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Rendicontazione di sostenibilità: cosa cambia con il pacchetto Omnibus

Il regolamento sulla tassonomia UE, le importanti direttive sul reporting di sostenibilità (CSRD) e sulla due diligence di sostenibilità (CSDDD) e CBAM sono le principali normative cui la Commissione europea ha deciso di metter mano in vista di una decisa semplificazione degli adempimenti ESG imposti alle imprese. Il pacchetto di semplificazione viene denominato “Omnibus”, avrà diverse serie di proposte per raggiungere l’obiettivo di ridurre la burocrazia mantenendo gli impegni presi dall'UE per il cambiamento climatico nel quadro degli Accordi di Parigi e si propone di seguire quattro linee direttrici. Quali sono?

A seguito delle pressioni esercitate da diversi settori industriali e imprese, in particolare le PMI, e di alcuni stati membri volte a ridurre il carico normativo imposto alle imprese in materia di sostenibilità, la Commissione Europea ha avviato un processo di semplificazione e revisione delle normative per ridurre gli oneri amministrativi e favorire l’attuazione del Green Deal senza compromettere la crescita economica.

Con l'obiettivo di ridurre anche i requisiti di rendicontazione, il primo pacchetto di semplificazione denominato “Omnibus” presentato il 26 febbraio riguarda, in particolare, le seguenti normative:

- la Corporate Sustainability Reporting Directive (direttiva UE 2022/2464 CSRD);

- la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (direttiva 2024/1760 CSDDD);

- la Tassonomia UE (regolamento UE 2020/852);

- il Carbon Adjustment Mechanism (regolamento 2023/956 CBAM);

- l’InvestEu Regulation (proposta).

I cambiamenti di questo riesame, influenzeranno anche la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) a causa degli effetti di ricaduta delle modifiche alla Tassonomia UE ma non solo.

La Commissione Europea ha avviato un processo di semplificazione e revisione delle normative per ridurre gli oneri amministrativi e favorire l’attuazione del Green Deal senza compromettere la crescita economica. Con l'obiettivo di ridurre anche i requisiti di rendicontazione, il pacchetto di semplificazione denominato Omnibus sta esaminando: - la Tassonomia UE; - la direttiva CSRD; - la direttiva CSDDD. Per approfondire i temi in discussione consultaOne Fiscale e iscriviti al Master ESG online - Sustainability advanced management: la sostenibilità in azienda!

Quali sono i cambiamenti proposti dal pacchetto Omnibus

Le previsioni del primo pacchetto Omnibus si concentrano principalmente sulla semplificazione e riduzione del carico normativo per le imprese, mantenendo comunque gli obiettivi climatici e di sostenibilità. La Commissione UE dà priorità agli sforzi in questo senso, in linea con la relazione Draghi “Competitiveness Compass”. L’agenda del legislatore Europeo è stata, peraltro, rispettata: aveva previsto che il pacchetto Omnibus dovesse essere pubblicato il 26 febbraio 2025. Nei giorni che hanno preceduto questa pubblicazione (e in particolare nella giornata di venerdì 21 febbraio) erano già iniziati a trapelare stralci di documenti sulle proposte in discussione. Quanto circolato evidenziava l’esistenza di diverse posizioni, anche distanti tra loro, circa la portata delle decisioni di semplificazioni in corso. Il dibattito politico che passerà ora in sede di Parlamento Europeo e di Consiglio si delinea, dunque, complesso e con esiti ancora non scontati.

Le modifiche proposte il 26 febbraio alla CSRD, alla CSDDD e alla CBAM entreranno in vigore una volta che i co-legislatori avranno raggiunto un accordo sulle proposte e dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE. I documenti pubblicati suggeriscono una significativa attenuazione di alcuni requisiti ESG.

Le principali previsioni portato l'attenzione su diversi aspetti chiave:

- semplificazione dei requisiti di rendicontazione: l'Omnibus ha l'obiettivo di ridurre la complessità e l'onere burocratico per le aziende, in particolare quelle più piccole o in settori con alte emissioni. La Commissione adotterà, tramite atto delegato, uno standard di rendicontazione volontaria basato sullo standard per le PMI (VSME) sviluppato dall'EFRAG. Tale standard fungerà da “scudo” (value chain cap) limitando le informazioni che le aziende o le banche che rientrano nell'ambito della CSRD possono richiedere alle aziende nelle loro catene del valore che hanno meno di 1.000 dipendenti. Questo potrebbe significare una riduzione della portata di alcune normative, alleggerendo le obbligazioni di rendicontazione, ma mantenendo comunque il focus sugli obiettivi di sostenibilità.

- modifiche alla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive): gli obblighi di segnalazione si applicherebbero solo alle grandi imprese con più di 1000 dipendenti (vale a dire imprese che hanno più di 1000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di EUR o un totale di bilancio superiore a 25 milioni di EUR). Ciò significa che il numero di aziende nell'ambito sarà ridotto di circa l'80%. Per le aziende che non rientreranno più nell'ambito della CSRD (fino a 1.000 dipendenti),. Inoltre, la Commissione rivedrà l’atto delegato che istituisce gli ESRS, con l’obiettivo di ridurre sostanzialmente il numero dei data points, chiarire le disposizioni ritenute poco chiare, migliorare la coerenza con altri atti legislativi e ridurre il numero di data points. La proposta eliminerebbe anche il potere della Commissione di adottare standard specifici per settore (delection of sector-specific standard requirements) e la possibilità per la Commissione di proporre il passaggio da un livello di assurance limited a un livello di assurance reasonable.

- modifiche alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive: per la CSDDD, che obbliga le aziende a monitorare le loro catene di fornitura per garantire che i fornitori rispettino i diritti umani e gli obiettivi climatici, l'Omnibus potrebbe anzitutto portare ad un posticipo di anno ma anche a ridurne la portata e modificare i requisiti di responsabilità legale. Ciò potrebbe venire incontro alle resistenze che sono emerse durante la fase finale di discussione della CSDDD: disposizioni sulla responsabilità civile rimosse, requisiti di due diligence resi meno rigorosi, obblighi al piano di transizione in forma diluita e leggermente rivisitata.

- revisione della Tassonomia UE: la Tassonomia UE per le attività ecosostenibili potrebbe subire modifiche per semplificarne l'interpretazione e applicazione. Potrebbero essere introdotte nuove categorie o snellimenti per rendere più chiari quali attività siano considerate "green" e come le imprese possano allinearsi a questi criteri. Ma soprattutto, potrebbe essere ridotto l'onere degli obblighi di rendicontazione della tassonomia UE e limitarlo alle aziende più grandi (corrispondenti all'ambito del CSDDD), mantenendo al contempo la possibilità di rendicontare volontariamente per le altre grandi aziende nell'ambito futuro del CSRD. Ciò comporterebbe notevoli risparmi sui costi per le aziende più piccole, consentendo al contempo alle aziende che desiderano accedere alla finanza sostenibile di continuare a rendicontare. Infine, è proposta una soglia di materialità finanziaria per la rendicontazione della tassonomia che porterebbe a ridurre i modelli di rendicontazione di circa il 70%.

- semplificazione del carbon border adjustment mechanism (CBAM): la proposta porterebbe ad esentare i piccoli importatori dagli obblighi del CBAM, principalmente PMI e privati, introducendo una nuova soglia annuale cumulativa CBAM di 50 tonnellate per importatore che eliminerebbe degli obblighi CBAM circa il 90% degli importatori, principalmente PMI, pur coprendo oltre il 99% delle emissioni. Sono inoltre previste semplificazioni delle regole per le aziende che rimangono nell'ambito del CBAM: sull'autorizzazione dei dichiaranti CBAM, nonché sulle regole relative agli obblighi CBAM, incluso il calcolo delle emissioni e gli obblighi di segnalazione.

- CSRD: recepita la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità

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Quali sono gli effetti del pacchetto Omnibus per le aziende italiane

Tutto questo significa che molte aziende Italiane, già in obbligo di rendicontazione nel 2026 in base al D.Lgs. n. 125/2024 (aziende con più di 250 dipendenti e/o un fatturato netto di 50 milioni di euro e/o un totale di bilancio di 25 milioni di euro) saranno molto probabilmente escluse in base alle indicazioni Omnibus e diventeranno parte di quelle imprese che potranno scegliere se rendicontare o meno secondo gli Standard Volontari per le PMI sviluppati dall'EFRAG (VSME).

Secondo i dati del Censimento Permanente delle Imprese 2023, in Italia le imprese con più di 250 dipendenti sono circa 4.000 (3.969 in base al censimento 2023): questo è a grandi linee il numero di imprese oggi impattate dalla normativa CSRD e dal D.Lgs. 125/2024. Se lo scenario Omnibus portasse ad un livello di obbligatorietà in linea con la CSDDD (1.000 dipendenti) sempre secondo i dati ISTAT, in Italia le imprese impattate passerebbero da 4.000 a meno di 800 (quelle con più di 1.000 dipendenti.

Quali sono le voci critiche

In merito al pacchetto Omnibus si sono già levate diverse voci: alcune favorevoli alle semplificazioni ed altre molto critiche. In particolare, gli investitori e stakeholder del settore finanziario temono che una semplificazione eccessiva possa portare a una diluizione degli standard di sostenibilità, indebolire le normative già in vigore, rischiando di compromettere la competitività e la credibilità del mercato finanziario europeo. Se le imprese non sono obbligate a rispettare standard ambientali e sociali rigorosi, gli operatori della finanza non avrebbero strumenti adeguati a valutare i rischi ESG e l’impatto dei loro investimenti. L'Europa potrebbe, soprattutto, rischiare di perdere il suo ruolo di leader globale in ambito sostenibilità e responsabilità sociale.

Recentemente, oltre 200 operatori del settore finanziario hanno firmato una dichiarazione congiunta rivolta alla Commissione europea, chiedendo di mantenere l'integrità e l'ambizione del quadro normativo sulla finanza sostenibile dell'UE. Secondo questi professionisti, regolamenti come la tassonomia UE, la Corporate Sustainability Reporting Directive e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive sono considerati “pilastri fondamentali” per la sostenibilità a lungo termine e per la crescita economica del continente. Le normative in questione, infatti, offrono agli investitori gli strumenti necessari per prendere decisioni informate, gestire i rischi, identificare nuove opportunità e orientare il capitale verso un’economia net-zero, competitiva e prospera. I firmatari temono che l’eventuale indebolimento di queste regole potrebbe generare incertezze legali, minacciare la competitività dell’Europa e compromettere gli investimenti futuri. Queste modifiche dovrebbero essere finalizzate nel corso del 2025, con un'adozione definitiva prevista dopo un ulteriore processo di discussione e approvazione.

Alcuni paesi hanno poi espresso la loro posizione ufficiali come la Spagna, il cui governo si è fermamente opposto a qualsiasi indebolimento delle normative ambientali esistenti suggerendo di concedere alle piccole e medie imprese più tempo per attuare gli obblighi di rendicontazione senza eliminarne la natura obbligatoria. L’Italia, da parte sua, si dichiara favorevole a ritardare l’attuazione della CSRD per le grandi imprese e propone di concedere alle PMI tempo aggiuntivo e requisiti semplificati per conformarsi. Diversa la posizione di Germania e Francia che chiedono ritardi più ampi e modifiche alle regole di rendicontazione. La Germania propone un rinvio di due anni che avrebbe un impatto su circa 13.000 aziende tedesche. La Francia suggerisce un ritardo indefinito per il CSDDD e un ritardo di due anni per il CSRD.

Un difficile equilibrio per il pacchetto Omnibus

In generale, l'Omnibus mira a trovare un equilibrio tra l'esigenza di ridurre la burocrazia e la necessità di mantenere gli impegni presi dall'UE per il cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.

La strada da seguire, secondo gli operatori della sostenibilità, è quella di mantenere i principi fondamentali di queste normative, perfezionando il quadro normativo con un approccio globale e coordinato. L'intenzione dichiarata della Commissione Europea, secondo quanto affermato da Ursula von der Leyen, è di adottare un “approccio globale” che riduca gli oneri amministrativi in tutti i settori, ma senza compromettere gli obiettivi fondamentali di sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici. Se adottate e attuate come stabilito n questa prima versione, si stima prudentemente che le proposte apportino un risparmio totale sui costi amministrativi annuali di circa 6,3 miliardi di euro e mobilitino una capacità di investimento pubblico e privato aggiuntiva di 50 miliardi di euro per sostenere le priorità politiche.

Sono quattro le proposte individuate in questo approccio globale:

- semplificare gli standard tecnici in base al feedback del settore;

- fornire una guida chiara per l’implementazione, inclusi consigli specifici per settore;

- garantire l’interoperabilità tra gli standard di rendicontazione europei e internazionali;

- infine, sfruttare soluzioni digitali per ridurre gli oneri di rendicontazione e migliorare l’armonizzazione dei dati.

Le modifiche proposte sono quindi altamente controverse. I critici sostengono che indeboliscono la responsabilità delle aziende in materia di sostenibilità, mentre i sostenitori affermano che offrono il tanto necessario sollievo normativo. Il dibattito, non solo politico, rimane aperto.

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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2025/02/28/rendicontazione-sostenibilita-cambia-pacchetto-omnibus

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