di prima occupazione, sia a chi ha perso il lavoro, sia al fine di assicurare occupazione ai soggetti disabili, mediante il sistema del collocamento mirato. E gestisce anche i relativi fondi comunitari. È difficile dire se quest’intervento riuscirà ad avere successo. I presupposti ci sono.
Già alla fine del secolo scorso nell’ambito della strategia europea per l’occupazione che venne a fissare per tutti gli Stati dell’Unione europea l’obiettivo di un robusto incremento dei tassi di occupazione, si ebbe a rilevare la strutturale carenza dei servizi di collocamento, che operavano al tempo ancora secondo il criterio della collocazione numerica, sulla scorta cioè di liste che tenevano conto dei carichi familiari e dell’anzianità di iscrizione. Nessuno dubitava che quel sistema, per quanto improntato a garantire parità di trattamento a tutti i disoccupati, finisse per ingessare il mercato del lavoro, impedendo il libero incontro di domanda ed offerta di lavoro. Fu così che, fra i primissimi interventi diretti a praticare il decentramento delle competenze legislative (prima ancora della riforma della Costituzione in senso “federale” dettata dalla legge n. 3 del 2001), già alla fine del 1997 il Governo Prodi delegò alle Regioni tutte le competenze, normative ed amministrative in materia di “collocamento”, ipotizzando che questo avrebbe potuto premiare le specificità dei territori, mediante la creazione di una rete di uffici pubblici (denominati “centri per l’impiego”), chiamati a svolgere funzioni di politica “attiva” per quanti avessero perso o cercassero lavoro. L’ipotesi di un decentramento così marcato, che finiva peraltro per investire, in ultima istanza, le Province di compiti che fino ad allora erano stati espletati dallo Stato, si venne però ben presto a scontrare con le difficoltà delle Regioni di minori dimensioni, che non riuscivano neanche a varare nei tempi ipotizzati una legislazione diretta all’organizzazione dei servizi. In questo senso, nell’ambito del Jobs Act del 2015 si procedette alla costituzione di una Agenzia nazionale per le politiche del lavoro - ANPAL, intendendo così superare la frammentazione conseguente alla devoluzione attuata venti anni prima, nella prospettiva di tornare a dare unità ad un mercato del lavoro che, per le ridotte dimensioni delle regioni, non poteva che rimanere unico. Il tentativo di ri-accentramento così perseguito, tuttavia, non riuscì mai a realizzarsi appieno, a ragione del fatto che il referendum popolare “confermativo” del dicembre del 2016 bocciò la riforma della Costituzione del Governo “Renzi”, determinandone la caduta. Ciò non di meno l’oramai intervenuta istituzione dell’ANPAL finì con il prevalere, anche a ragione dell’esigenza di concentrare una sufficiente massa critica di funzionari esperti presso una struttura unitaria, spingendo così il legislatore nazionale verso una sorta di “regionalismo differenziato”, dove le Regioni restavano libere di operare negli ambiti individuati dall’ancor vigente legge costituzionale del 2011, ma l’ANPAL era chiamata a coordinare le politiche locali, anche al fine di assicurare omogeneità nella qualità del servizio offerto attraverso l’individuazione di livelli essenziali di prestazioni, unici per tutto il territorio. Al contempo, poiché la prospettata (e poi abortita) abolizione delle Province aveva determinato in molti casi un esodo in massa del personale addetto ai servizi per l’impiego presso altre amministrazioni, si puntò comunque a razionalizzare il sistema, centralizzando alcune funzioni per mezzo della creazione di una rete nazionale, chiamata a coinvolgere anche i servizi offerti dai privati e, più in generale, tutti i soggetti attivi, nell’ambito della formazione professionale e dell’apprendistato. Fino alla crisi della pandemia, l’azione dell’ANPAL è stata, però, nel complesso assai debole, anche a ragione della scarsità dei mezzi finanziari dedicati e dell’esigenza di tornare a puntare sul personale per creare una rete di operatori in grado di mettere insieme le competenze necessarie per svolgere un’attività di collocamento, capace di far effettivamente incontrare le esigenze delle imprese e di quanti cercano lavoro. E tanto, senza dire delle difficoltà che erano sorte in conseguenza dell’introduzione del reddito di cittadinanza, che nel 2019 aveva fatto sorgere una nuova rete di operatori (i “navigators”), improvvisando in tempi rapidissimi un reclutamento straordinario di giovani laureati disoccupati. Una svolta significativa si è potuta però registrare con il D.M. 5 novembre 2021 che ha introdotto nel sistema nazionale delle politiche del lavoro, grazie ai fondi messi a disposizione dal PNRR, il programma “Garanzia di occupabilità dei lavoratori” (GOL), finanziato dal programma “Next Generation EU” (NGEU) per un importo di 750 miliardi di euro. Anche in questa occasione, però, il Governo in carica non ha saputo resistere alla tentazione di riorganizzare l’apparato amministrativo, che pure era stato messo alla prova da così tante modifiche, ed è così che, dando seguito al D.P.C.M. n. 230 del 22 novembre 2023, è stata ora soppressa sia l’Agenzia, sia la società ANPAL servizi, attraverso la quale la prima poteva erogare le sue prestazioni, di modo che a partire dal 1° marzo 2024 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’assumere una nuova struttura organizzativa, è venuto ad incorporare il personale di ANPAL e le funzioni in precedenza a questa attribuite. Attraverso la Direzione generale delle politiche attive del lavoro, istituita presso il Ministero, si procederà così a promuovere e coordinare le politiche di formazione e le misure di politica attiva, rivolte sia ai giovani in cerca di prima occupazione, sia a chi ha perso il lavoro, sia al fine di assicurare occupazione ai soggetti disabili, mediante il sistema del “collocamento mirato”. Il personale che prima operava alle dipendenze di ANPAL servizi è stato, invece, assorbito da una neocostituita società in-house, denominata “Sviluppo Lavoro Italia” cui spetta ora il compito di svolgere un ruolo propulsivo per lo sviluppo e l’attuazione delle politiche attive nazionali e regionali. È difficile dire se quest’intervento, che senz’altro mira a riportare sotto il diretto controllo del Governo nazionale le funzioni di programmazione delle politiche del lavoro e la gestione dei relativi fondi comunitari, prima attribuiti ad ANPAL, riuscirà ad avere successo. È certo, però, che poco hanno giovato ai tanti disoccupati le tante incertezze che, fino ad oggi, si sono registrate in ordine alla materia e all’individuazione dei soggetti e degli enti chiamati a dare concretezza ad un diritto, quale quello al lavoro, che pure l’art. 4 della Costituzione riconosce fra quelli che hanno rilievo fondamentale ai fini dell’attuazione del disegno di potenziamento della persona voluto dai padri costituenti. Copyright © - Riproduzione riservata